SILVANA DE MARI: “La transfobia è un diritto umano?”

La dismorfofobia è un diritto umano?

Con il termine dismorfofobia si intende l’incapacità della mente di accettare e amare il corpo, la sua maledetta tendenza a disprezzarlo, a volerlo diverso e soprattutto a rifiutare la fisiologia. Gli affetti da disturbo dell’identità corporea trovano pace solo con l’amputazione di un arto. Per l’anoressia l’unica pace possibile è la morte per inedia. La dismorfofobia è una malattia della mente, una forma di odio di sé talmente grave che ha come unica “riparazione”, come unica possibile stampella che il paziente ha trovato, un’alterazione brutale del corpo: della sua morfologia o della sua fisiologia.  L’aggressione al corpo, o alla sua fisiologia, il sintomo cioè, è l’unica possibile “riparazione” di una mancanza di senso di identità. Il problema quindi è un’insicurezza mortale, alla base del quale c’è l’incapacità della famiglia attuale e della società attuale di dare un senso di identità. A questa insicurezza si somma una serie di traumi che hanno minato anche la possibilità che questo senso di identità si formi. Negli ultimi sessant’anni la dismorfofobia è aumentata in maniera esponenziale. Le cause di questo disastro sono molteplici e strettamente intrecciate le une con le altre. La perdita della religiosità, al punto che l’Europa cristiana è diventata un continente ateo, è la prima causa. Nel momento in cui ho chiaro in mente che il mio corpo è stato creato da Dio, ed è un suo dono, è molto più facile accettarne le forme. Se credo sia un ammasso casuale di atomi, cercherà di modificarlo a seconda della moda del momento, affamandolo, tagliandolo, amputandolo. I media, i giornalucoli di gossip, il cinema e la televisione sono l’ultima tessera del disastro creando modelli irrealistici e irraggiungibili e rendendo la normalità squallida. I movimenti femministi hanno inventato fesserie. Donne non si nasce, ma si diventa, ha scritto Simone de Beauvoir. Assoluta stupidaggine: il cervello delle donne e quello degli uomini si differenziano ben prima della nascita. Noi nasciamo femmine e i maschi nascono maschi. I due cervelli funzionano in maniera diversa, son diversi e la diversità comincia nella vita intrauterine, e continua per tutta la vita, qualsiasi cosa succeda. Un uomo che E nasciamo maschi e femmine per diventare padri e madri. Essere uomini e donne è stato creato da Madre Natura (Dio ?) nella funzione di diventare padri e madri, non per sentirsi meglio o peggio, per identificarsi o non identificarsi, ma per diventare padri e madri. Se non c’è più lo scopo del corpo, vivere la sessualità, diventare genitore, il corpo diventa ingombrante e inutile, lo si porta al guinzaglio come un cagnolino molesto e disubbidiente da educare a scudisciate. Una donna troppo magra perde le mestruazioni, il calcio nelle ossa e la possibilità di diventare madre. Perde un bel po’ di sinapsi cerebrali. Il mito della magrezza ha generato un odio isterico delle donne per il grasso sottocutaneo, che nel corpo femminile  è un tessuto fondamentale, irrinunciabile, un organo endocrino. Le donne vogliono distruggere il proprio corpo per purgarlo dal grasso che è diventato Satana. Una ragazza che voglia pesare 30 chili, ma sarebbe meglio 28,  però trova sulla sua strada professionisti degni di questo nome, che le impediscono il suicidio per inedia, e che la aiutano ad avere un peso che garantisca la sopravvivenza e soprattutto la aiutano a trovare uno straccio di amore per il suo corpo.  Se impara a vomitare per restare filiforme qualcuno le spiega che è sbagliato, è umanamente sbagliato, è un insulto a madre natura (DIO?), è un insulto alla sua umanità, è un danno spaventoso per esofago, denti, fegato e cuore. Chiunque odi il proprio corpo e si limiti a digiunare e vomitare trova specialisti che aiutano a trovare l’equilibrio, che sempre dovrebbe esserci, che può essere perduto e che può essere riconquistato.  