STEFANIA CELENZA: “Perché non mi è piaciuto il film contro l’aborto “Unplanned – La storia vera di Abbey Johnson””

Sta imperversando in tutte le sale cinematografiche d’essai, in questo periodo, almeno in Toscana, la proiezione del film “Unplanned – La storia vera di Abbey Johnson”, distribuito e presentato dalla ottima Federica Picchi.
Il popolo cattolico antiabortista accorre in massa al richiamo del disvelamento della verità sull’aborto, asseritamente attribuito alla pellicola.

Immediato si forma così lo schieramento fra i buoni, bravi e pii, da una parte, ed i brutti, cattivi e abortisti, dall’altra.
I primi riempiono le sale e i secondi restano fuori a deriderli.
Se lo scopo del film era quello di sensibilizzare tutti sulla realtà umana e sanitaria dell’esperienza abortiva, non ci è assolutamente riuscito.

Le prime scene, davvero toccanti, che documentano l’ecografia di un aborto, mentre si sta compiendo, sono state sprecate all’interno di un polpettone bigotto, grondante di retorica, che ha progressivamente perduto l’aderenza alla realtà, rendendolo, a tratti, persino inverosimile.
Ciò anche se pare che i fatti principali siano realmente attribuiti a tale Abby Johnson. D’accordo, se questa è la vera storia di una donna, trattasi allora di una donna fanatica, dalla facile esaltazione, priva di sensibilità, di logica e di buon senso.
Un personaggio che non convince e che non può piacere neppure quando, infine, dopo anni e anni di fedele servizio in una multinazionale dell’aborto e dopo ben due aborti volontari praticati, senza alcuno scrupolo, su se stessa, improvvisamente si ravvede e si converte sulla strada di Damasco…

Sia chiaro che non contesto affatto la tematica, né lo spirito di chi ha prodotto il film e che lo sta diffondendo, credo con la massima buona volontà e buona fede.
Io sono fortemente e convintamente contraria all’aborto e proprio per questo mi rammarico di una buona occasione mancata.
La pellicola è fatta così male, costruita con una narrazione così ingenua, da rischiare di ottenere l’effetto contrario della voluta diffusione della verità: ovvero di vedersi attribuire l’etichetta di film bigotto e bacchettone. Così bollando, con gli stessi epiteti, tutto il popolo antiabortista.

Quella terribile scena iniziale del vero aborto, che avrebbe dovuto essere valorizzata al massimo, pur nella sua crudità, è stata invece perduta nel confuso, quanto scontato, contesto generale, dal semplicistico messaggio manicheo. I buoni da una parte e i cattivi dall’altra parte della cancellata che delimita l’ingresso alla clinica abortista.
Un tema drammatico, importante e severo, come quello dell’aborto, è stato trattato con una retorica banale, vaga e superficiale.

Il peccato originale di questo film, sempre secondo me, è quello di essere americano. Si potrebbe definire una americanata.
Rispecchia in pieno lo spirito, la mentalità e lo stile del popolo americano.
Senza cultura, senza profondità, senza storia.
Anche quando sono in perfetta buona fede, gli americani non riescono a sottrarsi ai soliti, facili stereotipi di facciata, che si trovino dall’una o dall’altra parte della barricata.
A noi, pertanto, il compito di mantenere sempre alta la lucidità critica, senza farsi catturare dai comodi appannaggi di luoghi comuni, anche e sopratutto se riguardano temi a noi cari.

Stefania Celenza

(26 novembre 2022)

2 commenti su “STEFANIA CELENZA: “Perché non mi è piaciuto il film contro l’aborto “Unplanned – La storia vera di Abbey Johnson””

  1. Nessuno, è vero, ma, mi domando: dobbiamo per forza seguire le tracce dell’americanismo? dagli USA provengono le peggiori ideologie, ma sempre dagli USA derivano anche i maggiori movimenti di dissenso.
    Lamento la nostra totale mancanza di autonomia. In ogni senso. Anche cinematografico (in questo caso).

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto