Stupore
Contemplazione
Lode
Raccoglimento
Paura
Turbamento
Un velato soffio di preghiera
Prima del riposo dalla corsa del giorno
Eco degli inquieti spiriti della natura
Nascosti nei boschi della carne
Fra i muschi che colorano
Di giada le pietre del sentiero
Scende placida la sera
Ricordo consueto
Dell’ infanzia spensierata
Eco innocente
Dei canti bambini intorno al fuoco
Acceso nei prati della vacanza d’estate
Note che ti restano in corpo per sempre
Inizio di un lungo viaggio nell’anima
Luce soffusa di un fugace
Opprimente sospiro
Segno di antiche minacce
Preludio del sogno
Nobile araldo del mistero
Manto regale del cielo
Quando il crepuscolo annuncia
La grande attesa delle stelle
Memoria di arcani fantasmi
Quando del giardino variopinto
Di tutti i colori dell’arcobaleno
Arriva solo tenue e discreto
Il profumo intenso dei fiori
E i gelsomini timidi cominciano a dischiudere i petali della notte
Frammenti di passato
Schegge di remota nostalgia
Quando del mare lontano
Delle tempeste e dei naufragi
Si sente qui sommessa l’agonia dei flutti
Sulla battigia appena ristorata da un’agile brezza
Ansia
Odore di malinconia
Solitudine
È la paziente attesa del ritorno dalla pescata
È l’immobile sepolcro di tutte le emozioni
Di tutte le inutili angosce del mondo
Sentimenti smarriti per le vie della vita
È il silenzio solenne del vento
È il lamento delle foglie d’autunno
Sotto i passi sfuggenti della radura
È il rintocco distante di una campana
Dalla piazza deserta del borgo
È la sottile
Discreta
Tenera carezza di speranza
Che spegne adagio la fiamma dei pensieri
E li affida alla magia materna e
Incantata della notte
.
.
C’è nel giorno un’ora serena che si potrebbe definire assenza di rumore, è l’ora serena del crepuscolo.
(Victor Hugo)
.
Foto di copertina: “Il canto della sera” dal web
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.