Se viene il poeta
Regalagli un frammento dell’anima
Lascia per un momento la corsa della tua giornata
L’affannosa ricerca che ti affligge
Segui l’esile danza delle parole
Intorno all’eterna
Ingannevole illusione del sogno
Intreccia il pensiero ai contorni
Di una ghirlanda profumata di glicine
Sulla chioma dorata di una fanciulla
Sentirai arrivare nell’aria la primavera
Godrai del colore vivo dei fiori di campo
Ascolta l’armonia del suo canto
Gli occhi rivolti al cielo
Cammina con lui nel bosco dei sentimenti
Ammira i colori del tramonto
L’arcano disegno delle stelle
Senti l’umida brezza delle cascate
Cornice regale dell’arcobaleno
Oltre il profilo della baia
Apri le tue ali
Alla pace degli oceani
Al fuoco infinito dei tramonti
Al perenne bagliore delle nevi
All’austero profilo delle vette
Accogli l’invito alla pietà
Sorridi come sanno fare i bambini
Rivivi il giovane ardore dell’amicizia
Visita gli angoli bui della sofferenza
Della sete e della fame
L’aspro dolore della miseria
Non lasciarti prendere dall’euforia della festa
O mortificare dall’onta della sconfitta
Dall’arrogante seduzione della menzogna
Riconosci dietro l’indifferenza della gente
La luce nascosta dell’amore
Il raggio salvifico della bellezza
E forse troverai
Il senso vero di questa esistenza
L’eccelso sostegno della speranza
Nel tempio solitario della preghiera
Socchiudi
I tuoi occhi stanchi
Togli la maschera del giorno
E congiungi le tue mani
In solenne
Umile preghiera ume

La poesia abita misteriosamente nelle parole, come l’anima dentro il corpo.
(Raul Aceves)

Foto di copertina: “Gondola a Venezia” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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