Quando la musica e’… impagabile…

Quando andate a fare la spesa, sono certo che non restate mai sorpresi quando il fruttivendolo, il salumiere o il fornaio, al momento della consegna della frutta, degli affettati o del pane, emette uno scontrino e vi chiede di pagare; giustamente siete anche preparati a saldare la parcella del notaio, dell’avvocato o dell’architetto, per un rogito, una consulenza, un progetto.

Certo, sembra logico anche a me: chi lavora ha diritto ad un compenso commisurato alla prestazione offerta ed in tutto il mondo vige questa regola semplice, chiara ed universale, che dovrebbe valere per tutti. Purtroppo, però, non è così, perché esiste una categoria che, qualche volta, sembra non appartenere al mondo del lavoro: i musicisti.

Eppure, per comprendere quanto sia preziosa e necessaria la musica, indispensabile come l’aria che respiriamo, basterebbe rispondere a questa semplice e surreale domanda: che mondo sarebbe senza la musica? Provate un po’ ad immaginarlo: non ci riuscirete, perché è inimmaginabile.

Anche i musicisti, come tutti, non possono vivere di sola gloria e di spirito: Mozart era un dipendente dell’Arcivescovo di Colloredo a Salisburgo e poi al servizio dell’Imperatore Giuseppe II, Haydn era sovvenzionato dal Principe Esterházy, Verdi e Puccini guadagnarono delle somme consistenti per le opere che scrivevano. Cantanti come Placido Domingo e José Carreras, strumentisti come Maurizio Pollini e Uto Ughi, direttori d’orchestra come Zubin Mehta e Riccardo Muti, ricevono un compenso per le loro prestazioni.

Questo dovrebbe valere però anche per chi non può (ancora) vantare un nome così illustre, perché sempre di lavoro si tratta: non è certo giusto chiedere ad un direttore d’orchestra di esibirsi gratis solo perché non si chiama Chailly o Barenboim, o a un/una cantante di prestare la propria voce senza percepire un euro perché non è Kaufmann o la Netrebko, oppure ad un compositore di scrivere una colonna sonora senza un giusto compenso solo perché non è Morricone o Piovani.

Accettando di esibirsi gratis, senza un’adeguata remunerazione, è come se un musicista ammettesse di non avere alcun valore, screditando, fra l’altro, l’intera categoria.

Lo so, cercano di convincervi dicendo che, anche se non riceverete un soldo, avrete comunque un’imperdibile occasione di farvi una grande pubblicità, ma io ribatto che, se chi commissiona un concerto non è in grado di pagare un compenso, anche minimo, per avvalersi della vostra professionalità, non sarà certamente nemmeno capace di pubblicizzare adeguatamente l’evento e voi avrete lavorato tanto e bene per niente…

In Germania molti musicisti accettano di esibirsi gratuitamente nei locali ottenendo come compenso le offerte libere da parte del pubblico, che così impara anche a conoscerli ed apprezzarli: questo permette di maturare come artisti e di prendere una certa confidenza con il palco, guadagnando nel frattempo quel minimo necessario per dare dignità alle proprie prestazioni. I gestori di un ristorante di Lubecca, invece, hanno fatto una proposta, davvero indecente, con un annuncio che richiedeva di esibirsi senza percepire alcun tipo di compenso:

“Siamo un piccolo ristorante e cerchiamo musicisti che siano disposti a suonare per noi con la prospettiva di diventare famosi. Non possiamo pagare nulla in nessun modo, ma se tutto  funziona e la vostra musica viene amata dai nostri clienti, potremmo anche organizzare degli eventi nel fine settimana. Se siete quindi interessati a far conoscere la vostra musica, fateci sapere”.

Qualcuno ha dato la seguente risposta, che sottoscrivo:

 “Siamo musicisti e abitiamo in una casa di grandi dimensioni. Cerchiamo un ristorante che faccia eventualmente catering durante i nostri concerti in modo da farsi conoscere. Non possiamo pagarlo in nessun modo, ma se tutto funziona bene ed il cibo viene apprezzato, allora potremmo pensare di ripetere regolarmente la cosa. Se siete interessati a fare una buona pubblicità al vostro ristorante, per favore, fateci sapere”.

Diverso è il caso in cui alcuni musicisti, ispirati da un certo spirito imprenditoriale, decidano di unirsi e di costituire una forma di società in cui si scelga di dividere oneri ed eventuali onori e si voglia quindi accettare consapevolmente e liberamente il classico rischio d’impresa.

