DAVIDE LEO, FEDERICO GONZATO, LAURA LOGUERCIO: “Sono 15 le navi delle ONG nel Mediterraneo, ma solo 3 sono attualmente in navigazione”

pagellapolitica.ti, 27 ottobre 2022 – Negli ultimi giorni sta facendo discutere l’atteggiamento del nuovo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nei confronti di due navi di organizzazioni non governative (Ong) attualmente in navigazione nel mar Mediterraneo con a bordo quasi 400 migranti, salvati dal naufragio. In una direttiva del 26 ottobre, il Ministero dell’Interno ha spiegato che sta valutando la possibilità di vietare l’ingresso nelle acque territoriali italiane alle due imbarcazioni, la cui condotta non sarebbe «in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale».

Le navi in questione sono la Ocean Viking, battente bandiera norvegese e gestita dalla Ong “Sos Méditerranée”, che il 26 ottobre si trovava nei pressi dell’isola di Lampedusa con a bordo 202 persone, e la Humanity 1, gestita dalla Ong tedesca “Sos Humanity”, vicina a Siracusa, con a bordo 180 persone. Il Ministero degli Esteri si è messo in contatto con le ambasciate di Norvegia e Germania per gestire la situazione.

La Ocean Viking e la Humanity 1 non sono però le uniche navi che si trovano nel Mediterraneo per salvare i migranti che cercano di raggiungere l’Italia e l’Europa. Secondo le verifiche di “Pagella Politica”, tra giugno e ottobre di quest’anno almeno 17 imbarcazioni, gestite da 14 Ong diverse, hanno effettuato salvataggi. Secondo i dati forniti da “Marine Traffic”, un database specializzato in analisi sui movimenti delle navi, alle ore 16 del 27 settembre 3 di queste imbarcazioni sono in navigazione nel Mediterraneo.

Le navi Ong nel Mediterraneo
A partire da giugno 2022, almeno 14 Ong hanno effettuato attività di soccorso in mare nell’area del Mediterraneo. Tra queste, oltre a “Sos Méditerranée” e a “Sos Humanity”, c’è “Sea Watch”, un’organizzazione tedesca attiva dal 2014. Come confermato a “Pagella Politica” dalla stessa Ong, al momento “Sea Watch” gestisce la nave Sea Watch 3. A fine settembre, la nave ha portato a Reggio Calabria oltre 400 migranti, ma in seguito è stata bloccata dalle autorità italiane e non è più potuta ripartire. Come riportato dal sito della Ong, a inizio agosto la Sea Watch 3 era stata sottoposta a un’ispezione per valutare il rispetto degli standard di navigazione e di sicurezza, che ha evidenziato alcune carenze. Una volta arrivata a Reggio Calabria, la Capitaneria di porto ha eseguito un ulteriore controllo e disposto il fermo amministrativo.

“Sea Watch” gestisce, in collaborazione con l’Ong britannica “Search and rescue relief” (Sarr), anche un’altra imbarcazione attualmente bloccata in un porto italiano: Aurora. Lo scorso giugno, dopo la sua prima operazione con cui sono state portate in salvo 85 persone al porto di Lampedusa, Aurora non ha ricevuto il permesso di ripartire da parte della Guardia costiera del Regno Unito e quindi è rimasta bloccata nel porto siciliano.

Intanto, “Sea Watch” sta comunque continuando le attività di pattugliamento con i mezzi Sea Bird, due aerei di monitoraggio che sorvolano i mari in cerca di persone in difficoltà. L’Ong sta inoltre raccogliendo fondi per attivare presto la Sea Watch 5, una nuova imbarcazione per il salvataggio dei migranti.

Un’altra organizzazione non governativa particolarmente attiva nel Mediterraneo è la spagnola “Open arms”, che al momento gestisce due navi di soccorso: la Open arms uno e l’Astral, una barca a vela battente bandiera britannica che opera come supporto alle operazioni di salvataggio e attualmente è ferma al porto di Badalona, in Spagna.

La Open arms uno è stata donata alla Ong spagnola a novembre 2021 dal filantropo argentino Enrique Piñeyro, da tempo impegnato con la Ong “Solidaire” nell’organizzazione di voli aerei umanitari e di soccorso, ed è stata ufficialmente presentata l’8 giugno scorso. Quattro volte più grande della vecchia nave Open arms, il 27 agosto scorso Open arms 1 è entrata nel porto di Messina, facendo sbarcare 99 migranti salvati nei giorni precedenti nelle acque del canale di Sicilia. Al 27 ottobre, secondo Marine Traffic, la nave si trova al porto di Barcellona.