È chiaro a tutti che il desiderio di magrezza è sintomo di perdita di equilibrio e che occorre curare l’equilibrio, non aiutare a dimagrire. Se una ragazzina dichiara che vuole pesare 30 kg, oppure 21, non le propongono il bypass gastrico per aiutarla dimagrire. È evidente che il tentativo di essere la più magra del reame è solamente una fuga da un’insicurezza spaventosa e dalle conseguenze di ripetuti traumi. Una fuga  però che è verso l’autodistruzione. Se la ragazzina, invece , dichiara che voler essere un maschio, un allontanamento dalla realtà ben più grave della pretesa di pesare 28 kg, incredibilmente la società le mette a disposizione chirurghi disposti a amputare mammelle e ovaie sane, endocrinologi disposti a inquinare il suo corpo di ragazzina con bombardamenti ormonali in grado di bloccare la pubertà, così da evitare la crescita degli organi sessuali, ma anche la maturazione delle ossa e del cervello. Nel 95% dei casi l’odio per il proprio sesso, il desiderio di non appartenere al proprio sesso, e quindi il credere di voler appartenere all’altro sesso, scompare completamente e spontaneamente con l’arrivo della pubertà. Bloccare la pubertà è un crimine, impedisce la guarigione spontanea e rende quasi obbligatorio l’intervento successivo, perché, una volta bloccata la pubertà, la ragazzina e il ragazzino restano bloccati a caratteristiche infantili ancora più inadeguati. Anche il loro cervello potrebbe restare  infantile, facilmente suggestionabile. Dopo, per tutta la vita le verranno somministrati ormoni che garantiranno i brufoli, la calvizie e l’irsutismo. Inoltre scoprirà che non sopporta i maschi: quando sono tra loro, o credono di essere tra loro, hanno comportamenti che il cervello femminile non tollera. Nel momento in cui si pentirà di tutto questo si troverà circondata dal nulla. Psicologi, endocrinologi, chirurghi, scompariranno tutti. Stesso discorso per un maschio, che si ritroverà castrato per sempre, e quando cambierà idea sarà solo. Nei maschi c’è l’ulteriore aggravante che in alcuni casi il ragazzo è stato portato (spinto?) verso la transizione senza che capisse che la castrazione vuol dire anche netta diminuzione della forza muscolare e della libido. Alcuni non lo sanno. E vuol dire continuare ad avere un cervello maschile, non essere una donna e non esserlo mai, anche se si trucca e mette i tacchi. Un pulcino castrato diventa un cappone non una gallina. I pazienti con cancro della prostata ai quali si abbatte il tasso di testosterone ingrassano e perdono forza muscolare, non diventano donne. L’ enorme  maggioranza degli appartenenti al mondo medico scientifico, e l’enorme maggioranza delle persone di buon senso è contraria, la dolente voce degli ex trans chiede di fermare questo scempio. Eppure in sempre più nazioni opporsi è un reato, e in tutte  le nazioni opporsi garantisce l’esclusione della società. Esiste un giornata contro la transfobia. Tutto questo a cosa serve? A distruggere il senso del reale e a una spettacolare possibilità di persecuzioni di dissidenti pensanti e non allineati. In una trasmissione radiofonica parlando col signor Vladimir Guadagno l’ho chiamato con il suo nome. Mi sono rivolta a lui con le parole: signor Guadagno: il suo cognome preceduto dalla formula di cortesia indispensabile quando si parla. Il chiamare le persone col solo cognome è uno dei molti segni della barbarie della nostra epoca. Questo fece scandalo. Per inciso: Vladimir non è un nome femminile. Lussuria non è un nome femminile, è il nome di un peccato capitale e può essere un nome interessante in qualsiasi attività dove si ricavi vantaggio economico dalla capacità di causare un’erezione.  Se Giovanni chiede di essere chiamato Giovanna è possibile che lui creda di sentirsi una donna (non piò sentirsi una donna perché ha un cervello maschile, che non sa cosa voglia dire sentirsi donna). Se Vladimir Guadagno si fa chiamare Vladimira Guadagno è possibile che creda di essere una donna, se si fa chiamare Vladimir Luxuria evidentemente non crede di essere una donna.  Il giornalista David Parenzo mi accusò di essere una gran maleducata. Dire la verità è maleducazione al momento, in altre nazioni sarebbe già un reato. Dire la verità è un diritto? In realtà sarebbe un dovere, ed è l’unica strada perché persone fuori dall’equilibrio trovino al faticosa, dolorosa e magnifica strada per arrivarci. La libertà consiste nel diritto di poter svolgere il proprio dovere. La verità è un dovere. La dismorfofobia non è un diritto umano. Anche la transfobia quindi, pretendere cure adeguate che permettano la mente di armonizzarsi con il corpo quando la mente rifiuta  il corpo, esattamente come si fa per l’anoressia, è un diritto umano. Anzi, è un dovere umano. La medicina è stata politicizzata. È diventato un manganello per distruggere le libertà più elementari, il diritto alla verità e il diritto all’etica.

Nell’immagine un uomo che dichiara di sentirsi donna mentre spacca le ossa del viso di una donna.

 

La transfobia è un diritto umano?

1 commento su “SILVANA DE MARI: “La transfobia è un diritto umano?”

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto