Cari amici buongiorno. Questa sera a Cortona, uno dei più bei borghi d’Italia in Provincia d’Arezzo, alle ore 18, terrò una conferenza su «Gesù e l’amore del prossimo nel cristianesimo e nell’islam», nell’ambito della manifestazione culturale “Natale di Stelle” patrocinata dal Comune. Ringrazio il Sindaco Luciano Meoni per avermi invitato. L’incontro è pubblico, si terrà nella tensostruttura in cristal allestita in Piazza Signorelli. Siete tutti invitati.
A Natale noi cristiani festeggiamo la nascita di Gesù, vero Dio e vero uomo. A Natale noi cristiani riscopriamo il valore fondamentale dell’amore per il prossimo, ispirati dalla testimonianza di Gesù che, per amore, si fece uomo e, per amore, con il sacrificio della propria vita e la Resurrezione, volle redimere l’umanità dal peccato originale e testimoniare la certezza della rinascita nella vita eterna.
L’amore per Dio e per il prossimo è considerato il «massimo comandamento» nel cristianesimo. Nel Vangelo secondo Matteo, Gesù risponde così alla domanda posta da un dottore della legge su quale sia il comandamento più grande:
«Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22, 37-40)
Ora mettiamo a confronto la realtà di Gesù e dell’amore per il prossimo nel cristianesimo e nell’islam non solo per un interesse culturale, ma per una necessità concreta insita nella nostra quotidianità e nel nostro vissuto, essendo ormai l’islam presente tra noi come religione e ideologia, come sistema giuridico e sistema di potere.
Chiariamo innanzitutto che Allah è un dio pagano preesistente all’islam. È uno dei 360 idoli del Pantheon politeista arabo che venivano adorati, sotto forma di statuine e di immagini, all’interno di un santuario a forma cubica, in arabo denominato Kaaba, che sorge al centro della Grande Moschea della Mecca. Oggi è il principale luogo di culto sacro dell’islam dove si adora solo Allah. Prima dell’islam era il principale luogo di culto sacro del paganesimo arabo, dove si adoravano 360 idoli tra cui primeggiava Allah.
Allah è pertanto paragonabile a Zeus nel Pantheon politeista greco o a Giove nel Pantheon politeista romano. Ed è sbagliato concepire Allah equivalente al Dio unico dell’ebraismo o al Dio uno e trino del cristianesimo.
Nel Corano, concepito dai musulmani come Allah stesso che “si incarta” nel loro testo sacro, Gesù e tutti i profeti menzionati nella Bibbia, sono considerati profeti musulmani. Sono pertanto degli omonimi, ma non sono gli stessi profeti della Bibbia.
Il Gesù coranico è un profeta musulmano che condanna il cristianesimo di miscredenza. Poco dopo la sua cacciata dalla Mecca, dove nacque nel 570, a Medina, dove si rifugiò nel 622, Maometto ricevette la visita di una delegazione di sessanta cristiani provenienti dalla città di Najran, nell’Arabia meridionale dove risiedeva la più numerosa comunità cristiana di tutta la Penisola Araba, capeggiata dal vescovo Abu Haritha ibn Alqama. Maometto non riusciva proprio né a comprendere né ad accettare il mistero della Trinità. Rispose loro, cantilenando dei versetti del Corano.
«Di’: “Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà e perdonerà i vostri peccati. Allah è perdonatore, misericordioso”. Di’: “Obbedite ad Allah e al Messaggero. Ma se volgerete le spalle, ecco, Allah non ama i miscredenti.» (3, 31-32)
Maometto chiarì loro: «Ciò che vi impedisce di diventare musulmani è che voi pretendete che Allah ha un figlio, è che voi adorate la croce, è che voi mangiate la carne di maiale».
Sostenne che era stato Allah a rendere pura Maria e la sua discendenza, accogliendo l’esortazione della moglie di Imran, che nel Corano viene presentata come la madre di Maria, che sarebbe dunque la nonna di Gesù. Maometto aveva ricevuto la rivelazione di più di 80 versetti della Sura denominata «Al Imran», che prende nome dalla «Famiglia di Imran», traslitterazione araba dell’ebraico Amran, che era il padre di Mosè e di Aronne.
Anche nella Sura 19 dedicata a «Maryam», Maria, la madre di Gesù, viene presentata come la sorella di Aronne.
Maometto confonde Miriam, la sorella di Mosè e di Aronne, con Maria, la madre di Gesù, vissute a 1400 anni di distanza. Probabilmente Maometto ha confuso perché in arabo i due nomi, Miriam e Maria, vengono tradotti allo stesso modo, Maryam.
Allah chiarisce che è lui che consentirà a Maria di generare Gesù nonostante non sia stata toccata da nessun uomo. E Gesù è identificato come una «parola» proveniente da Allah.
