Maestro, Lei ha copiato!

“Un buon compositore non imita : ruba!”  Parola di Igor Stravinskij.

Cari lettori, mi sembra di vedervi: vi state stropicciando gli occhi dalla sorpresa, avete  certamente un’espressione che esprime perplessità e – perché no? – anche incredulità… Vi capisco.

Cosa vuol dire? Che Stravinskij ha copiato? Che questa sua affermazione è una chiara, nemmeno poi tanto imbarazzata, ammissione di colpa? Non veramente, perché la produzione del compositore russo resta una miniera di suggerimenti a generazioni di musicisti di grande originalità per timbri, impasti sonori e strumentazione.

Esistono davvero dei plagi nella musica classica? E’ possibile che anche Bach, Mozart, Beethoven, copiassero?

La risposta può essere sorprendente: sì.

Nel 1997 il celebre ed autorevole Times di Londra sbatté in prima pagina nientemeno che Mozart, accusandolo di plagio: “Wolfgang Amadeus Mozart ha plagiato un compositore italiano”, titolava la testata giornalistica. Un vero scoop. Il Confutatis del Requiem (1791) era nato in effetti da un frammento melodico presente dell’Andante della Sinfonia Venezia di Pasquale Anfossi, scritta nel 1775. In effetti, la somiglianza fra i due frammenti melodici è innegabile, ma i risultati finali dei due lavori sono così diversi che francamente questo “prestito” – per così dire – in Mozart si trasfigura in qualcosa di unico e subisce una metamorfosi così radicale da apparire in ultima analisi insignificante.

Girolamo De Simone, musicista e responsabile della rivista musicale Konsequenz chiarisce meglio il concetto di plagio:

“Nella storia della musica classica ricorrono abbondanti gli esempi di compositori che hanno utilizzato temi, frammenti, impasti sonori inventati da altri.  La possibilità di trasferire una idea musicale altrui in un proprio brano trova forse origine nell’espediente della variazione: un tema interessante poteva essere ripreso da esecutori occasionali, elaborato, abbellito, infiorettato, adattato infine alle possibilità offerte da strumenti diversi. (…) Si può ipotizzare che queste rielaborazioni diventassero vere e proprie reinvenzioni nella misura in cui maggiormente si allontanavano dall’originale, ed infine plagi quando il nome del primo autore scompariva del tutto”.

Noi pensiamo che la paternità della celebre melodia che noi intoniamo in italiano per Pasqua con le parole tradotte in italiano “O capo insanguinato”, sia di Johann Sebastian Bach, perché la troviamo nella sua monumentale Passione secondo Matteo. In realtà questo corale bachiano – come tutti i corali della produzione musicale del Kantor – era una melodia popolare luterana che i fedeli cantavano in coro in chiesa e che Bach riprese non tanto perché fosse un copione o a corto di ispirazione, ma per creare un nesso inconfondibile fra la sua composizione ed il mondo a cui apparteneva, quello della Chiesa Luterana. L’elemento di originalità nei Corali di Bach è comunque costituito dalle sue mirabili armonizzazioni, ancora oggi veri e propri punti di riferimento per chiunque si accosti allo studio dell’armonia.

Nella sterminata produzione di Haendel troviamo tante citazioni di melodie di Stradella e Keiser; l’ouverture del Flauto Magico di Mozart riporta un tema di Clementi; Beethoven scrive il primo tempo della sua Sinfonia Eroica avendo bene in mente l’inizio del singspiel di Mozart Bastiano e Bastiana; Wagner ‘ruba’ un tema di Liszt, lo inserisce nella Walkiria, avverte il collega, che risponde con ammirevole signorilità: “Bene, così almeno qualcuno lo ascolterà”; l’aria della Norma di Bellini è simile allo Studio in do diesis minore op. 25 di Chopin.

