La virtù s’annida, come il corvo, con preferenza nelle rovine.
(Anatole France)

Dove è andata la vita di allora
Quella coperta dai rigogliosi cespugli dell’estate
Qualche trave caduta
Poche pietre ammucchiate
Un tetto sopraffatto dallo scorrere delle stagioni
È rimasta la fatica dell’uomo
Il sudore
Celato ancora fra le pareti
Sepolto nella spira degli anni
Il bosco rinasce
E verdeggia rigoglioso
Su questi ruderi spossati
Silenziosi
Solennemente stanchi
Di testimoniare un passato
Troppo remoto
Agli occhi increduli del viandante
Icone disegnate attorno al profilo dei monti
Anime accarezzate dal vento d’altura
Si muovono come fantasmi
Danzano nel buio fra quei muri sbrecciati
Ancora velati di un’aria di sogno
La realtà di un tempo pare
Per un momento
Uguale a quella effimera di oggi
Una volpe sguscia
Indifferente e altera a fianco dei ruderi
E scompare
Lesta e pensosa
Con il suo bottino
Dietro i primi alberi della radura

Montagna di frantumi e cumuli di rovine sono divenuti il mondo e la mia vita. Piangendo mi arrenderei se non avessi la mia tenacia, tenacia in fondo all’anima per difendermi, cui appoggiarmi, e la fede che il tormento tramuterà in luce.
(Hermann Hesse)

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

Siamo sempre poi finiti in una sorta di vicolo cieco, quello del mistero attorno al quale si dipana la vita, dove abbastanza facilmente si entra ma spesso meno facilmente si riescono a riconoscere i valori più profondi che animano e sottendono l’enigma esistenziale .

E sempre, come ad un appuntamento significativo di una importante cerimonia celebrativa, ci siamo ritrovati con le medesime domande e con le più svariate quanto spesso insufficienti e deludenti risposte.

Risposte che solo l’armonia della creazione insieme a tutti i misteri noti o ancora ignoti possono utilmente significare.

 

2 commenti su “Ruderi

  1. Conoscere il nostro passato è fondamentale per capire il presente e programmare il futuro su basi solide. Talvolta il passato va scoperto e ricostruito partendo da frammenti materiali e culturali. La bella poesia di Giorgio Bongiorno ci invita a riflettere sulle nostre radici. Grazie.
    Magdi Cristiano Allam

    1. “Una volpe sguscia
      Indifferente e altera a fianco dei ruderi
      E scompare
      Lesta e pensosa
      Con il suo bottino
      Dietro i primi alberi della radura”
      Il presente ignora con la sua indifferenza e talvolta goffa casualità gli insegnamenti del passato e tratta il passato stesso come un inesistente cumulo di ruderi di cui financo la natura ha perso il doveroso rispetto. L’astuzia e l’alterigia della volpe annunciano solo la pedissequa e potenziale ripetizione degli errori di una storia vissuta inutilmente . Allo stesso tempo uno stimolo ad una riflessione e un approfondimento sulle nostre radici per poter affermare il valore aggiunto dell’innovazione “sostenibile” che noi siamo in grado di generare.

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