Allah insegnerà a Gesù la Torah e il Vangelo e gli consentirà di fare miracoli «con il permesso di Allah», sottolineando che Gesù è un semplice profeta e non ha una natura divina, non è il Figlio di Dio così come concepito nel cristianesimo.
Allah rivela a Maometto che Gesù era un profeta che adorava solo Allah e che i suoi discepoli erano musulmani anch’essi sottomessi al culto di Allah.
Allah rivelando che è stato lui sia ad aver posto un termine alla sua vita sia ad aver elevato a sé Gesù, esclude che Gesù sia stato crocefisso e poi risorto.
È nella Sura 4, denominata «Al-Nisaa», «Le donne», che Allah esclude categoricamente che Gesù sia stato crocifisso, così come – si precisa nel Corano – sostennero gli ebrei. Tuttavia gli ebrei vengono qui «maledetti» perché «uccisero ingiustamente i profeti». Allah condanna gli ebrei perché non credono nel miracolo della nascita di Gesù da Maria vergine.
Nella prima Sura, Capitolo, del Corano, detta «Al-Fatiha», «L’Aprente», detta anche «Madre del Corano», Allah condanna ebraismo e cristianesimo come miscredenze. I fedeli che pregano regolarmente cinque volte al giorno la recitano per ben 17 volte, ripetuta all’inizio delle complessive 17 «unità adorative», fatte di gesti e di invocazioni obbligatorie. La Sura «Al-Fatiha» viene cantilenata subito dopo l’adhan, l’appello alla preghiera, urlato dal muezzin dall’alto del minareto della moschea. È una della Sure più corte del Corano, composta da sette versetti.
«In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
La lode appartiene ad Allah, Signore dei mondi
il Compassionevole, il Misericordioso,
Re del Giorno del Giudizio
Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.
Guidaci sulla retta via,
la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi
nella tua ira, né di coloro che vagano nell’errore». (1, 1-7)
Ebbene tutti i teologi islamici senza alcuna eccezione, basandosi sulla Sunna, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto, concordano sul fatto che «coloro che hai colmato di grazia» sono i musulmani, «coloro che sono incorsi nella tua ira» sono gli ebrei, «coloro che vagano nell’errore» sono i cristiani.
Da ciò si evince che, consapevolmente o meno, tutti i giorni, per 17 volte al giorno, i fedeli musulmani che pregano – a prescindere dal fatto che siano moderati, integralisti, estremisti o terroristi – condannano gli ebrei e i cristiani. Ed anche coloro che non pregano ma si professano credenti o si riconoscono comunque nell’islam sul piano identitario o della tradizione sociale, sono tenuti a concepire gli ebrei e i cristiani come miscredenti. Di fatto la fede nel solo dio pagano Allah, dopo la scomparsa del politeismo arabo, si fonda sul piano teologico sulla condanna dell’ebraismo e del cristianesimo.
Allah nel Corano condanna i cristiani all’Inferno come «associatori», «idolatri», «miscredenti» perché credono nella Trinità.
«Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “Allah è il Messia, figlio
di Maria!”. Mentre il Messia disse: “O Figli di Israele, adorate Allah, mio Signore
e vostro Signore”. Quanto a chi attribuisce consimili ad Allah, Allah gli
preclude il Paradiso, il suo rifugio sarà il Fuoco. Gli ingiusti non avranno chi
li soccorra! Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “In verità Allah è il terzo di tre”. Mentre non c’è dio all’infuori del Dio Unico! E se non cessano il loro dire, un castigo doloroso giungerà ai miscredenti.» (5, 72-73)
«O Gente della Scrittura, non eccedete nella vostra religione e non dite su Allah altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria non è altro che un messaggero di Allah, una sua parola che egli pose in Maria, uno spirito da lui proveniente. Credete dunque in Allah e nei suoi Messaggeri. Non dite “Tre”, smettete! Sarà meglio per voi. Invero Allah è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui! A lui appartiene tutto quello che è nei cieli e tutto quello che è sulla terra. Allah è sufficiente come garante. Il Messia e gli Angeli più ravvicinati non disdegneranno mai di essere gli schiavi di Allah. E coloro che disdegnano di adorarlo e si gonfiano d’orgoglio, ben presto saranno adunati davanti a lui.» (4, 171-172)
Allah ordina di uccidere gli ebrei e i cristiani
«Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo e siano soggiogati». (9, 29)
Il «tributo», in arabo la «jizya», è il tributo di capitolazione con il quale gli ebrei e i cristiani si sottomettevano allo Stato islamico accettando lo status di «protetti», «dhimmi», ovvero cittadini di rango inferiore rispetto ai musulmani.
«Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!
Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all’infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico. Non vi è dio all’infuori di Lui! Gloria a lui, ben oltre ciò che gli associano!
Vorrebbero spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah non intende che perfezionare la sua luce, anche se ciò dispiace ai miscredenti. Egli è colui che ha inviato il suo Messaggero con la guida e la Religione della verità, onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli associatori.» (9, 30-33)
«Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I nostri Messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra. La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso, eccetto quelli che si pentono prima di cadere nelle vostre mani. Sappiate, Allah è perdonatore, misericordioso.» (5, 32-34)
«Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non sceglietevi tra loro né amici né alleati». (4, 89)
Il concetto di «amore» nel Corano e nella Sunna, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto, che compare due secoli dopo la morte di Maometto nel 632, è esclusivamente riferito ad Allah e a Maometto, mai alla persona umana, ad eccezione dei musulmani, in quanto intermediari dello stesso amore trascendente.
Il principale estensore della Sunna, Al Bukhari, scrive: «In tre cose l’uomo trova la dolcezza della fede: che Allah e il Suo Profeta siano per lui più amati del resto; che amando l’essere umano non lo ami se non in Allah».
Il teologo Al Ghazali scrive: «Allah solo è Colui che merita l’amore; e l’amore dell’uomo per se stesso conduce direttamente a Allah dal momento che l’esistenza di ogni uomo è dovuta a Allah».
Sempre Al Ghazali scrive: «La creatura non giunge alla vera fede finché non ama per gli altri musulmani quel che ama per se stessa; anzi, è necessario che sia compartecipe nella buona e nella cattiva sorte. I musulmani sono infatti come un unico edificio di cui una parte è connessa all’altra, sono come un unico corpo in cui, se un membro soffre, soffre anche il resto del corpo».
Dopo questa esposizione relativa alla religione, voglio precisare che dobbiamo sempre distinguere tra la dimensione della persona e la dimensione della religione.
Ogni persona ha la sua specificità, sintesi della propria esperienza familiare, educativa, sociale, economica, culturale e, anche religiosa, ma nessuno di noi è la trasposizione automatica e acritica dei dogmi della famiglia, nessuno di noi è il clone dell’altro.
Viceversa l’islam come religione è immutabile e immodificabile nel tempo e nello spazio. L’islam si fonda su due pilastri: il Corano e Maometto. Per i musulmani il Corano è un testo sacro “increato” al pari di Allah, della stessa sostanza di Allah, è Allah stesso che si invera, si sostanzia nel Corano.
Possiamo dire che mentre il cristianesimo è la fede del Dio che si fa uomo e che si “incarna” in Gesù, l’islam è la fede del Dio che si fa testo e che si “incarta” nel Corano.
In secondo luogo, dobbiamo tener presente che negli Stati a maggioranza islamica, il diritto si sostanzia sia di elementi della Sharia, la legge islamica, sia di elementi del diritto europeo, eredità del colonialismo, ad eccezione dell’Arabia Saudita, Afganistan e Iran la cui legislazione fa riferimento esclusivamente alla Sharia.
In terzo luogo, dobbiamo prendere atto che la realtà dell’integralismo, del radicalismo e del terrorismo islamico, sussiste anche in Europa e in Occidente, non solo per la presenza di immigrati musulmani, ma soprattutto per il radicamento tra noi di quote crescenti di musulmani con cittadinanza europea e occidentale, che beneficiano a tutti gli effetti degli stessi diritti e privilegi, anche se non sempre ottemperano agli stessi doveri e rispettano le stesse regole.
Quindi, ormai quando parliamo dell’islam parliamo di una realtà che ci concerne direttamente, che è parte integrante del nostro vissuto.
In quarto luogo, dobbiamo essere consapevoli che se dentro casa nostra gli ospiti stranieri o i cittadini di fede e di civiltà diverse da quella della popolazione autoctona si comportano in modo ostile ai nostri valori, alle nostre regole e alle nostre leggi, la responsabilità è nostra, è della popolazione autoctona, che evidentemente non è in grado di farsi rispettare a casa propria.
Questa incapacità è essenzialmente la conseguenza della nostra fragilità, per il venir meno della certezza e dell’orgoglio di chi siamo sul piano della fede, delle radici, dell’identità, dei valori e delle regole.
Ricordiamoci che nella Storia la fine degli imperi e delle civiltà è sempre stato il frutto della propria intrinseca fragilità, non della forza del nemico.
Il messaggio che rivolgo a voi tutti in occasione del Santo Natale, è che sia autenticamente la festa di una nuova vita, per riscoprire autenticamente chi siamo, per essere compiutamente noi stessi dentro questa nostra casa comune. Grazie.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Casa della Civiltà
2 dicembre 2022