E se Beethoven non l’avesse scritto…?

Se mi rivolgessi al grande pubblico e chiedessi che cosa abbia scritto Carl Orff (1895-1982), oltre alla popolarissima “O Fortuna” tratta dai celeberrimi “Carmina Burana” (1937), probabilmente otterrei un’espressione di perplessità mista ad imbarazzo. Questo austero maestro tedesco ha indubbiamente creato, con questo brano, una delle pagine più intense, suggestive ed insieme popolari della Storia della Musica, che anche il pubblico più raffinato immancabilmente richiede e si aspetta come bis. Se vi chiedessi  se avete mai ascoltato, oltre a quei circa 3 minuti di O Fortuna, altre opere che Orff ha scritto, come “Der Mond”,Die Kluge”,Die Bernauerin”,  probabilmente mi direste di no. Se il compositore tedesco non avesse scritto quel brano, diciamoci la verità, tanto siamo fra di noi, sarebbe il celebrato autore che conosciamo? Non lo so.

Samuel Barber (1919-1981) scrisse diversi brani, ma tutti lo ricordiamo solo per il suo “Adagio per archi”, reso celebre dai film “The Elephant Man di David Lynch e “Platoon di Oliver Stone, altrimenti molto probabilmente questo compositore statunitense, autore fra l’altro di un’opera su libretto del nostro Franco Zeffirelli, sarebbe finito nel dimenticatoio.

Addirittura ci sono casi in cui il compositore sparisce del tutto davanti alla popolarità dello stesso brano da lui creato, come se questo fosse entrato a far parte del nostro DNA ed avesse perso per la strada il ricordo dell’identità del suo autore.

Chi non conosce il motivetto “Tanti auguri a te” o “Happy Birthday to you”?

Credo però che pochi sappiano che questa musica sia stata scritta dalle maestre d’asilo Mildred Janie Hill (1859-1916) e Patty Smith Hill (1868-1946) nel 1893 per rivestire di note il testo “Good Morning to All” (“Buongiorno a tutti”) il saluto musicale che accompagnava l’entrata a scuola dei loro giovanissimi allievi.

Ed il celeberrimo “Stille Nacht” (“Astro del ciel”), canto di Natale per eccellenza per tutto il mondo, non è nato in un tempo indeterminato da un’entità astratta, ma ha un autore delle parole (il reverendo Joseph Mohr)  ed un compositore, Franz Xaver Gruber: data di nascita del testo 1816, mentre la musica fu scritta la vigilia di Natale del 1818, e, non appena ultimata, la stessa sera, il brano fu eseguito in pubblico per la prima volta proprio durante la Messa di Natale nella chiesa di San Nicola di Oberndorf, presso Salisburgo.  Interpreti gli stessi autori: Mohr impegnato nella parte del tenore e Gruber alla chitarra.

La famosa “Ninna Nanna” che tutte le mamme del mondo occidentale almeno una volta hanno cantato ai loro piccoli, è di Johannes Brahms, ed è esattamente il “Wiegenlied” op. 49 n° 4 “Guten Abend, gute Nacht” (“Ninna nanna”: “Buona sera, Buona notte”), per pianoforte e voce solista, composta nel 1868.

Alcuni brani, pur restando saldamente nelle mani del loro creatore, assurgono a simboli di un’idea universale: ad esempio, la canzone “Imagine” di John Lennon, è diventata l’icona dell’ideale di una pace a cui l’umanità deve aspirare.

Ci sono poi grandi autori che hanno lasciato melodie che successivamente sono diventate la base per degli inni nazionali: quello tedesco è stato scritto nel 1797 da Franz Joseph Haydn, mentre quello austriaco si basa sulla melodia della Cantata K.623a di Mozart.

Se Beethoven non avesse scritto la “Quinta Sinfonia in do minore”, popolare in tutto il mondo, o il brano che tutti i pianisti in erba eseguono, “Per Elisa”, l’”Inno alla gioia”, o la celebre Sonata “Al chiaro di luna”, sarebbe il Beethoven che tutti conosciamo ed adoriamo?