Il musical Jesus Christ Superstar, oggi acclamato come un capolavoro assoluto, nacque proprio così, come una coraggiosa sfida senza garanzie di successo, almeno all’inizio, ma che ha poi dato frutti che nessuno dei protagonisti avrebbe mai sperato.

Pensate che tutti i cantanti del cast decisero di rischiare, rinunciando a qualsiasi compenso, con la sola prospettiva di dividersi degli utili futuri: tutti, tranne Yvonne Elliman, la bravissima interprete di Maria Maddalena, che pretese ed ottenne un compenso (non elevato) per la sua partecipazione al progetto, rinunciando di fatto ad incamerare eventuali quanto allora ancora incerti guadagni futuri. Sappiamo tutti che Jesus Christ Superstar ha incassato cifre da capogiro e tutti i suoi interpreti ne hanno logicamente beneficiato… La Elliman si morse le mani, dopo avere visto a cosa aveva involontariamente rinunciato, ma i suoi compagni di ventura, mossi a compassione, e riconoscendo il suo decisivo contributo al successo planetario del musical, le riconobbero un compenso aggiuntivo adeguato.

Se vi esibite gratuitamente in favore di organizzazioni benefiche, fate benissimo: basta che queste dimostrino di usare bene il ricavato di un vostro concerto.

Per tutto il resto comportatevi da professionisti e fatevi pagare come professionisti, non sentitevi in imbarazzo se chiedete semplicemente il giusto riconoscimento del vostro lavoro.

Usate bene i vostri talenti, metteteli al servizio degli altri, perché un vero artista, come un qualsiasi altro lavoratore, deve pensare di fare qualcosa per il prossimo, quando presta la propria opera, ma i talenti devono anche fruttare qualcosa per voi.

I musicisti rendono il mondo più bello, perché, anche se è vero che molti pensano, erroneamente, che la musica, come del resto l’arte e la cultura in generale, sia superflua, poi gli stessi non sanno immaginare un mondo senza di essa. Fate dunque che gli altri attribuiscano il giusto valore a voi musicisti che la create, che la eseguite, che la diffondete, perché, per dirla con le parole di un celebre spot pubblicitario, “anche voi valete”.

8 commenti su “Quando la musica e’… impagabile…

  1. Sì è vero, ogni prestazione lavorativa ha diritto al suo giusto compenso. Musicalmente sto collaborando solo con bande di paese di piccole dimensioni e il compenso, o meglio il rimborso spese, lo lascio direttamente stabilire da loro, essendo esigue le loro disponibilità. La musica purtroppo non è comunque il mio lavoro principale e con un altro gruppo nel quale mi diletto a suonare, formato da due bancari e altri due insegnanti come me, ci accontentiamo di vitto e alloggio che sono comunque sempre dignitosi. Delle due realtà musicali che ho descritto la prima non potrebbe sopravvivere diversamente mentre col gruppo ci esibiamo a favore di amici per cui per quanto ridotto, quello che ricevo in cambio posso ritenerlo il giusto compenso.

  2. Caro Maestro, concordo su tutta la linea. E questo discorso vale anche per tutte quelle persone che ancora fanno lavori artigianali o con le arti manuali. Molti pensano che “fatto a mano” equivalga a “costa niente” non valutando la quantità di ore di lavoro e la perizia che occorrono per creare, ad esempio, un maglioncino ai ferri o ad uncinetto. Ci sono anche persone che svendono le loro creazioni, ma in questo modo sviliscono il loro lavoro e causano anche un grave nocumento a tutti i loro colleghi. Tutte le forme di arte ci insegnano cosa sono la bellezza e l’armonia: già soltanto questo giustifica la corretta remunerazione delle persone che con il loro talento contribuiscono a rendere migliore la qualità della nostra vita.

