La rappresentanza letteraria dello “spirito italiano”

Nelle prime prove in cui si misura col problema critico di giustificare con oggettività la propria intuizione sentimentale della grandezza di Giacomo Leopardi, De Sanctis avvicina la figura del Recanatese a quella di Manzoni, poeta eccellente ed esemplare.

 

Il critico li inscrive entrambi all’interno di una sorta di “scuola” poetica intermedia tra quella religiosa e quella scettica, in cui i due poeti, diametralmente opposti quanto a orientamenti ideologici e configurazione complessiva della loro reciproca personalità, si incontrano in una sorta di funzione di “rappresentanza” letteraria dello “spirito italiano”.

 

Indicando, in tal senso, i due poeti come “classici” della tradizione letteraria italiana, e sottolineandone la grandezza, De Sanctis aderisce al metodo interpretativo classicistico tipico del purismo, per cui si valuta il valore letterario e artistico di un’opera, nella misura in cui essa ha contribuito, nella storia, alla formazione di una coscienza patriottica italiana.

 

Proprio in nome di questa tradizione Leopardi, autore dai panorami mentali e dalla visione del mondo diversa da quella del De Sanctis degli anni giovanili, poteva essere giustificato letterariamente e poeticamente.

 

L’entusiasmo che il poeta sente nei confronti della patria e il sentimento patriottico che esprime nelle sue canzoni giovanili e che il critico sente profondamente vicino, è quell’elemento che De Sanctis tiene in conto per attivare un suo primo tentativo di contestualizzazione e d’inquadramento storico e universale della poesia di Leopardi

 

È chiaro comunque che si tratta pur sempre, in questo caso, di soluzioni provvisorie e concilianti del problema dell’interpretazione su Leopardi. Le successive maturazioni consentiranno al critico di elaborare, all’interno degli stessi corsi di lezioni relative alla sua prima scuola napoletana, considerazioni molto più approfondite ed essenziali.

 

È necessario che De Sanctis si muova oltre e conquisti ideologicamente un senso più concreto dell’approccio critico-interpretativo, allontanandosi dalle pregiudiziali di una cultura napoletana di tipo cattolico e reazionario. Fin qui si tratta di sforzi di superare l’impianto teorico e la sistemazione generale della storia della letteratura che il critico recupera dal modello europeo di F. Schlegel.

 

L’ordinamento complessivo della storia letteraria proposto da Schlegel soddisfa i fervori e si accorda con una visione del mondo e dell’esistenza di tipo spiritualistico.

Una visione, questa, sorretta dalla certezza fideistica di una prospettiva di progresso futuro, escatologica, che, al suo interno, non tollera contraddizioni, né ripiegamenti o ripensamenti morali, né debolezza o malinconici mancamenti, forte delle certezze del credo e della speranza in una “virtù” superiore che, attraverso il suo provvidenzialistico intervento nel mondo, ricompone ogni contrasto e risolve ogni “dubbio” di coscienza.

 

Leopardi, all’interno di questa visione, è originariamente riportato da De Sanctis a una matrice culturale settecentesca.

Secondo questo modello, egli è una figura poetica rappresentativa ed esponente di una scuola “scettica”, in cui Leopardi trova come suoi diretti corrispondenti poeti come Goethe o Byron, artefici, entrambi, di una poesia di “sofferenza”, d’angoscia, epigoni di una tradizione, di un indirizzo poetico la cui stagione s’è già conclusa,

 

                   ultimi termini di una poesia già esistita, perduta o decaduta.

 

Questa poesia manca di quei supporti ideologici che consentano di uscire dal doloroso conflitto dell’esistenza e risulta tanto scarsamente incline alla formulazione di messaggi ottimistici quanto, piuttosto, ordinata a una funzione di denuncia pessimistica e di registrazione sconsolata e rassegnata del “reale”.

 

È Manzoni che, d’altro canto, rappresenta, nella sua poesia, la felice sintesi tra religione e filosofia, capace di riannodare il futuro col passato e di risolvere il dramma umano, colto con piglio scientifico e analitico fin dall’interno della psiche dell’individuo, lungo un percorso teleologico di salvezza e di riscatto universale.

 

Parte della produzione artistica e letteraria dell’Ottocento pare a De Sanctis quella di un periodo estremamente decadente e in grave crisi.

Le forme impoverite e vuote della poesia celebrativa e di circostanza, quelle disperanti ed elegiache o sentimentalistiche di stampo più prettamente romantico non si atteggiano mai a una posizione risolutoria del dramma dell’esistenza.

 

L’adesione di De Sanctis alla tesi vichiana della fine della poesia, suggerisce al critico la condanna dell’arte moderna, spiegandola come atto e momento terminale ed estremo di un percorso storico che si conclude, nell’epoca presente, con l’avvento della speculazione teorica e della filosofia.

Quest’ultima annulla la poesia, la quale, invece, istituzionalmente nasce dalla religione e da una conoscenza immaginativa dell’uomo con la natura, il che è proprio dell’origine dei tempi.

 

Il fatto principale della poesia è l’ideale,

 

dice De Sanctis; e, in particolare, 

 

la lirica è l’ideale o l’infinito del sentimento sotto forme reali e finite.

 

Essendo stato bandito del tutto, oggi, l’elemento dell’ideale dall’uomo e dalla natura, l’uomo è appiattito inesorabilmente al livello prosaico della realtà.

Ogni manifestazione artistica che si incentri umanisticamente su di lui, risulta impoetica e poiché l’ideale è stato scacciato fuori della realtà e dal contingente, l’unica forma di poesia accettabile è quella religiosa.

2 commenti su “La rappresentanza letteraria dello “spirito italiano”

  1. Ogni epoca ha la sua privilegiata forma letteraria. Alle origini dell’umanità vi era la poesia, forma religiosa e intuitiva della conoscenza umana. Seguì la narrazione epica, ancora poesia ma in un contesto di narrazione storica.
    Nel medioevo, con Dante e Petrarca nacque la poesia psicologica. Nel Settecento si affermò il romanzo storico e psicologico. La poesia comincio a decadere già negli anni Settanta, con il decadere del sentimento verso la natura e modi di vivere più pragmatici. Oggi domina una letteratura thriller, che è una evoluzione della narrativa gialla. Il thriller non è soltanto una moda ma un modi di raccontare la vita odierna, fatta di complottismo e del sentimento narcisistico volto all’ orrido e alla crudeltà.

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