Il segno della speranza

Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza.
(Lucio Anneo Seneca)

Il segno della speranza
È scolpito
Negli sfrenati sogni della gente
Nel cumulo dei desideri esauditi
Nell’aurora della mente
Nel vuoto prima dell’azione
Nel mesto paradigma del commiato
Infallibile e fedele compagna della nostalgia
Immacolata sfida dell’attesa
Nel diluvio indifferente del pensiero
Nei momenti di ansiosa impazienza
Nel buio della tristezza
Nella magica immagine della fantasia
Nell’incantesimo di un atto d’amore
Nei colori della primavera dei prati
Nell’inerzia di dolori antichi
Nei meandri infiniti della coscienza
Nel cieco abbandono della passione
Nell’inganno della finzione
Nella suprema beffa del tradimento
Nella tenace morsa della delusione
Fino a quel sottile
Insistente filo di luce
Che incorona
Il sovrano austero profilo dei monti
Ai limiti estremi del mondo
Oltre i sacri confini della vita

La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle.
(Sant’Agostino)

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

5 commenti su “Il segno della speranza

    1. Accanto ad una attenta osservazione delle miserie della realtà
      “Nell’inerzia di dolori antichi
      Nei meandri infiniti della coscienza
      Nel cieco abbandono della passione
      Nell’inganno della finzione
      Nella suprema beffa del tradimento
      Nella tenace morsa della delusione…”
      si fa luce e strada prepotentemente il desiderio antico e la salvifica liberazione della speranza

  1. Il segno della speranza, magistralmente ci incanta e dà forza, visto quello che vogliono imporci prossimamente in autunno.
    Ma le massime di Seneca e Sant’Agostino danno forza a sdegno e coraggio per vivere secondo Dio e conoscenza. Grazie Giorgio.

Rispondi a Giorgio Bongiorno Annulla risposta

error: Questo contenuto è protetto