Uno degli episodi di plagio (involontario?) più clamorosi (eppure relativamente poco conosciuto) è quello che ha visto come protagonisti Cesare Andrea Bixio, autore di canzoni celebri come Mamma Parlami d’amore Mariù, e Giacomo Puccini. Accusato di avere copiato il celeberrimo inciso Ma il mio pensiero è chiuso in me… dall’aria della Turandot che strappa ancor oggi applausi in tutto il mondo, Bixio fece vedere che il deposito della sua canzone Lucciole vagabonde, che conteneva il ritornello Noi siam come le lucciole così uguale al passaggio dell’aria pucciniana prima citata, era avvenuto qualche mese prima. Bixio se ne uscì con eleganza con una battuta: : “Per carità, è ben lungi da me il pensiero che il Maestro Puccini abbia voluto copiare la mia canzone. Certo che il ritornello era nell’aria… probabilmente il Maestro l’ha sentito e gli è rimasto in testa…”.

Anche la Marsigliese, l’inno nazionale francese, è frutto di un plagio: il suo vero autore è il nostro Giovan Battista Viotti: andate ad ascoltare il suo Tema e Variazioni in do maggiore (scritto nel 1781) e non c’è possibilità di discolpare l’autore ufficiale dell’inno francese, Claude De Lisle, dall’accusa di avere copiato pari pari la melodia nel 1792. A dire il vero, forse, qualche scrupolo il De Lisle se lo doveva essere fatto, allorché, contrariamente alle sua abitudini, omise la sua firma sullo spartito quando lo consegnò al sindaco di Strasburgo che glielo aveva commissionato per spronare con un canto patriottico l’armata sul fronte tedesco…

E lo stesso tema della Marsigliese, ritorna nel primo tempo del Concerto per pianoforte ed orchestra K.503 di Mozart, scritto nel 1786, vale a dire 5 anni dopo il lavoro di Viotti e 6 anni prima della composizione ufficiale dell’inno francese…

E se il musicologo Giovanni Carlo Ballola afferma che “se Mozart fosse vissuto ai nostri tempi, avrebbe dovuto passare molto tempo, per i suoi plagi, in un’aula di Pretura” (anche il Kyrie del Requiem mozartiano deve il suo tema ad un altro compositore, in questo caso, Haendel), non possiamo che constatare che sì, esiste allora anche il “plagio d’autore”, che, tutto sommato, giustifichiamo in virtù dell’ormai conclamata grandezza del “copione”, quello che a scuola la maestra metteva da solo nel banco in prima fila, sorvegliato speciale, per evitare che copiasse il compito.

In effetti, come dice anche il Maestro Tito Aprea, un tempo l’originalità del tema su cui si costruiva la composizione, non era necessaria né richiesta:  “Il castello polifonico o sinfonico seicentesco si valeva di qualsiasi fondamento tematico, pur modesto, per elevarsi, talvolta, ad altezza eccelsa. Non si pretendeva, in linea di massima, l’assoluta originalità della cellula iniziale. E tanto scarsa rilevanza i compositori davano a codeste cellule che andavano, spesso, tranquillamente a prenderle in prestito da altri organismi, e non gridavano allo scandalo se altri facevano altrettanto con loro”.

Anche nel mondo della musica di oggi i plagi abbondano: la colonna sonora de Il Postino del Premio Oscar Bakalov è una copia di una canzone di Sergio Endrigo; il tema del Gladiatore di Hans Zimmer, celebrato autore di molte indimenticabili colonne sonore, deve qualcosa al lavoro di Gustav Holst, Mars, bringer of war; l’inciso “Ti voglio bene assai” della celebre canzone di Lucio Dalla, che anche Pavarotti ha cantato, Caruso, è la citazione di un passaggio della famosa Ciarda di Monti. Jovanotti, al secolo Lorenzo Cherubini, ammette con candore:  ”La genesi di una mia canzone? A volte parto dal titolo, altre da un plagio ”.  E chiarisce meglio per fugare ogni dubbio: “Mi capita spesso di scrivere sopra ad altre canzoni per farne una nuova. E’ un metodo moderno!”.
Del resto, Ennio Morricone affermava: “La musica orecchiabile, proprio perché tale, assomiglia a qualche cosa già scritta, già proposta alla gente. Se non fosse stata udita non avrebbe successo”.

