“Solo se berrete al fiume del silenzio voi potrete cantare per davvero. E solo quando avrete conquistato la cima del monte, solo allora avrete cominciato a salire”
Khalil Gibran (1883 – 1931)

Contrafforti di templi scolpiti dal vento impietoso della cima
Sentinelle immobili di ghiaccio e di cristallo
Austere dominatrici di celesti spazi
Limpidi e immacolati
Petrigni a picco
Abissi di luce
Bastioni possenti
Minacciosi
Creste altere
Scarica di scogliere e denti aguzzi contro
L’azzurro cupo del cielo
Raggi impietosi e superbi
Abbagliano estatici il profilo della vetta
La sferza incessante di nuvole di piombo
Cariche di pioggia
Modella come creta splendente le nude spalle del gigante
Chiostri di monti intorno intonano il coro solenne
Di processioni valligiane
Intrise di pietà e di dolore
Spezzato è il cuore della montagna
Da crepacci infernali
Precipizi
Templi dell’umana paura
Duri passi
Filastrocche di respiri affannosi
I boschi dormono
Inchinati al sublime letargo delle stelle
Coperti di insistenti coltri
Gelide
Bianche
Luccicanti
Il silenzio delle rupi mormora
Antiche cantilene di preghiere
Cime umili e forti
Eccelse ancelle di umana solitudine
Animano di punte i tempestosi orizzonti
Emozioni fiorite in un severo istante
Di ascesa
Al tempo estremo della vita

Ghiacciai, soli d’argento, madreperla dei
flutti, cieli
Di brace!
(Arthur Rimbaud)

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

1 commento su “Contrafforti

  1. Il nostro pianeta è sottoposto a leggi fisiche universali sicuramente influenzate dalla presenza dell’uomo e dall’impatto di molte sue attività. Il livello di queste influenze non è certo sia paragonabile agli effetti della logica fisica che governa le galassie . E’ comunque auspicabile da parte nostra un utilizzo intelligente delle risorse energetiche del pianeta in modo da poter bilanciare scompensi causati da eventi esterni del cui impatto sull’economia del pianeta non è assolutamente definibile la dimensione gestibile dall’uomo…

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