In un momento storico epocale, dai connotati sempre più surreali, la scelta elettorale assume un significato fondamentale, ma esclusivamente sul piano personale, secondo me.
Quello che importa, a mio avviso, non è il risultato istituzionale del voto, ma l’obbiettivo individuale che ci prefiggiamo.
Oggi andiamo a votare per due ragioni distinte.
A) Per influire sul quadro partitico che dovrà governare, ovvero per la scelta della nuova classe dirigente;
B) Per scegliere le persone, le ideee ed i programmi che corrispondano, sul piano valoriale, ai nostri ideali.
Le due opzioni sono incompatibili fra di loro.
Per aderire al punto A), infatti, occorre fare valutazioni sul “male minore”, nei confronti della classe politica che è stata ed è tuttora parte integrante del sistema.
Come è chiaro a tutti, ormai, Meloni compresa.
Ho sentito coloro che propendono per questa scelta usare l’epressione “voterò tappandomi il naso”. Mi pare che non necessiti aggiungere altro.
Per aderire al punto B), al contrario, non serve avere certezze di risultato istituzionale, non importa se i destinatari del nostro voto ce la faranno o meno a passare o se, quand’anche passassero, non fossero assolutamente in grado di influire sulle decisioni parlamentari.
Non è questo che conta. Conta dare fiducia, conta continuare a credere, conta avere una ostinata speranza. Dobbiamo essere certi che, da qualche parte, prima o poi, possa aprirsi una breccia.
Oltre a ciò, poiché, come si capisce, questa seconda è la mia scelta, aggiungo un paio di motivazioni personali, che mi spingono a votare uno dei piccoli partiti antisistema.
Innanzitutto, sento un dovere di riconoscenza verso chi, quando ci trovavamo nel bel mezzo del guado, ci ha sempre correttamente informati, supportati, consigliati ed incoraggiati.
Inoltre, penso che sia giusto premiare chi, contro tutto e contro tutti, è riuscito, miracolosamente, a raccogliere un numero improponibile di firme, in pieno mese di agosto.
Per questi motivi, risultando il mio un voto “inutile” per la effettiva costituzione del prossimo governo, ho usato la felice espressione di un mio caro amico, che ha definito questo tipo di voto una “astensione votante”.
Apprezzo la scelta di Stefania Celenza di un “voto di testimonianza” in segno di gratitudine nei confronti dei soggetti politici cosiddetti anti-sistema che hanno manifestato coerenza e caparbietà nel difendere dei valori e la causa che condividiamo.