Poi abbiamo anche i compositori del passato che, per fare fronte a tutti gli impegni, erano costretti a copiare se stessi: Rossini, ad esempio, data l’esiguità del tempo a disposizione per completare la stesura del Barbiere di Siviglia, prese di peso la Sinfonia della sua opera Elisabetta, regina d’Inghilterra e la mise come introduzione al suo nuovo lavoro, Haendel si citava molto spesso, e Vivaldi, a detta del perfido Stravinskij, “avrebbe scritto lo stesso concerto per seicento volte…”

E, concludendo, permettetemi una piccola e sommessa riflessione, come compositore ancora vivente: molte volte, ascoltando alcuni temi di autori del passato, ma anche contemporanei, mi viene da dire: “Peccato che non l’abbia scritto io…!”

Ed è uno stimolo a scrivere qualcosa: ma di diverso…

21 commenti su “Maestro, Lei ha copiato!

  1. Maestro! Ma che meraviglia! Interessantissimo questo suo scritto! Non sapevo tutte queste cose.
    In gioventù ho fatto molti anni di pianoforte classico e, ancora adesso, il mio ascolto preferito è proprio di musica classica anche se non immaginavo tutto questo “rubacchiare” specialmente in grandi compositori! Illuminante davvero!
    Grazie mille

  2. Le idee non si rubano, si fanno nostre, si modificano, si da ad esse la nostra personalità e poi come di incanto si fanno vibrare fuori dalla nostra sfera, dando in pasto alla platea la nostra unica creazione, che sarà diversa dall’idea partorita da colui che per primo l’ha ideata.
    Il plagio non esiste se io creo sempre qualcosa di diverso, ma estremamente elegante e funzionale allo scopo per cui l’ho realizzato.
    Il BELLO è sempre relativo alla nostra cultura e sensibilità.

  3. Al di fuori dell’ipotesi di plagio come reato l’affermazione ironica di Stravinskij la intendo come sincero riconoscimento della creazione artistica come frutto anche di ispirazione di altre precedenti realizzazioni ma discostandosi da esse la nuova creazione ha una sua originalità. Ispirarsi vuol dire riconoscere il valore di un’opera che si trasforma prendendo vita propria e solo un buon compositore sa dare nuovo valore aggiunto. Grazie Stefano per questa riflessione che ci fa capire che siamo interdipendenti ma che ognuno deve dare il proprio originale contributo al progresso artistico e spirituale.

  4. Grazie Stefano per il tuo bellissimo articolo. Anch’io ero al corrente di molti plagi tra i compositori classici. Ascoltando l’inno nazionale israeliano (Hatikvah) mi sembra di aver già sentito qualcosa di simile in qualche canzone popolare italiana. E’ mai possibile?

    1. Carissimo Enrico, ho ascoltato “Hatikvah” per cerare di capire quale fosse la melodia popolare che ti sembra di aver sentito, e ho riconosciuto il tema del poema sinfonico “Moldava” del compositore ceco B. Smetana, tema che credo abbia preso dalla musica popolare del suo paese. Non sono un conoscitore della musica popolare ebraica,ma ritengo che le fonti delle due melodie siano identiche.
      mi piacerebbe conoscere il parere del nostro Elio Cabib che potrebbe fornirci qualche notizia più completa sull’Inno nazionale Israeliano.

