STEFANO BURBI: “Come possiamo noi cantare?”

Una mia cara amica, che stimo molto, mi ha fatto notare ieri che in questi ultimi tempi tratto praticamente solo un argomento, il virus.
Ha ragione, c’è poco da fare, e non sarò certo io a negare l’evidenza, però… Sì, c’è un grande “però”.
A causa di questo virus, c’è qualcuno che si sta occupando di me e di tutti voi in modo invasivo ed asfissiante, rendendo impossibile ogni altro pensiero, facendo vacillare ogni certezza, costringendomi, almeno in questo momento, a mettere addirittura in dubbio l’opportunità di fare ancora musica, perché tutto pare davvero senza senso.
Credo sia gravissimo che questo sia accadendo, eppure è così: progetti davvero interessanti sono ancora nel limbo perché le incertezze a medio e a lungo termine rendono problematica, se non impossibile, ogni programmazione.
Senza voler proporre paragoni improbabili, la poesia di Salvatore Quasimodo, “Alle fronde dei salici”, rende bene il mio stato d’animo di adesso, nonostante io esorti all’ottimismo:


«E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento».


Ecco, un artista, oggi, si trova a dubitare se quello che fa, con tutto il cuore, abbia ancora un senso.
E’ un momento, poi passa e si deve andare avanti e non farci ridurre al silenzio, perché è il silenzio che è causa della mancanza di opposizione al male ed alle ingiustizie. Tacere è sbagliato. Parlare sarà forse inutile, ma almeno un giorno non si dirà che non si è cercato, in coscienza, di fare il possibile.

2 commenti su “STEFANO BURBI: “Come possiamo noi cantare?”

  1. Cambiamo il finale di Giorgio Bongiorno (2022)

    Nell’Apocalisse l’angelo giura che il tempo non esisterà più. È molto giusto, preciso, esatto. Quando tutto l’uomo raggiungerà la felicità, il tempo non esisterà più, perché non ce ne sarà più bisogno. È un’idea giustissima. Dove lo nasconderanno? Non lo nasconderanno in nessun posto. Il tempo non è un oggetto, è un’idea. Si spegnerà nella mente
    (Fëdor Dostoevskij)

    Cambiamo il finale di questa nostra storia
    Torniamo indietro di qualche passo
    Disobbediamo
    Non è vero che il destino sia segnato
    Non è vero che la deriva della sottomissione
    Obblighi a inchinarsi agli dèi degli inferi
    Al mesto banchetto dei corvi
    Sulle rive ghiacciate
    Di quell’amaro fiume del dolore
    Che accomuna
    La triste calca delle anime morte
    Basta non accettare le regole di questo tracollo
    Non essere proni a perdere il brivido
    Della fuga nel giardino della speranza
    E della nostalgia della vita
    Il desiderio di pace
    L’ansia dell’amore
    Stanno da sempre nelle nostre mani
    Il coraggio è saldo nei nostri cuori
    Non lasciamoci divorare dal tormento dell’odio e della vendetta
    Non lasciamoci condurre dalla schiavitù della carne
    Non lasciamoci catturare dagli artigli impietosi della tirannia
    Abbandoniamoci sereni al sicuro ristoro del risveglio
    Il sipario insanguinato di questa corsa
    Non può chiudersi sulla vergogna dell’illusione e della bugia
    Il vento della primavera deve farci tornare in alto
    Nel magico intreccio di nuvole rosate
    Dove l’aria è trasparente e limpida
    L’anima deve aprirsi alla consolazione del sogno
    Libera dalla arrendevole condiscendenza
    Lontana dalle fauci fameliche della menzogna
    Accompagnata da lacrime di giubilo
    Confortata dal mormorio del bosco
    E accarezzata dal nobile
    Soave profumo della verità
    ***
    Anche se sapessi che la fine del mondo è per domani, io andrei ancora oggi a piantare un albero di mele.
    (Martin Lutero)

  2. Difficile e arduo
    Caro amico mio
    Tessere le lodi dello sdegno
    Sul vessato pentagramma dell’esistenza
    Anche la nostra Musa
    Fugge da questa carneficina
    In cerca di coraggio
    per combattere la carestia di speranza
    Che affligge ancora questa nostra terra
    Saranno il fragore del nostro silenzio
    E la vergogna delle nostre grida
    Ad alimentare la dignità del nostro risveglio …

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