Ritengo che si debba votare. Ma il dubbio c’è sul “suffragio universale” perché in una società in agonia la manipolazione di massa che inculca la paura la rende sottomessa

Votare o non votare? Ritengo che in linea di principio si debba votare ma osservando e vivendo la “parabola sociologica discendente” che la nostra società sta percorrendo alcuni dubbi mi sorgono.
Votare? Sì. Ma il voto di una società prevalentemente inconsapevole dei suoi gesti mi fa sorgere anche un’altra perplessità sul “Suffragio universale”. Può sembrare estremista questa mia considerazione ma analiticamente rimane faticoso accettare che una società predisposta alla manipolazione di massa possa esprimersi coscientemente per il bene della propria Nazione. Il commercio del voto è un altro fattore che mi fa riflettere. Sempre esistito ma oggi con una società in agonia ha raggiunto livelli anti-etici sorprendenti. Anche in questo caso la massa manipolata crede in ciò che non otterrà mai. Dopo il voto sarà orientata a doversi occupare delle “paure” che gli faranno dimenticare le promesse fatte. Una società impaurita dalla realtà costruita da chi governa è una società sottomessa.
Per concludere questa mia brevissima riflessione esamino la manipolazione che viene fatta sulla massa dal gruppo di potere che sta sponsorizzato Calenda. Un soggetto che prima della campagna elettorale poteva viaggiare su percentuali che forse toccavano il 2%. Ma la sua sovraesposizione mediatica accanto a partiti a due cifre, probabilmente porterà la massa verso di lui cambiando la percentuale e magari le vere intenzioni. Quindi un sistema, quello del voto, articolato, che purtroppo contamina una società già gravemente malata dove, sfortunatamente, un sano astensionismo non sortirebbe obiettivi utili ad un cambiamento.
Ricordo solo che la forma di avvicendamento al potere più comune a livello globale è con modalità “colpo di stato”. Niente di drammatico in molte aree geografiche, considerando che in “Occidente” le dittature non sono stati degli “incidenti sociologici” ma delle “necessità sociologiche”.

1 commento su “Ritengo che si debba votare. Ma il dubbio c’è sul “suffragio universale” perché in una società in agonia la manipolazione di massa che inculca la paura la rende sottomessa

  1. Non possiedo sicuramente le conoscenze di geopolitica del professor Fabbri ma comprendo il pericolo rappresentato da una folla di elettori facilmente manipolabile dai gruppi di potere attraverso i mezzi di comunicazione di massa nel caso del suffragio universale e della situazione Italiana.
    Verrebbe da pensare che la sua visione politica sia per un sistema elettorale dove votano solo “gli eletti” ma non credo che sia quello che vuole farci capire.
    Nel corso della nostra storia siamo passati attraverso sistemi elettorali che prevedevano dapprima il voto solo per i maschi dei ceti abbienti, poi sempre solo per i maschi che sapessero leggere e scrivere, per arrivare poi, se non sbaglio al voto per tutti i cittadini di sesso maschile ed infine al suffragio universale che permise l’espressione del voto anche alle cittadine di sesso femminile.
    Queste modifiche al sistema elettorale hanno viaggiato giustamente insieme alla crescita dell’istruzione nella popolazione italiana.
    Il rischio consiste nel fatto che, nel corso degli anni, la popolazione italiana da istruita è diventata conformista, scegliendo la più facile strada del lasciare agli altri la briga di decidere.
    Secondo me per evitare il “pericolo” rappresentato dal conformismo l’unica soluzione è quella di ripartire dall’istruzione, ovvero da quello che viene proposto nella scuola alle nuove generazioni.
    L’attuale proposta di educazione civica all’interno del programma scolastico è però il peggiore modo per formare generazioni costituite da persone in grado di decidere il proprio destino autonomamente in quanto gli argomenti che, almeno nella mia scuola, sono i più gettonati per la realizzazione di questo insegnamento riguardano i diritti delle donne, l’accoglienza e l’agenda 2030.
    Rivoluzionare totalmente il sistema scolastico attuale riscrivendo completamente le indicazioni ministeriali su molti insegnamenti e almeno sull’educazione civica, che deve ritornare ad essere uno studio della nostra carta costituzionale, è il più lungo e difficile itinerario che possiamo scegliere di percorrere, ma gli italiani, che prima sono stati, forse, fatti e poi sicuramente distrutti, possono essere nuovamente rifatti solo attraverso la rivoluzione culturale, ma non quella di maoiana memoria.
    Fare diversamente o, peggio, non fare, rischia veramente di farci precipitare verso il baratro di un colpo di stato, purtroppo.
    Nel breve periodo, visto che il percorso educativo è di lunga durata, bisognerebbe che si potesse ritornare ai comizi in tutte le piazze anche dei più piccoli comuni, come avveniva ancora quando ero bambino e togliendo del tutto la politica dai mezzi di comunicazione di massa, rendendo così i candidati maggiormente responsabili davanti agli elettori, ma questa è solo utopia, purtroppo, in quanto si griderebbe subito alla violazione della libertà di stampa.

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