Ave Maria! Quando su l’aure corre
l’umil saluto i piccioli mortali
scovrono il capo, curvano la fronte
Dante ed Aroldo.
(G. Carducci).

Rintocchi lontani
Opachi araldi della pietà contadina
Quasi ad accompagnare
Nella flebile voce del silenzio
L’eterno monito della fede
Le schiene ricurve e i lenti passi della fatica
All’orizzonte verde della campagna
Inchini di preghiera
All’ora del tramonto
Era il richiamo antico dello spirito
Il saluto dell’Angelo
Un canto di lode
Dolce e lieve sussurro dell’Annunciazione
Quando pochi raggi ancora imperlavano i profili degli arbusti
E gli arabeschi velati di nuvole chiare
Dipinti da un artista divino
Cominciavano a tingersi di rosa
In attesa del pane della sera
Alla casa del paese
Pareva volessero ringraziare
Il Signore di tutte le terre
Ed evocare la nostalgia del cielo
Con quella umile
Serena
Devota cantilena di ogni giorno

La prima notizia dell’Angelus Domini risale al 1269, al tempo in cui era Generale dell’Ordine francescano san Bonaventura da Bagnoregio, detto il “dottore serafico”. Fu un Capitolo Generale dei Frati Minori tenutosi a Pisa in quell’anno che prescrisse ai religiosi di salutare la Madonna ogni sera con il suono della campana e la recita di qualche Ave Maria, ricordando il mistero dell’Incarnazione del Signore.

4 commenti su “Angelus

    1. Grazie Susanna,
      grazie dell’attributo prezioso, oggetto del tuo commento. E’ anche bello vedere quanto la melodia delle parole possa fare per affrancarci dal cumulo di rifiuti che ogni giorno ci vengono propinati da un sistema ingiustamente prolifico…

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