Negli ultimi anni la Ong ha usato anche la nave Open arms, che però non è più attiva dal gennaio 2020 e al momento risulta ormeggiata nel porto di Burriana, in Spagna. Nell’agosto del 2019, l’imbarcazione è stata al centro del dibattito politico italiano, quando l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini (Lega) – attuale ministro delle Infrastrutture – ne aveva vietato l’ingresso in Italia, poi comunque concesso su disposizione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Per questa vicenda, da aprile 2021 Salvini è imputato con l’accusa di omissione di atti d’ufficio e sequestro di persona, poiché vietando l’attracco della nave aveva di fatto costretto 147 migranti a rimanere a bordo dell’imbarcazione per diversi giorni.

Altre navi Ong attive sono la “ResQ People”, dal 2021 gestita dalla onlus italiana “Resq” (e in passato dalla ong tedesca “Sea Eye” con il nome Alan Kurdi), attualmente nel porto di Napoli, e la Mare Jonio della Ong italiana “Mediterranea saving humans” ormeggiata a Trapani. Dalla Germania arrivano invece la nave Sea Eye 4, gestita dall’omonima Ong, che il 16 settembre ha fatto sbarcare a Taranto 129 migranti e attualmente è ancorata al porto di Burriana; la Rise Above della Ong “Mission lifeline” ora nel porto di Licata, in Sicilia; e la nave a vela Nadir di Resq ship, che si trova a Malta. La Imara di “r42-sailtraining”, che opera come imbarcazione di supporto, non è segnalata nel database di Marine traffic.

L’organizzazione umanitaria “Medici senza frontiere” opera invece con la nave Geo Barents, con bandiera norvegese, arrivata a Taranto il 22 ottobre con oltre 290 migranti a bordo e poi subito ripartita: al 27 ottobre risulta essere in navigazione nei pressi di Lampedusa. Il 20 ottobre, l’organizzazione umanitaria “Emergency” ha invece inaugurato al porto di Genova la nuova nave Life support: l’imbarcazione era usata per attività di supporto alle piattaforme petrolifere, ma è stata acquistata e ristrutturata dall’ong, e partirà per la prima missione di soccorso nelle prossime settimane.
È attiva nelle acque del Mediterraneo anche la nave indipendente Louise Michel, un’ex imbarcazione della Marina francese acquistata e decorata dall’artista Banksy, noto per le sue opere di street art. Il 1° ottobre la Louise Michel ha portato in salvo nel porto di Lampedusa 91 migranti partiti dalla Libia. Oggi l’imbarcazione si trova nel porto di Sagunto, in Spagna.

La nave Aita mari della Ong spagnola “Salvamento Maritimo Humanitario” è invece bloccata nel porto di Burriana, dove rimarrà almeno fino al 4 novembre a causa di ritardi e problemi burocratici con i permessi e le ispezioni di sicurezza.

Il ruolo delle Ong negli sbarchi
Al di là del numero di Ong attive nel Mar Mediterraneo, i migranti salvati dalle organizzazioni non governative sono una minoranza rispetto al totale delle persone che sbarcano nel nostro Paese.

Secondo l’ultimo dossier annuale sulle attività del Ministero dell’Interno, pubblicato il 15 agosto scorso, dal 1° gennaio all’11 agosto 2022 sono sbarcati in Italia 45.664 migranti, il 40 per cento in più rispetto ai circa 32 mila arrivati nello stesso periodo dell’anno precedente.

Di questi, 7.270, il 16 per cento, sono stati soccorsi dalle Ong, mentre i restanti sono stati soccorsi dalle autorità italiane, come la Guardia costiera, oppure sono sbarcati in territorio italiano in autonomia, grazie a barche e scialuppe di fortuna. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, ques’ultimo è il caso più frequente: dal 1° gennaio all’11 agosto 2022, 24.317 migranti, più della metà del totale, sono sbarcati sulle coste italiane senza il soccorso né delle ong né dalle autorità italiane. Questo dato è comunque in calo rispetto allo stesso periodo del 2021, quando i migranti approdati in Italia senza alcun soccorso erano stati 23.931, più del 70 per cento del totale.

Prima di concludere, sottolineiamo che di recente il ministro Piantedosi ha rilanciato la teoria secondo cui le navi Ong, presenti nel Mediterraneo, incentiverebbero le partenze dei migranti dal Nord Africa. Numeri alla mano, questa tesi sembra essere poco solida.

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