Andrò a votare centrodestra perché condivido la maggior parte del Programma. Anche se non riusciranno a realizzarlo pienamente, è senz’altro la coalizione più affidabile

Il prossimo 25 settembre andrò a votare, perché oltre ad essere un mio diritto è prima di tutto un mio dovere. Anche se, vista l’attuale situazione di incertezza internazionale, chiunque vincerà non avrà le possibilità di realizzare pienamente il proprio programma, ma, purtroppo, per mantenere una pseudo stabilità socio-politico-finanziaria internazionale, dovrà adeguarsi alle volontà dei poteri forti e dei burocrati europei ed americani.
Per chi votare? Senz’altro non per la sinistra che, nonostante governi da decenni pur non essendo stata votata, ha un programma che non mi rappresenta in tutti i sensi.
Non per il terzo polo che non è altro che una congregazione creata da Calenda e Renzi per avere i posti assicurati nel prossimo parlamento, cercando di continuare a portare avanti le politiche distruttive degli ultimi anni, compresa quella di Draghi.
Non per il movimento Cinque Stelle che non ha né capo né coda, considerato che dovevano cambiare tutto e alla fine non hanno cambiato nulla, anzi sono diventati parte del sistema.
Non voterò tutti quei partiti di protesta, antisistema perché oltre al fatto che non si sa se arriveranno al limite previsto per accedere al parlamento, sono solo distruttivi, senza proposte propositive; votare loro come peraltro votare la sinistra, è un suicidio.
Andrò a votare centrodestra, prima di tutto perché condivido la maggior parte del programma, e in subordine perché i partiti che lo compongono sono sempre stati parte della mia cultura politica. Anche se non riusciranno, come detto all’inizio a realizzare pienamente i loro programmi, sono senz’altro più affidabili di qualsiasi altra compagine politica.
Votando in massa centrodestra, permettendo così una loro vittoria, abbiamo finalmente la possibilità di eliminare l’influenza dominante del Partito Democratico, che nonostante non abbia mai vinto ha quasi sempre governato. Se dal risultato ci sarà ancora incertezza politica senza vincitori ci ritroveremo Draghi e lo stesso Partito Democratico a governarci. Sono sicuro di voler dare ancora una possibilità di governo al centrodestra senza se e senza ma. Bisogna dare l’opportunità al centrodestra di governare con un’ampia maggioranza e vedere cosa sono capaci di fare. Se anche questa volta falliranno per litigi o altro, vorrà dire che non ci sarà più speranza e a quel punto forse mi convincerò a non andare a votare.

2 commenti su “Andrò a votare centrodestra perché condivido la maggior parte del Programma. Anche se non riusciranno a realizzarlo pienamente, è senz’altro la coalizione più affidabile

  1. Il mio amico da quattordici anni Antonello Cattelan parla con la sincerità e la schiettezza di chi deve far quadrare i conti, individuando le certezze del presente più che rincorrendo le speranze, con il rischio che si rivelino velleità, del futuro. Le sue parole vanno ascoltate e considerate attentamente.

  2. Non andrò a votare semplicemente perché proprio quel giorno sarò nel Salento in occasione del matrimonio di un mio nipote. E’ semplicemente assurdo che si possa votare solo nella giornata del 25 settembre, una domenica di fine estate, nella quale molti italiani saranno ancora al mare o in montagna. Non è concepibile che, come in altre occasioni, non si possa votare anche il lunedì mattina, giornata lavorativa per molti, per cui temo che il partito vincitore di queste prossime elezioni sarà quello dell’astensione. Non seguo più i commenti sul tema delle prossime elezioni, in quanto, per quel poco che leggo sui giornali (in vacanza non ho la TV per scelta), sembra di sentire da tutti i soliti protagonisti, di destra, di centro e di sinistra le solite vacue promesse irrealizzabili in un momento drammatico come l’attuale. Se fossi stato a Milano sarei sicuramente andato a votare un po’ per scrupolo, un po’ perché, rinunciandovi, avrei dovuto accettare di conseguenza il programma dei partiti di un futuro governo senza avere la possibilità di criticarne le scelte, favorendo quella che Magdi definisce “denuncite”.

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