  3. Il nostro amico e Maestro Stefano Burbi afferma un principio ovvio: il musicista è un libero professionista che ha il diritto a percepire un adeguato compenso per la sua prestazione professionale.
    Il fatto che sia necessario affermare l’ovvio, sottintende che la realtà è altra. E in effetti siamo purtroppo in un’Italia che non mette i musicisti nella condizione di vivere dignitosamente.
    Eppure non solo, come correttamente ricorda Stefano, nessuno di noi potrebbe fare a meno della musica, ma tutti noi potremmo vivere nel
    Paese numero 1 al Mondo per la qualità della vita se lo Stato valorizzasse al meglio i nostri artisti.
    Magdi Cristiano Allam

  4. Aggiungo solo una cosa a quanto ho scritto sopra.
    La Medicina ha molta analogia con la Musica.
    E’ una Arte liberale come la Musica, cioè ci vuole passione e vocazione umana e morale.
    E’ una professione intellettuale, perchè il suo nucleo e’ la capacita dell’ intelletto nel avere empatia col paziente, nel conoscere il suo passato fisico e psichico, i suoi problemi presenti che vanno individuati e classificati, facendo diagnosi giusta, anche con mezzi che aiutano,e distinguendo le malattie ed individuando quella giusta e poi si puo impostare la terapia piu’ giusta secondo scienza e coscienza, per ottenere la guarigione, in piena liberta’ di giudizio e terapia.
    Il Musicista fa’ cose simili : conosce e ricorda il passato musicale a fondo, ne ricava impulsi e mosso dalla ispirazione del momento imposta una creazione di suoni e silenzi che interpretano e descrivono i suoi sentimenti per sollecitare ed arrivare con la composizione alla terapia dell’ anima, che aiuti tutti a vedersi e conoscere il proprio interiore ed a curarlo per ristabilire l’armonia col creato dell’ individuo e del mondo, che accarezzi l’ anima.
    Stefano e’ un terapeuta in questo senso . Le opere vanno riconosciute ed il merito ripagato.

  5. Concordo in pieno con Stefano. Un musicista è sempre un libero professionista,anzi il più libero di tutti.E la musica e la cultura in genere sono una componente essenziale dell’umanità , dell’animo umano.Il giusto compenso è quello che da’ dignita’ e valore alla sua opera ed impegno. Che poi il compenso sia più o meno grande a seconda della richiesta del pubblico. della fama, degli incassi, e’ un qualcosa in piu’, giustificabile.
    Se poi si vuole fare una prestazione gratuita per una buona causa, come contributo tangibile ad essa , è solo una scelta personale meritoria.
    Soprattutto in questo mondo venale e dominato dall’economicismo, cio’ che non si paga si considera di poco valore e senz’altro non da dignita’ e riconoscimento. E’ piu’ facile che i beneficiati si lagnino perche’ pensano di avere pagato troppo, piuttosto che si lagnino perche’ non hanno pagato nulla, e certo non ti incensano in giro. Piuttosto ti mandano chi vuole approfittare della gratuita’ ,come certi furboni che ho avuto anch’io.
    Certo ci sono calciatori che guadagnano milioni all’anno. Quando mai avete sentito cifre simili per chirurghi o medici che salvano vite, o per altri professionisti grandi e piccoli o artisti non star ,non pubblicizzati o con mega contratti anche pubblicitari ?
    Queste sono degenerazioni del sistema show business.
    Ma per tutti , musicisti compresi che fanno bene la professione che hanno scelto ,per vocazione e capacita’ ed impegno vale il giusto compenso, quello in piu’ viene con la fama e i riconoscimenti, per riconoscere appunto il talento, e anch’ esso e’ giusto.
    Nessuno,ne prete, ne’ medico, ne’ musicista,ecc. vive di sola gloria o di divina missione,
    come anche i primi apostoli ci insegnarono,lavoravano nelle Comunita’ per non essere di peso e traevano sussistenza da questo,pur confidando nella Provvidenza.
    Non chiederei mai ne’ a Stefano, ne’ ad altri di esibirsi gratis, neanche per una buona causa, magari gli offrirei il poco che si raccoglie, poi sara’ Lui a decidere .
    Al massimo gli chiederei di dirigere gratis il coretto nostrano di ‘Tanti auguri’ per il compleanno di Magdi, se lui vuole,ovvio…
    Ma come vedete sarebbe comunque cosa poco dignitosa.

  6. Condivido totalmente!!! Ogni spettacolo, che sia musicale, teatrale o di danza, è frutto di ore ed ore di lavoro, di impegno, di sacrificio…logicamente deve essere compensato, non si può regalare il frutto di tanto lavoro. Il fatto che lo spettacolo doni ore di piacere, non significa che gli artisti offrano gratuitamente e superficialmente il loro tempo. Certo…gli applausi e il riconoscimento sono gratificanti, ma non bastano a dare valore meritorio agli artisti. Grazie maestro Stefano

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