Sono certo
Nessuno ti ha detto
Che un giorno qualsiasi sprigiona poesia
Appena affronti la vita
Quella macchia scura che saltella
Agile nel prato
È il solito merlo di casa
La città che si sveglia
Ancora sotto una leggera coltre di bruma
Al consueto avvicendarsi
I fantasmi se ne sono già andati veloci
Discreti Alle prime luci dell’alba
Qualcuno per sempre
Come quello dei Malavoglia
Mi pare si chiamasse N’toni
Sempre lo stesso malinconico commiato
Quel groppo in gola
Che si ripete monotono nei secoli
Gli altri animano il palcoscenico
A poco a poco
Formiche con i soliti percorsi
Marionette
Con la maschera bianca
Che nasconde la noia del quotidiano
E le occhiaie della notte
Nella mente porto un poco del verde dietro casa
Un abete malaticcio
Scampato all’incendio del bosco
Qualche betulla
Uno scoiattolo timido
Un filo increspato di vento
Tanta voglia di restare
Di addormentarsi ancora
All’ombra di una grande quercia
Tanta voglia di sognare
Ad occhi aperti
Di giocare con il cielo
Di tornare bambino
Di danzare con gli aquiloni
E non perdersi
Anima e corpo
Rapiti dal convulso accadere delle cose
Nel traffico di tutti i giorni
La poesia non cerca seguaci, cerca amanti.
(Federico Garcia Lorca)
Tanta voglia di sognare…
Foto di copertina: “Dente di leone” dal web
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.