3 novembre 2022 – Cerco di seguire sempre con la massima attenzione gli editoriali di Magdi, illuminanti ma allo stesso tempo inquietanti proprio perché descrivono la realtà fattuale degli eventi e dei soggetti protagonisti. Soggetti, almeno alcuni, forse molti, che definirli devianti è riduttivo, considerato che la devianza è un fenomeno che può variare nel tempo e con riferimento al contesto dove il fatto (deviante) è considerato tale.
A differenza, invece, di un atto palesemente criminale, che seppur deviante per definizione resta comunque tale, cioè criminale, in ogni luogo e tempo; vedasi, solo per esemplificare, ma calza bene, gli esperimenti di Mengele e qualsiasi altro esperimento del passato e del presente su esseri umani non consenzienti.
Tuttavia, restando agli editoriali di Magdi, non sempre riesco a seguirli in tempo reale e questo probabilmente mi mette nella condizione, anzi, mea culpa, mi pongo nella condizione di arrivare con un certo ritardo nell’esternare talune mie modeste considerazioni.
Ebbene, da quando ha avuto inizio la guerra tra Putin e Zelensky – citati in ordine alfabetico così da evitare eventuali fraintendimenti, ma altrettanto non a caso cito i protagonisti e non i popoli che rappresentano –, nel nostro Paese si è incominciato a dibattere sull’opportunità o meno di inviare armi in favore del secondo, poiché ritenuto soggetto aggredito dal primo ed in diritto di difendersi.
E dunque, sia dell’uno che dell’altro schieramento – più su base ideologica che di sana cognizione – hanno fatto richiamo alla Costituzione sostenendo la violazione della stessa proprio perché col suo articolo 11 stabilisce che «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad uno ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
Non mi soffermo sulle ragioni degli uni e degli altri rispetto a tale dettato costituzionale, anche perché è mio modesto parere che in qualche misura si presta ad avallare le tesi un po’ di tutti; la prima parte da un verso, la seconda parte di indirizzo opposto.
Mentre a me preme porre all’attenzione un aspetto già emerso a partire col fenomeno pandemia – che come in molti avevano a loro spese anticipato e come sta emergendo man mano che trascorre il tempo, nel nostro Paese gestita volutamente ed artatamente sulla base di altri interessi rispetto alla tutela della salute individuale e collettiva –, e faccio riferimento al concetto di un Nuovo Ordine Mondiale, abominevole così come sembra palesarsi, ma che in realtà, seppur con una terminologia appena più mite, trova le sue radici all’indomani del secondo conflitto mondiale e proprio nei lavori preparatori della Carta costituzionale, a proposito delle discussioni che porteranno alla elaborazione dell’articolo 11 in premessa richiamato.
Infatti, era l’8 marzo del 1947, in Assemblea Costituente, nel prosieguo della discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana, quando il deputato Ugo Damiani (1899-1992), iscritto al Gruppo Parlamentare Misto, a proposito di condizioni di «reciprocità e di uguaglianza», nonché delle «limitazioni di sovranità necessarie ad una organizzazione internazionale che assicuri la pace e la giustizia fra i popoli», ebbe così ad affermare: “Potrà effettuarsi subito questa organizzazione? Non si vedono i lineamenti, nel momento presente, di questa determinazione, come fatto immediato, ma si può essere certi che questa organizzazione internazionale avverrà, perché è logica, perché è nella logica delle cose, perché è nella evoluzione naturale degli eventi, perché o il mondo si organizza in modo da essere retto da un Governo mondiale o il mondo andrà incontro alla distruzione, in quanto, se ci sarà una nuova guerra mondiale, questa si farà con le terribili armi che purtroppo la scienza ha creato in questi ultimi tempi e che non ammettono difesa alcuna. Noi dunque questa luminosa aspirazione l’abbiamo accolta, l’abbiamo interpretata, e l’abbiamo sintetizzata in un articolo e posta qui nella Costituzione come una gemma preziosa di questa legge fondamentale».
Non vado oltre, né mi slancio in argomentazioni ulteriori, eccetto offrire una sorta di sponda rispetto ai verosimili buoni propositi degli attori politici di ieri rispetto a quelli fortemente discutibili di oggi. Ognuno, se vuole, rifletta su ciò che accadeva oltre settant’anni fa all’indomani delle note catastrofi, e forse troverà per l’attuale situazione delle risposte più o meno convincenti, più o meno condivisibili, più o meno accettabili o deprecabili.
Grazie, Magdi, per il tuo sforzo fisico ed intellettuale. Ad maiora!