No arte no party…

Se amate il politicamente corretto, vi prego, astenetevi dalla lettura di questo mio articolo: ve lo dico subito. Credetemi, non sono permaloso, non mi sentirò offeso se preferirete ignorarmi, oggi, e spero solo che mi rileggerete la prossima volta, dopo avere saltato questo giro.

Bene, se siete arrivati a questo punto, vuol dire che avete deciso di continuare la lettura, ma non dite poi che non vi avevo avvertito.

In questi ultimi tempi, ad ogni livello, impera la moda di lodare il pauperismo, come se gli sforzi del mondo non dovessero essere indirizzati a far sì che ci siano meno poveri, o, meglio ancora, non ce ne siano più affatto, ma piuttosto a fare diventare tutti più poveri, senza distinzioni, cambiando così in peggio le condizioni di tutti.

Purtroppo c’è un piccolo particolare che dimenticano le anime belle che difendono strenuamente questo atteggiamento culturale: se fossimo tutti in miseria, che mondo sarebbe?

Chi ha viaggiato in aereo, sa benissimo che gli assistenti di volo, prima del decollo, al momento di istruire i passeggeri sulle procedure di emergenza, nel malaugurato caso di un’improvvisa depressurizzazione dell’abitacolo durante il viaggio, raccomandano di indossare la maschera ad ossigeno prima di aiutare gli altri in difficoltà, perché, è risaputo, se non respiri più e svieni, o addirittura muori, non potrai più aiutare nessuno. Chiaro, no?

Chi non è a favore della lotta alla fame, della salvaguardia dell’ambiente, della difesa del diritto di tutti ad avere una vita dignitosa? Anche l’attore Leonardo Di Caprio ha esortato dal palco di Hollywood, la notte degli Oscar, ad avere comportamenti ecologici, tuonando contro chiunque inquini, dimenticandosi, che, nel suo piccolo, anche lui con i suoi viaggi in aereo privato, che forse proprio “verde” non è,  rilascia di fatto la sua brava dose di sostanze inquinanti nello stesso ambiente che vorrebbe difendere, ma solo a parole, che fa tanto chic.

Molti accusano la Chiesa di avere speso troppo per se stessa e poco, troppo poco per i poveri, soprattutto in passato. Ma potremmo rimproverare Papa Giulio II, che, con la commissione degli affreschi della Cappella Sistina, rese, sì, ancora più ricco Michelangelo Buonarroti (morto a 89 anni con un patrimonio pari al valore degli odierni 8 milioni di Euro),  ma ha anche innegabilmente regalato un tesoro inestimabile a tutta l’umanità?

Pensate che Firenze sarebbe la stessa senza la miracolosa cupola di Brunelleschi, che certamente non è stata costruita con due lire? E Pisa sarebbe meta di turisti senza la sua meravigliosa Piazza dei Miracoli? Ed il Vaticano?  Credete veramente che i suoi sontuosi musei ed i suoi magnificenti giardini siano stati uno spreco?

Per non parlare della musica, che da sempre accompagna solennemente le funzioni religiose: senza la Chiesa e senza i suoi investimenti, oggi non esisterebbe la musica sacra dei grandi maestri del passato.

Certamente ai tempi di Lorenzo de’ Medici i poveri esistevano, eccome, ed erano più numerosi di adesso: però il Magnifico, non per questo rinunciò a finanziare l’arte e gli artisti, in ogni campo.

Non di solo pane vive l’uomo: del resto sono parole del Vangelo, anche se l’indotto procurato dall’arte è economicamente rilevante e produce ricchezza, l’unico vero antidoto alla povertà.

Se nessuno avesse pagato Mozart per scrivere musica, credete che lui sarebbe stato così prolifico e che avrebbe scritto comunque per se stesso, come molti ingenuamente credono?

Verdi e Puccini non mettevano una nota su carta senza un congruo anticipo sull’onorario per la creazione di una nuova opera, ma questo non li rende ai miei occhi uomini venali, soprattutto se si pensa che Verdi costruì a sue spese la Casa di riposo per musicisti senza nessun tornaconto, dal momento che volle che fosse inaugurata solo dopo la sua morte per evitare ogni possibile accusa di vanagloria:

Così il Maestro scriveva all’amico Giulio Monteverde:

“Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano
per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero
da giovani la virtù del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita!
Credimi, amico, quella Casa è veramente l’opera mia più bella.”

Un esempio di generosità senza nessun autocompiacimento e soprattutto senza nessun irritante atteggiamento “buonista”, ma un atto concreto fatto a proprie spese (e non a quelle degli altri, perché per questo siamo tutti bravi…).

L’arte ha un costo, perché se è vero che la musica, il teatro, la pittura, la scultura, la poesia, sono per tutti, è altrettanto vero che non possono essere fatti da tutti.

Il mito dell’artista grande e povero è assolutamente da sfatare: lo stesso Mozart, che tutti pensano morto in miseria, anche in considerazione del fatto che la vedova avesse scelto per lui un funerale di terza classe con una sepoltura in una fossa comune, in realtà aveva un reddito annuo pari circa agli attuali 80.000 Euro di oggi, e le sue difficoltà economiche, documentate peraltro nel suo Epistolario, dipesero solo dalla sua mancanza di propensione al risparmio.

E’ vero che l’Arte non è mai (o almeno non dovrebbe essere mai) fine a se stessa, e produce sempre e comunque effetti benefici concreti.

Ci sono artisti che, attraverso i loro proventi, fanno beneficenza lontani dai riflettori e dal clamore dei media, scegliendo così un bel modo di restituire alla società parte di quello che hanno ricevuto dalla vita in termini di talento e fortuna.

Ma comunque il lascito rappresentato dalle opere dei grandi artisti, in ogni campo, anche di quelli che sono stati meno generosi in vita, indubitabilmente arricchisce tutti.

Un’Italia senza Michelangelo, Leonardo, Verdi, Rossini, Puccini (solo per citare qualche nome),

un’Italia senza il Duomo di Milano, gli Uffizi di Firenze, gli affreschi di Giotto, Piazza San Marco di Venezia con la Basilica ed il Palazzo Ducale, non sarebbe la stessa e forse sarebbe davvero solo “un’espressione geografica”, come disse con disprezzo il Metternich più di due secoli fa: l’arte è un investimento a lungo termine, mai uno spreco, ed è anche un’arma potente contro la povertà.

Basta saperla usare.

2 commenti su “No arte no party…

  1. Abbasso l’ipocrisia, caro Stefano! Quanta verità nelle tue parole. L’eredità forse è la forma di ricchezza più redditizia. Fornisce un rientro infinito in termini di guadagno rispetto al costo, oneroso, della sua realizzazione. Perciò ben vengano le spese per l’arte. Ne fruiremo per l’eternità.

Rispondi a Davide Maria Rosario Ficarra Annulla risposta

error: Questo contenuto è protetto