  5. Dalla lettura di questo articolo emerge ancora una volta, come la nostra società moderna si sia spinta un po’ troppo in là nella tutela della proprietà intellettuale e nella ricerca della originalità a tutti i costi, dimenticando che in realtà nessuna nuova opera artistica nasce dal nulla, che esistono una tradizione e una cultura condivisa con i suoi modelli, che non si possono ignorare del tutto, persino e forse soprattutto quando li si vuole contestare.
    Evviva le citazioni colte, le variazioni sul tema e le sue reinvenzioni, abbasso però le appropriazioni indebite.

  6. La linea tra plagio e ispirazione è sottile.
    Anche nella letteratura avviene. Sta poi alla personalità e creatività dell’autore superare e rendere diverso il proprio lavoro. Grazie per aver spiegato con profondità ed eleganza questo fenomeno.

  7. Caro Stefano,
    Avevo visto a suo tempo l’articolo di Girolamo De Simone sul plagio e mi era anche nota l’affermazione notizia
    “Un buon compositore non imita: ruba!”. Parola di Igor Stravinskij.”
    Ma trasferendo la materia plagio al campo artistico in generale e considerando biecamente “valore tolto” l’esercizio di plagio e di tutte le sue “armoniche” sfumature, gli effetti di disturbo di questa azione dovrebbero esaurirsi quando il “valore aggiunto” generato dal presunto plagiante fosse un multiplo indefinito della denunciata frazione di copiatura. Anche qui, come in altre discipline , la storia fa giustizia e pare evidente a tutti che l’ouverture del Flauto Magico di Mozart riporti un tema di Clementi solo che….oggi tutti o quasi conoscono Mozart mentre Clementi se lo filano soltanto in pochi esperti. Il valore aggiungo è talmente grande che a Mozart tutti o quasi abbiano perdonato Mozart e ignorato l’ingiusta ma “produttiva” copiatura.
    Grazie Stefano ma ho l’impressione che , estendendo lo spettro di analisi alle arti più varie , molti di quelli di oggi pare abbiano persino difficoltà a copiare…
    Un grande abbraccio

  8. Interessantissimo articolo. Il plagio è noto e nel mio piccolo lo ho e lo continuo a subire con il mio libro di storia, ma i fatti e gli aneddoti raccontati non erano a me noti. Il plagio da cui trova origine la Marsigliese sarà una aggiunta ai miei sfottò ai Francesi a partire dall’origine della loro capitale per proseguire con nomi di personaggi ben noti perché di origine italiana. Si arrabbiano tantissimo perché non possono contestare. Grazie Maestro per l’arricchimento.

  9. Carissimo Maestro Stefano, oggi ci hai illuminato con aneddoti e curiosità dei Grandi della Musica. Ho apprezzato moltissimo la tua riflessione. Non conoscevo praticamente nulla delle vicende che hai dettagliatamente riportato con date e nomi. A volte mi chiedo: “Ma quanta Musica è nata con solo sette note?”
    E voi artisti avete tratto milioni di melodie.
    Grazie!

  10. Bellissima riflessione del nostro Maestro Stefano Burbi che ci illumina sulla compenetrazione dell’ispirazione alla creazione della musica, anche la più eccelsa, che sembra riecheggiare il detto “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” e, ci sarebbe da aggiungere, “e si ricicla”.
    Interessantissima l’anedottica che ci insegna, con la rappresentazione magistrale e lo stile raffinato dell’amico Stefano, chi erano i Grandi della Musica, mettendoci nella condizione di carpirne segreti e curiosità, Grazie grande Maestro!

  11. Almeno Antonio Vivaldi si copiò da solo…
    Il tuo articolo mi ha ricordato la vicenda che contrappose Albano e Michael Jackson per la canzone di quest’ultimo contenuta nell’album Dangerous, vicenda abbastanza contorta, nella quale, evitando così la condanna di Jackson, venne citata “Bless You for Being an Angel” del 1939 anch’essa molto simile alle canzoni dei due artisti.
    In quanto all’utilizzo di melodie preesistenti per creare nuove canzoni, nella musica popolare italiana posso ricordare “la me nona l’è vecchierella” trasformata in “bella ciao”.

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