Se togliessimo a Mozart la orecchiabilissima “Eine Kleine Nachtmusik”, le tre ultime Sinfonie (compresa la n. 40 in sol minore che negli anni Settanta Waldo de Los Rios rilanciò prepotentemente e con grande successo con una sua versione pop), la “Marcia Turca”, il “Requiem”, “Il Flauto Magico”, pensate che il grande pubblico lo amerebbe come lo ama adesso?

Lo stesso prolifico Bach, immenso ed universale, se privato della “Toccata e Fuga in re minore”, dell’”Aria sulla Quarta corda”, del Corale della Cantata BWV 140, nonché del tempo lento del “Concerto per due violini ed orchestra”, usato anche nel film “Figli di un dio minore”, indubbiamente perderebbe un po’ di popolarità. E se Smetana non avesse scritto la “Moldava”, poema sinfonico di sicuro impatto e di grande immediatezza? E se Haendel non avesse inserito il poderoso “Alleluja” nel suo “Messia” o la celeberrima aria “Ombra mai fu” in un’opera (“Serse”) per il resto poco eseguita e conosciuta? E sapreste immaginare un Ravel senza il suo Bolero?

Cosa si direbbe di Elgar senza la sua Marcia n. 1 tratta da “Pomp and Circumstance”, che qualcuno avrebbe voluto come Inno Nazionale inglese al posto del tradizionale “God save the Queen”?

Sia chiaro: gli addetti ai lavori amerebbero comunque questi compositori, ma il grande pubblico troverebbe in genere meno attraente la loro produzione ed alcuni faticherebbero ad avvicinarvisi.

Il Premio Oscar Ennio Morricone, oltre alle sue colonne sonore famose in tutto il mondo, ha anche una vasta produzione di musica assoluta, come lui amava definirla, vale a dire musica che non è legata alle immagini di un film; ebbene, il pubblico, ai suoi concerti, andava in visibilio, come ben sapete, ogni volta che dall’orchestra si levava il famoso “Tema di Deborah” tratto dalla colonna sonora di “C’era una volta in America”, o quando la sua straordinaria solista Susanna Rigacci intonava vocalizzando “L’estasi dell’oro” dalle musiche per il film “Il buono, il brutto ed il cattivo”, ma l’entusiasmo non era lo stesso quando si trattava di esecuzioni di brani che esulavano da questo repertorio. Se il Maestro non avesse scritto musica da film, probabilmente non sarebbe passato alla storia come… Ennio Morricone.

Lo stesso potremmo dire di Nino Rota, autore delle colonne sonore immortali de “Il Padrino” e di tanti film di Federico Fellini; a proposito di questo grande Maestro, forse non tutti sanno che la famosa e popolarissima canzone “Viva la pappa col pomodoro” che Rita Pavone canta nel fortunato sceneggiato “Gianburrasca” (1964), l’ha scritta proprio lui! L’avreste mai detto?

Armando Trovajoli, commentando il successo mondiale ottenuto con la sua canzone “Roma, nun fa’ la stupida stasera” tratta dalla commedia musicale “Rugantino”, una volta si lasciò andare e dichiarò:”Scrivere questa canzone è stato come vincere alla lotteria…”. Non l’avesse scritta, probabilmente, avrebbe cercato ancora di ottenere il biglietto vincente…

Come la vita ci insegna, proprio la soluzione più semplice e più diretta è spesso quella più giusta: la musica – come tutte le arti – in fondo non è altro che un’irradiazione della vita stessa, e se ci pensiamo bene, e soprattutto, se siamo onesti, non possiamo meravigliarci che un teatro si riempia fino all’inverosimile quando in programma ci sono i “Carmina Burana”, mentre resta parzialmente vuoto per autori contemporanei di difficile comprensione.

Spesso un piatto troppo complicato ed elaborato è costruito proprio così, con tante salse artificiali per nascondere e confondere i gusti ed i sapori più genuini.

