PAOLA ZACCONE: “Il compito dei “nidi d’infanzia” è educare e stimolare a livello motorio-cognitivo. Dovrebbe essere un diritto per tutti e non un servizio di parcheggio per pochi”

Ho ritenuto di ritagliare un angolo all’interno del sito della CASA DELLA CIVILTA’ – e di questo ringrazio il Presidente e Fondatore Magdi Cristiano Allam – al fine di informare sul mondo dei “nidi d’infanzia”, poiché la poca fruibilità e la scarsa informazione, a questo proposito, spesso ha creato e crea tuttora malumore ed insoddisfazione nelle famiglie.

Vivo questo mondo a 360 gradi, in quanto rappresenta la mia attività professionale. Pur sapendo l’importanza che i Nidi ricoprono, non solo come servizi educativi, ma come luogo di crescita pre-cognitiva, mi rendo conto delle forti lacune che esistono. A partire dalle regole di iscrizione ai Nidi per le quali, a volte, non bastano i “social” o i passaparola per farne comprendere il meccanismo. Nell’attuale era digitale, accedere ai servizi diventa un’impresa ardua. Per le famiglie italiane, ma ancora di più per quelle straniere.

Partiamo con ordine: i Nidi d’infanzia possono essere comunali o privati con rette che variano dal tipo di richiesta. Sfatiamo l’idea che quelli gestiti dai privati siano migliori di quelli gestiti dai Comuni: ci sono buoni Nidi sia negli uni che negli altri. Le rette mensili, per quelli comunali, dove svolgo la mia professione, si calcolano in base alla presentazione dell’ISEE, che determina la retta mensile.

Le prime difficoltà si avvertono già al momento dell’iscrizione. Queste avvengono esclusivamente online sui portali web comunali, nei periodi indicati e dopo i diversi Open Day (oggi proposti anche nei Nidi) e, per accedere al servizio, occorre l’ormai famoso “SPID”.
Una graduatoria a punteggi, in base ai requisiti richiesti, determina la graduatoria dalla quale vengono chiamati i bambini che frequenteranno il Nido.

Discorso diverso per quelli privati, nei quali l’iscrizione è diretta e dove rette esose – uguali per tutti – precludono l’accesso alle famiglie meno agiate che non possono permettersele.

Vi chiederete il significato di questo preambolo di informazioni. La percentuale di bambini che, in Italia, usufruiscono del Nido, è bassissima, per via degli alti costi sia per il cittadino che per la gestione del servizio.

Viene sempre meno la natura che dovrebbe assolvere il Nido, il cui compito primario è quello di educare e di stimolare a livello motorio-cognitivo. Ragioni per le quali dovrebbero essere accessibili a tutti, al di là del conto corrente bancario, senza gravare sul bilancio familiare.

Scarsa informazione viene rivolta nei confronti del “Bonus Nido” nato per agevolare il pagamento della retta.

Troppo spesso le istituzioni e, diciamolo, anche il cittadino stesso, dimentica che il Nido dovrebbe essere un diritto e non un servizio di parcheggio. Misure lodevoli come quelle della Regione Lombardia, mutuata dall’attuale Governo, di avere Nidi gratuiti aperti fino alla chiusura degli uffici, purtroppo, sono ferme, sinora, al livello di proposta e non alla loro attuazione operativa.

Paola Zaccone

Lunedì 12 dicembre 2022

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto