MAGDI CRISTIANO ALLAM: “La missione impossibile di Giorgia Meloni: gestire con alleati ostili un’agenda imposta dall’Unione Europea e dalla Nato, per fare bene ciò che Draghi avrebbe fatto meglio”

Riuscire a fare bene ciò che il Governo di Mario Draghi avrebbe fatto meglio. Questo è il più plausibile obiettivo del Governo di Giorgia Meloni che nasce oggi.
Sarà obbligatoriamente un Governo che dovrà gestire un’agenda i cui contenuti sono imposti dall’Unione Europea e dalla NATO.
Dall’Unione Europea tramite il cosiddetto “Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza”, noto con l’acronimo Pnrr, che corrisponde nella sostanza a un “Piano quinquennale” proprio dei regimi statalisti e propriamente comunisti, che fissa ciò che deve essere fatto, in modi e tempi prestabiliti, con denaro in gran parte nuovo debito che si aggiungerà al già esorbitante debito pubblico inarrestabile e inestinguibile, per completare la spoliazione della sovranità nazionale e la fagocitazione dell’Italia in seno al Nuovo Ordine Mondiale.
Dalla Nato tramite l’allineamento indiscutibile alla folle guerra imposta dalla grande finanza speculativa globalizzata che controlla gli Stati Uniti e l’Occidente, per scalzare dal potere il Presidente russo Vladimir Putin e impossessarsi delle ricchezze minerarie del più grande Stato al Mondo, dopo essersi assicurato il controllo delle ricchezze minerarie dell’Ucraina grazie alla complicità del Presidente-attore da cabaret-burattino prezzolato Volodymyr Zelensky, presentandola come la guerra del Bene contro il Male, del nuovo Hitler invasore russo contro un popolo eroico che difende la Patria, indifferenti al rischio sempre più consistente dell’esplosione della Prima Guerra Nucleare Mondiale che sterminerà l’umanità e devasterà il Mondo, a cominciare dall’Europa.

Basta guardare la foto-simbolo della Meloni, Berlusconi e Salvini al Quirinale dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per leggere nei loro sguardi che si evitano e nei loro volti tesi un clima da funerale più che di festa.
Il Governo Meloni ha tutti i presupposti per subire la stessa sorte del Governo Berlusconi del 2008, con la Meloni nei panni di Berlusconi e Berlusconi nei panni di Gianfranco Fini. Quel Governo aveva, come ce l’ha il Governo che nasce oggi, la maggioranza assoluta sia alla Camera sia al Senato. Eppure Berlusconi fu tradito e ruppe con il suo principale alleato, l’ex Presidente di Alleanza Nazionale, il 22 aprile 2010. Il suo Governo cadde formalmente dopo essere stato messo in minoranza alla Camera nella votazione sul rendiconto generale dello Stato l’8 novembre 2011; di fatto per un “colpo di stato finanziario e eurocratico” ordito dal Cancelliere tedesco Angela Merkel e dal Presidente francese Nicolas Sarkozy, con la connivenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente entrante della Banca Centrale Europea Mario Draghi.

È un Governo che si è sottomesso allo strapotere dell’Eurocrazia e della grande finanza speculativa globalizzata prima ancora di vedere la luce, assegnando i dicasteri cruciali a personaggi a loro graditi. A cominciare da Giancarlo Giorgietti, titolare del Ministero in assoluto più importante, Economia e Finanze. Pur essendo formalmente il vice-Segretario Federale della Lega ma di fatto il principale antagonista di Salvini, Giorgietti è stato voluto dalla Meloni perché imposto da Draghi. Di fatto Giorgietti, per ammissione di Salvini, non è un ministro in quota alla Lega, né potrebbe essere in quota a Fratelli d’Italia non facendone parte. La verità è che Giorgietti è in quota a Mario Draghi, che è a tutti gli effetti l’Eminenza grigia del neonato Governo, il Garante della Meloni presso gli ambienti finanziari e politici internazionali.
L’altro Ministro cruciale, quello della Sanità, Orazio Schillaci, medico e Rettore dell’Università di Tor Vergata a Roma, fu nominato dal suo predecessore, Roberto Speranza, a membro del Comitato scientifico dell’Istituto Superiore della Sanità, e ha condiviso tutte le decisioni prese durante la “pandemia di Covid-19” relative al “lockdown”, il confinamento degli italiani nelle loro abitazioni, all’obbligatorietà dei farmaci di terapia genica sperimentali fraudolentemente spacciati per vaccini, del lasciapassare denominato Green Pass e delle mascherine.


Nel nuovo Governo ci sono brave persone, ma non vedo uomini o donne giusti al posto giusto. A cominciare dal trio di comando.
Meloni, che oggi è impareggiabile nei testa a testa televisivi e nei comizi, ma non ha alcuna esperienza di amministrazione dello Stato.
Berlusconi, che a 86 anni, con un’insanabile frustrazione per ciò che avrebbe voluto e potuto ma che non ha fatto, con un incontenibile livore contro la Meloni che si permette di imporgli ciò che può e ciò che non può fare a lui che ha sempre comandato e impartito ordini, ebbene non vede l’ora di vendicarsi e di riscattarsi bruciando politicamente la Meloni e facendo cadere il suo Governo costi quel che costi.
Salvini, un leader destinato presto a soccombere per aver fatto precipitare la Lega dal 34 per cento alle Europee del 2019 all’8 per cento alle legislative dello scorso 25 settembre; a cui è stata negata l’ambita carica di Ministro dell’Interno per poter riproporre il teatrino della “caccia ai clandestini”, che l’aveva elettoralmente premiato nei 18 mesi del primo Governo Conte, da lui stesso fatto cadere dimostrando di essere un analfabeta costituzionale e un mestierante della politica.

Cari amici, nell’attività di un Governo le persone sono importanti, ma oggi, a prescindere dalla bontà o meno delle persone, il problema è che siamo sottomessi alla dittatura della grande finanza speculativa globalizzata e siamo governati da un sistema di potere degenerato, nel contesto di una civiltà decaduta, una popolazione condannata a estinguersi, uno Stato collassato, una democrazia marcia, una Giustizia morta, un’economia devastata, una società destabilizzata, una sicurezza inconsistente.
Giorgia Meloni, al di là dell’efficacia retorica propria di un bravo politico, non ha i requisiti dello statista. È circondata da avvoltoi, sciacalli e cagnolini. Immaginare che lei potrà cambiare in meglio l’Italia, significa non avere il senso della realtà.
Non è un traguardo che si può conseguire facendo del proprio meglio per imitare il suo predecessore, Mario Draghi.
Per cambiare dalle fondamenta l’Italia e trasformarla nel Paese numero 1 al Mondo per la qualità della vita, così come meriterebbe, serve un vero e proprio terremoto politico, serve un miracolo, che potrebbero realizzarsi se ciascuno di noi crederà nella missione e darà il proprio contributo per il suo successo.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Sabato 22 ottobre 2022

7 commenti su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “La missione impossibile di Giorgia Meloni: gestire con alleati ostili un’agenda imposta dall’Unione Europea e dalla Nato, per fare bene ciò che Draghi avrebbe fatto meglio”

  1. Se vale il detto “che il buon giorno si vede dal mattino” allora non ci resta che sperare usando un altro detto: ” che Dio ce la mandi buona” perché l’unico cambiamento che percepisco è il fatto di avere per la prima volta nella storia della Repubblica un Presidente del Consiglio donna.

  2. Io, al momento, non mi sento di anticipare pronostici su quello che vedo come il compito di governo in assoluto più complesso e denso di insidie della storia della Repubblica. Il compito di Giorgia Meoloni, in questo momento, non è invidiabile. Il suo partito, fondamentalmente, ha raccolto il grido BASTA del popolo italiano, il quale, unito al peso enorme dell’astensionismo, ha suggellato il totale rigetto del governo Draghi e suoi derivati. Tuttavia, in beffa di ciò, Meloni si trova a governare con due simulacri di alleati che, al contrario, rappresentano, nell’immaginario collettivo, la totale continuità del governo dimissionario. Non credo ci sia niente di più difficile e direi quasi di spaventoso. Per questo, se mai, io, che non l’ho votata, mi sento di fare un tributo alla prima donna Presidente del Consiglio Italiano (dove sono le femministe, per celebrare questa bella conquista di un territorio maschile da sempre?), ad una donna giovane, che è partita da zero e che ha attraversato tutte le tappe della gavetta, nessuna esclusa. Ce la farà? Glielo consentiranno a lungo? Draghi tiene i fili delle sue azioni? Non so. Restiamo a vedere. Lasciamo lavorare questa piccola donna, in mezzo ad un branco di lupi. Abbiamo bisogno di credere nel cambiamento. Non voglio escludere che possa iniziare proprio da Giorgia Meloni.

  3. Carissimo Magdi, essendomi espressa più volte su questo argomento oggi non posso che condividere nel modo più assoluto ogni parola e ogni virgola della tua analisi. Mi chiedo se era così difficile da capire qualcosa che era evidente fin dall’inizio. Un perfetto esempio di gattopardismo, ovvero disponibilità con le parole ai cambiamenti nella consapevolezza che la continuità prevarrà sul rinnovamento. Esattamente come ha citato il nostro amico Davide Ficarra.

  4. Sono attenta alla comunicazione e, proprio poche ore dopo l’insediamento del nuovo governo, cui la televisione ha dato ovviamente ampio spazio, l’attenzione soprattutto dei tg e dei social era su Mario Draghi e sul suo intervento ( “miracoloso”….come è stato definito) in Parlamento Europeo.
    È solo un caso? Sinceramente non penso proprio.
    Penso, anzi, che sia un modo per prepararci ad una durata breve del nuovo governo e ad un ritorno del nostro “ salvatore “ che, però, se fino a quando ha governato ha goduto di libertà all’80 per cento, stavolta temo non avrà limiti anzi, pretenderà le nostre scuse per averlo messo nelle condizioni di allontanarsi, e sarà per noi il colpo di grazia.
    Tutto questo mentre si inneggia al fatto che a capo del governo ci sia finalmente una donna ( atteggiamento che, trovo, sia quanto di più offensivo per le donne stesse!).

  5. Dalla lista dei ministri abbiamo una doppia conferma che il Governo Meloni è la continuazione del Governo Draghi: il ministro dell’Economia Giorgetti e il ministro della Salute Schillaci. Il primo si può considerare direttamente in quota Mario Draghi avendo quindi quest’ultimo un ministro a differenza del quarto partito della coalizione e della maggioranza parlamentare con a capo Lupi che non hanno nessun ministro; il secondo è stato in sintonia con il ministro Speranza condividendone tutte le scelte. Qualcosa di nuovo è vero c’è ma rimaniamo sempre più un paese a sovranità limitata.

  6. Il solo aspetto oggettivamente interessante del neonato Governo di Giorgia Meloni è Giorgia Meloni stessa, in grado di lenire l’incessante misoginia istituzionale del nostro Paese. Il resto appartiene alla sfera pregiudiziale di coloro che accettano le logiche di sistema che governano l’Italia. Sia che appartengano al campo progressista, sia che appartengano a quello conservatore. La positività dell’operato di un Governo o di un Premier viene misurato, all’interno di questa sfera, esclusivamente se in sintonia o meno con le direttive di quei pochi che detengono il potere e la ricchezza mondiale. La disobbedienza a queste direttive significa anche rinunciare ad un eventuale benessere scaturito dall’operato di questo o quel Governo. I coloni americani non rinunciarono alla rivoluzione nel momento in cui Madre Inghilterra abbassò loro le tasse sul the e sulle spezie. Per cui, per ciò che mi riguarda, l’operato futuro del Governo Meloni sarà cibo per la cronaca quotidiana ma irrilevante sul piano personale.

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