Ripensate ai brani che hanno reso immortali anche presso il grande pubblico i compositori del passato e capirete cosa intendo: niente di strano, complicato o noioso, niente di astruso, o incomprensibile

Certo, l’arte deve andare avanti, e non può copiare gli stilemi del passato; ma quando ascolto musica contemporanea definita sperimentale e di ricerca (non tutta, è chiaro), mi chiedo: ma quando con tutti questi esperimenti e tutte queste ricerche, si troverà qualcosa?

Non sarebbe il caso di smettere di usare il pubblico come eterna cavia incolpevole e vittima di giochi intellettuali che proprio musica, in tantissimi casi, non si può definire?

E’ vero, non si finisce mai di imparare e l’arte è una continua ricerca, e certamente ci sono compositori contemporanei intellettualmente onesti degni di stima; ma la semplicità è un valore aggiunto, perché la musica è comunicazione, e se non comunica, ha fallito la sua missione.

Il grande regista Alfred Hitchcock affermò che il cinema sarebbe come la vita, ma senza le parti noiose. Anche la musica è piena di parti noiose, nonostante molti facciano finta che non sia così.

E se dei brani sono “popolari” e piacciono, una ragione ci sarà: forse queste composizioni rappresentano la musica, ma, appunto, senza le parti noiose… Qualcuno pensa che il termine “popolare” abbia in sé un che di negativo,  come se essere autori “popolari” ed universalmente apprezzati anche da chi di musica non si intende, fosse una colpa…

In realtà è proprio il pubblico, che merita sempre rispetto, che decide chi resterà alla storia e chi invece sarà ricordato (forse) solo come una meteora. P.S. No, non chiedetemi i nomi di chi, secondo me, gode di un’eccessiva stima immeritata e sarà solo una meteora:  non li dirò mai, me li tengo per me. Ma tanto li sapete anche voi…

11 commenti su “E se Beethoven non l’avesse scritto…?

  1. Ormai il repertorio musicale è talmente ampio che è impossibile aver ascoltato almeno una volta per ogni compositore tutte le sue opere musical. Al termine del servizio militare a metà degli anni ottanta mi ero proposto di acquistare o comunque registrare dalla radio, all’epoca radio 3 rai era un’emittente privilegiata per la musica classica, l’opera omnia di Bach, Mozart e Beethoven ma nemmeno con quest’ultimo, che dei tre è stato il meno prolifico, sono riuscito nel mio intento. Dei compositori si conoscono le opere con le melodie più orecchiabili e quelle che con maggiore frequenza vengono eseguite nei teatri. Tornando a Orff col quale ti hai iniziato, ho provato ad acoltare i Catulli Carmina e il Trionfo di Afrodite, ma i Carmina Burana secondo me sono più popolari delle altre due parti di questa trilogia proprio per le linee melodiche decisamente più orecchiabili.

  2. Quanto s’impara leggendo il nostro Maestro Stefano Burbi! Ha un dono speciale nel rappresentare i Grandi della Musica con la semplicità e la chiarezza da farceli sembrare vivi e in mezzo a noi. Grazie di cuore al nostro carissimo amico.
    Magdi Cristiano Allam

  3. Petrassi diceva che la musica è un fatto intellettuale ma credo profondamente che si sbagliasse . E’ certamente vero che le regole armoniche che ogni compositore tratta secondo le sue capacità si fondano su criteri matematici e fisici ma poi come dice il Maestro Burbi la musica deve arrivare . A cosa? Alla più profonda parte del nostro essere , quella che ci richiama altri tempi e altri luoghi , quella che culla le nostre aspirazioni e lenisce i nostri dolori , quella che ci trasporta verso viaggi di umane passioni o di immense vette spirituali; in poche parole la musica tocca il nostro cuore , la nostra mente e la nostra anima. Se delle oltre 500 colonne sonore che Ennio Morricone ha scritto alcune sono scolpite dentro di noi pubblico è perchè sicuramente alla padronanza delle regole armoniche e al sapere enorme che caratterizzava il suo operato è riuscito anche a creare un’ alchimia sonora e ad ” ARRIVARE ” come un arciere. Personalmente credo che anche il sapersi circondare di strumentisti e cantanti di eccellente qualità abbia contribuito a dare un tocco speciale e un valore aggiunto alle composizioni stesse. Quando sento la parte del duello in un pugno di dollari suonata da Michele Lacerenza rimango incantata.

