LA POESIA di Giorgio Bongiorno: “Spighe al vento”

Siamo come spighe al vento
In questo afoso pomeriggio d’estate
È ora di andare più lontano
Uscire discreti da quella sfera brillante di emozioni
Da immagini di maschere sfuocate
Da quei crepuscoli ancora affogati nella lunga calura
Partire come se nulla fosse accaduto
Senza volgere lo sguardo indietro
Come si fa quando è il cuore che piange
Avevamo sognato un mondo diverso da questo
Una scenografia irreale
Avvincente
Fatta di linee indefinite
Di specchi lucidi
Senza età
Senza alcuna nostalgia
Senza il consueto
Amaro dolore della rinuncia
Pareva allora che l’aroma secco
Insistente del giardino
L’intenso profumo del glicine
Giungessero fino al davanzale
Attraverso lo spesso manto d’edera
Dipinto sui muri ocra della casa
Potevamo solo cantare le note indifferenti del commiato
Quelle di tutti gli altri
Cancellare quei variopinti disegni di luce
Ignorare i gridi infantili del borgo
Dipingere con il fosco tratto della memoria
Quello che non sarà mai adesso
Raccontare a noi stessi
L’arsura del deserto
La passione dei sentimenti
Il sapore smorzato del tempo
La favola della fuga
L’estremo dono di quell’abbraccio
Il calore sopito dell’abbandono
La gelida stretta della resa
Nessuno saprà nulla
Della mesta melodia di questa fine
Della vacua solitudine della colpa
Dell’acre odore delle lacrime
Nessuno ricorderà l’intenso smarrimento
Di quell’ultima occhiata
Di domande inespresse
Di tenere esitazioni bambine
Di quell’angoscia soffocata
E di quel lieve inconsolato lamento
Nessuno

.

.

Foto di copertina: “Spighe al vento” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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