FRANCESCO BELTRAME QUATTROCCHI: “Contro l’analfabetismo scientifico degli italiani bisogna abbattere i muri tra ricerca e cultura”

2 commenti su “FRANCESCO BELTRAME QUATTROCCHI: “Contro l’analfabetismo scientifico degli italiani bisogna abbattere i muri tra ricerca e cultura”

  1. Grazie per le riflessioni Professore, ampiamente condivisibili. L’auspicio di una sempre più stretta collaborazione tra ambiti culturali e di ricerca è certamente un obiettivo a cui tendere, che però presuppone un radicale cambio di pensiero rispetto alla situazione attuale, in cui tutto è finalizzato al ricavo. Lo Stato italiano credo spenda nella ricerca pubblica ogni anno, la metà di quello che la sola Samsung investe, la dice lunga sul cambio di passo necessario al Paese ed alla sua politica .

    1. Apprezzo lo scritto del Professore e concordo in grandissima parte, sulle origini storiche della dicotomia cultura e scienza e sulla necessità di una alfabetizzazione scientifica popolare e soprattutto sulla proposta di recupero e collaborazione tra i mondi culturali.
      Faccio solo degli appunti. In Antico come dice bene il prof, non c’era questa dicotomia, perché tutto rientrava nella filosofia e l’osservazione del mondo era filosofia ‘naturalis’, concezione speculativa che stabiliva i parametri del Vero dalla fonte di origine, religiosa in primis (la Bibbia), speculativa filosofica poi (“l’ha detto Aristotele”..).
      La sperimentazione scientifica poi sdoganata da Galileo, era allora appannaggio di aruspici, alchimisti e cabalisti e maghi alla Paracelso, che era filosofo, Medico, Alchimista e mago, ecc. e presumibilmente sperimentatore della natura. Con Galileo nasce il metodo sperimentale e scientifico codificato ed attuale. Da qui scienza e fede come scienza e filosofia e cultura in genere, si dividono per procedere in campi pratici di diverso livello e metodo.
      Perdendo però la visione dell’Uomo nella sua interezza e nel suo sviluppo dialettico e non dogmatico. La filosofia non è più ‘naturalis’, come la scienza non è più la pietra filosofale.
      L’epistemologia su cultura – ricerca è filosofia applicata di cui faccio credito al Professore purché atto pratico.
      Un rilievo vorrei farlo su Quark, sulla divulgazione scientifica di Piero Angela.
      Giornalista, probabilmente massone, a cui però riconosco molti meriti di alfabetizzazione scientifica e non solo, come dice il Prof. Ma obietto che un divulgatore scientifico dovrebbe essere scienziato lui stesso (vedi Zichichi), cioè usare il Metodo scientifico anche nella divulgazione, perché la Scienza e non la scienzah, vive di sperimentazione e confronto e non di dogmi e certezze più o meno interessate. Abbiamo visto la sua posizione sulla pandemia ed i vaccini travisati, in realtà sieri genici, che doveva ben conoscere, mentre si accodava alla scienzahhh. Perché la Scienza vera non è montagna immutabile, certa, ma vulcano in eruzione continua, mutevole e quindi in continuo rimaneggiamento, dove il dogma non dovrebbe nemmeno essere pensato.
      Rivolgersi alla scienzah “ufficiale”, senza tener conto di posizioni diverse, con confronti e precauzioni, non è più né ricerca né divulgazione di conoscenze probabili, ma divulgazione di dogmi inamovibili, perché l’ha detto la TV o Piero Angela, lui che non era nemneno laureato.
      E la divulgazione pro vaccini senza confronto è dogmatismo anti scientifico. Il vitello d’oro spacciato per verità.
      Ultimo, concordo che urge insegnare un alfabeto scientifico. Ma quale? italiano, cinese…. ecc.? Deve essere universale, non dogmatico, unico e comprensibile da tutti e tutte le Culture. Ma chi insegna e cosa?
      Qui è il problema. Una scienza cristallizzata, o sempre a rincorrere la sperimentazione? Come insegnare il divenire? Non si può. Unica cosa da insegnare è un METODO, un Principio, indipendente dai fini e dai risultati, eppure utile all’evoluzione dell’Uomo verso la sua naturale evoluzione. Ritorno allo stato di natura come un RITORNO AL FUTURO.

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