  4. Carissimo Maestro Stefano grazie di cuore per la straordinaria carrellata di aneddoti e informazioni sui musicisti citati. Leggendo dei grandi autori che hanno scritto le melodie poi proposte come inni nazionali ho pensato come sarebbe se anche noi avessimo le note di Giuseppe Verdi durante l’alzabandiera. Sarebbe davvero bellissimo

    1. Cara Susanna,
      Avremo certamente il nostro inno e ho il sospetto che potremo usare il riscatto del Grande risveglio cioè la parte finale di un’opera di un grande compositore di nostra comune conoscenza….e sarà degno del grande Verdi da te citato (senza le parti noiose!)

  5. Concordo con il Maestro Stefano, sempre così profondo e giusto nelle riflessioni sulla Musica che tutti noi amiamo. È vero, senza i brani bellissimi e storici dei Grandi della Musica e della Bellezza artistica che ha citato, forse ora sarebbero un po’ meno grandi e noti al grande pubblico. Questo perché quei brani rappresentano vette di comunicazione di sentimenti e vibrazioni assonnati con il corpo e l’anima che danno un piacere emotivo, cerebrale e psico fisico intensi e universali.
    Certo gli stessi autori, spesso molto prolifici, hanno lasciato opere altrettanto belle ed importanti, che però forse non hanno la stessa carica adrenalinica od acetilcolinica dei più famosi detti.
    Credo poi che un Autore di musica non sempre abbia lo stato di grazia per produrre capolavori, c’è chi si mette al piano ogni giorno e disciplinatamente compone, riscrive, cancella, fino al momento che chiude il cerchio; come c’è chi invece ha il momento di grazia e scrive tutto di getto ed arriva quasi in una estasi compositiva alla fine a chiudere un brano che sembra già scritto nel cuore e nella mente, dandogli perfezione.
    Ma c’è un appunto che ancora vorrei fare : sono gli stessi Autori che dovrebbero presentare di più le loro creature, sono chi li esegue o li dirige che dovrebbero proporre di più le opere magari meno note, ma ugualmente belle ed importanti, che dovrebbero avere la capacità di spiegarle bene ai non addetti, al pubblico generale, prima di eseguire, come sa fare bene il Maestro Burbi.
    Come sapeva fare bene lo scomparso amico e Maestro Ezio Bosso, che devo ricordare con commozione e rimpianto.
    Stefano, attendo di ascoltare le tue opere che non conosco ancora che spero ti daranno immortalità e gratitudine. Grazie.

  6. Grazie Maestro! Concordo parola per parola, Con una sola eccezione: io neanche se mi pagano riesco ad assistere all’esecuzione dei Carmina Burana. Ogni volta che li ascolto mi sale l’angoscia.
    Credo che nella musica, come accaduto in altri campi, si sia perduto il gusto del bello, dell’armonia e persino della capacità di esprimersi nelle canzoni in modo diverso dal linguaggio scurrile e volgare di questi pseudo artisti.
    Siamo ancora in tempo a rimediare, grazie a persone come te Stefano che, con articoli come questo insegnano più di tanti “professoroni” .

  7. L’armonia e la grazia sono delle qualità oggettive, anche misurabili, della bellezza. E sono percepibili attraverso i sensi, quindi da tutti. Il successo presso il grande pubblico è conferma di essere riusciti a realizzare bellezza. Tuttavia la fruizione è condizionata da tanti fattori. La popolarità può dipendere da criteri anche meno nobili, come gli orientamenti di gusto, la fama, operazioni pubblicitarie. Credo che l’approccio diacronico sia in grado di dare la misura della grandezza di un autore anche a prescindere dalla fruizione, necessariamente da contestualizzare. Alla lunga, i grandi sarebbero risultati grandi anche a prescindere dal successo di pubblico che hanno avuto in vita (quando l’hanno avuto). Grazie, Maestro, per questo tuo articolo così stimolante.

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