Come è limpido il mare

Ah, il mare! Potessi stanotte
gettare l’ancora in te!
(Emily Dickinson)

Mi giunge in dono dall’etere quest’angolo di paradiso
Specchio di azzurro
Riflesso nel cielo di un giorno d’estate
Siamo un po’ tutti
Come quel punto bianco
Quasi immobile
Sulla spianata della baia
Barche solitarie
Come il cumulo di pensieri
Affacciati al gioco della mente
Sospesi nell’immenso scenario
Della vita
Non c’è tempesta
Nel disegno del destino
È una carezza infinita di dolce brezza
È il colore innocente degli occhi bambini
È il profumo inebriante
Di quando credevamo alle favole dell’universo
Pieni di paura davanti all’infinità del cielo
Ed al bagliore delle stelle
Ad illuminare l’oscuro mistero della notte
È l’euforia della giovinezza
Della festa perenne dello spirito
È il testimone insistente della speranza
Aperta fino ai confini dell’orizzonte dell’uomo
Sterminata come l’amore
Affascinante come l’emozione
Magica come il desiderio
Solenne come la preghiera
Ogni volta
Che qualche nuvola si appresta a oscurare
Il bagliore del sole
Le onde cominciano a ruggire
Maestose
E il vento disegna con forza le sue raffiche
Sulla piana del mare
Mi viene in mente la tenera immagine
Di quella limpida luce
Di quei colori
E di quella piccola barca
Rifugio antico dell’anima

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

Siamo sempre poi finiti in una sorta di vicolo cieco, quello del mistero attorno al quale si dipana la vita, dove abbastanza facilmente si entra ma spesso meno facilmente si riescono a riconoscere i valori più profondi che animano e sottendono l’enigma esistenziale .

E sempre, come ad un appuntamento significativo di una importante cerimonia celebrativa, ci siamo ritrovati con le medesime domande e con le più svariate quanto spesso insufficienti e deludenti risposte.

Risposte che solo l’armonia della creazione insieme a tutti i misteri noti o ancora ignoti possono utilmente significare.

4 commenti su “Come è limpido il mare

  1. Il mare, una distesa immensa che l’occhio non racchiude, una massa dalla forza formidabile, una ambiente inesauribile di vita sottomarina, un luogo di pace e di relax, di sollievo alla calura estiva. Grazie Giorgio per averne cantato i meriti, i pregi, soprattutto quello di sollievo dell’anima.

    1. Cara Maria Luisa,
      Il mare , come il cielo, è testimone degli spazi divini del nostro pianeta e richiama con la sua immagine la poesia della creazione. Il miracolo delle onde, della risacca e della bonaccia ci accompagna nelle nostre passioni quotidiane e sottolinea i nostri sogni e la nostra sete di bellezza…

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