Andare per campagne, oggi, è come passare per un vecchio quartiere in demolizione.
(Guido Ceronetti)

Inerti sagome della storia
Abbandonate
A godere dei tramonti rosati
Nella solitudine della campagna
Ricovero delle messi
Nelle afose estati della piana
Sono ormai antri vuoti
Bui
Profili curvi sugli archi delle volte
Qualche porta sbarrata
Finestre
Socchiuse come occhi stanchi di un viso emaciato
Non ci sono gli uomini di un tempo
Solo profili di fantasmi
Si aggirano dietro gli angoli
E volano via sulle chiome dei lecci
Accompagnati da folate di vento
Qualche macchina lontana rompe il silenzio
I muri sbrecciati
Attendono muti
Di cadere e tornare alla terra
Pare ancora di udire echi lontani
Cori antichi
Giocosi schiamazzi
Di angeli bambini
Note indistinte di feste sull’aia
Di odorare gli intensi profumi di allora
E vedere sul sentiero del crepuscolo
Lunghe ombre grigie
Icone contadine
Sfilare
Allineate nella nebbia
E tornare adagio
Stanche
Della solerte fatica del giorno

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

Siamo sempre poi finiti in una sorta di vicolo cieco, quello del mistero attorno al quale si dipana la vita, dove abbastanza facilmente si entra ma spesso meno facilmente si riescono a riconoscere i valori più profondi che animano e sottendono l’enigma esistenziale .

E sempre, come ad un appuntamento significativo di una importante cerimonia celebrativa, ci siamo ritrovati con le medesime domande e con le più svariate quanto spesso insufficienti e deludenti risposte.

Risposte che solo l’armonia della creazione insieme a tutti i misteri noti o ancora ignoti possono utilmente significare.

8 commenti su “Casali

  1. Questi versi mi provocano una grande nostalgia: quando bambino nei primi anni 70 del secolo scorso andavo in Lombardia, sul Ticino col mio zio, che mi portava nei cascinali lombardi, autentiche fortezze, privi di finestre esterne, dove alla sera si chiudevano le porte e la corte era isolata dall’esterno. L’anziana contadina, magra, con la pelle bruciata dal sole avvizzita, mani callose, con stivali di gomma, una “pezzola”(fazzoletto) in testa, un vestito sdrucito, mungeva la mucca, mi metteva direttamente il latte in un bicchiere e io lo bevevo nella stalla, caldo. Oggi pratica sconsigliata perchè pericolosa….. Vedevo con timore il toro tirato per la catena con l’anello nel naso portato per la monta nella stalla. I contadini a torso nudo, con muscoli tirati che con gli uncini agganciavano grosse balle di fieno dopo la mietitura e se le caricavano in spalla portandole nei capannoni….. Un mondo che non esiste più, una cultura del lavoro, della vita, della natura ormai spariti. Questa e’ una triste nostalgia, pensando che dobbiamo mangiare e bere prodotti stranieri, quando i nostri sarebbero i migliori al mondo, solo per soggiacere alla dittatura della UE…. Casali abbandonati popolati di fantasmi di uomini e donne che non esistono più, ma che hanno portato avanti la storia con la loro fatica ed il loro sacrificio. Onore a loro e al tempo passato che non tornerà più
    Grazie Giorgio

    1. Onore a loro e ai valori che , anche se talvolta inconsapevolmente, essi portavano avanti con modestia ,orgoglio e determinazione. Oggi purtroppo in nome del Grande Reset , dell’innovazione tecnologica e della corsa al cambiamento questi valori vanno via via scomparendo o vanno affievolendosi in maniera tristemente irreversibile. Non è la sola cantilena nostalgica comune fra gli anziani nella storia ma questa volta si tratta di una effettiva deriva etica che tutto costruisce intorno al corpo ma che poco o nulla propone all’anima se non una desolata e dolosa perdita di identità delle nuove generazioni.
      Grazie Pietro dei tuoi bellissimi ricordi e soprattutto grazie di aver ribadito dallo scrigno dei valori che hanno informato la nostra generazione, parole come fatica, impegno e sacrificio …

    1. Grazie caro Magdi,
      L’amore per la nostra terra esalta il cumulo di valori che noi coltiviamo in questa straordinaria e irripetibile corsa per la vita e sono queste “icone contadine” che ci accompagnano e ci proteggono come il manto della nostra terra fa con i semi della divina creazione…

  2. Giorgio, sei ogni giorno un fiume in piena di emozioni.
    La vita passata e l’emozione di ritrovare brandelli nella memoria del tempo leggero che ora risolleva l’anima per momenti di armonia ed un planare di piuma angelica….. dimentico per un po’ i guai dell’oggi e mi immergo nel creato. Grazie.

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