Saggio pubblicato dall’Associazione Clarifier, 13 dicembre 2022
Che cos’è un’eresia?
Una chiara definizione della parola “eresia” (dal greco Haireo, “tolgo”, “prendo”), nel suo significato cristiano, è data dal Codice di Diritto Canonico: «Chiamiamo eresia l’ostinata negazione, dopo la ricezione del battesimo, di una verità che si deve credere nella fede divina e cattolica, o dubbio ostinato su questa verità» (can. 751).
Il Dizionario di Storia della Chiesa, recentemente pubblicato sotto la direzione di Mons. Bernard Ardura, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche (Éd. du Cerf, 2022), fornisce questa precisazione: «Il termine “eresia” si è sviluppato all’interno del cristianesimo. Significa deviare da quello che i cristiani considerano il vero credo» (p. 450).
Storicamente, è stato ammesso molto presto che il controllo dottrinale di queste deviazioni spettava alla gerarchia della Chiesa, cosa che rimane nel cattolicesimo. A partire dal IV secolo furono convocati concili ecumenici per esaminare queste dottrine devianti e pronunciarsi sul loro argomento, il più delle volte mediante chiarimenti teologici, anatemi e/o condanne dei loro istigatori.
In teoria, la generalizzazione del concetto di eresia potrebbe portare alla sua applicazione al di fuori dell’ambito cattolico, quindi in altre religioni, incluso l’islam. Per quest’ultimo, l’eresia riguarderebbe allora coloro che, al suo interno, negano o distorcono le credenze fondamentali affermate nel suo libro sacro (ad esempio il Corano “increato”, l’unicità divina, il ruolo “profetico” di Maometto, ecc.). Tuttavia, nulla consente di prendere in considerazione una tale ipotesi poiché l’islam non ha autorità magisteriale, essendo troppo spesso erroneamente percepita l’istituzione di El-Azhar come l’equivalente del papato (su El-Azhar, cfr. PFV n. 87 e n. 88 ). Alcuni giuristi sunniti, tuttavia, considerano lo sciismo e le sue dissidenze (drusi, alawiti, aleviti, ismailiti) come eresie.
L’islam è un’eresia?
La qualificazione di eresia applicata all’islam in quanto tale e nella sua interezza non può quindi essere accettata come mostrato da diversi specialisti.
Michel Younès , professore di Teologia all’Università Cattolica di Lione: «A differenza di un approccio che percepisce l’islam come un’eresia proveniente da una deriva cristiana o giudeo-cristiana, diversi studi cercano di analizzare la complessità islamica in modo diverso. Non si tratta più di tornare a un proto-islam, ma di notare le tracce di una diversità costitutiva, relativa alle molteplici influenze integrate in questo nascente islam» (Les approaches Christianes de l’islam, Ed. du Cerf, coll. Heritage, 2020, p.42).
Younès cita Jan Van Reeth, docente presso la Facoltà di Scienze Religiose Comparate di Anversa (Belgio): «Sarebbe un errore voler ridurre le origini dell’islam a una sola comunità o a un solo movimento religioso […]. Le ricerche attuali mostrano piuttosto che il nascente islam subì un gran numero di influenze molto diverse provenienti da più orizzonti» (ibid., p. 43).
Nel 1938, Hilaire Belloc, scrittore cattolico britannico (1870-1953), pubblicò un libro intitolato “The Great Heresies”, che è appena stato tradotto in francese (Les grandes hérésies, Artège, 2022). Da un approccio generalista: «Un’eresia è l’impresa di decostruzione di un corpo dottrinale unificato e omogeneo mediante la negazione di un elemento inseparabile dal tutto» (ibid., p. 46), questo autore dedica un intero capitolo a “La grande e duratura eresia di Maometto” (ibid., pp. 95-152). Per lui, «il maomettanesimo è iniziato come un’eresia, e non come una nuova religione», nonostante l’aspetto che gli ha dato «la sua vitalità e resistenza» (ibid., p. 98).
Poi si precisa, ricordando che la dottrina islamica è emersa «fuori dal seno della Chiesa» e sottolineando che Maometto, «nato pagano», «mai battezzato», «si è appropriato delle dottrine cristiane e le ha smistate in un puro impulso eretico [… ]. Ma non procedeva dall’interno; la sua azione era esterna» (ibid., p. 116-117)
[secondo la conoscenza storica del tempo di Belloc; possiamo giudicare i loro progressi leggendo il fascicolo “Il Corano degli storici” pubblicato da La Nef n° 325 , NdR]
Pertanto, considerando l’islam come si presenta, sembra difficile qualificare come eresia una religione che non afferma alcun legame con la fede cristiana o la tradizione biblica, e questo nonostante la sua pretesa di portare l’insegnamento del «vero Gesù dell’islam».
Opinioni cattoliche sull’islam
Tuttavia, è vero che i santi hanno definito eretica la religione musulmana, anche se alcuni di loro variano nel loro approccio.
San Giovanni Damasceno (c. 675-c. 750), Padre e Dottore della Chiesa, che fu testimone degli inizi dell’islam in Siria, suo paese natale, la definì la «Religione degli Ismaeliti». Con ciò intendeva dire che non si trattava di «mera eresia cristiana». Ciò non gli ha impedito di intitolare “Eresia 100 – Islam” una delle sue presentazioni sulla dottrina coranica (Scritti sull’islam , Ed. du Cerf, Sources chretiennes, 1992, p. 90; p. 211-227).
Beato Pietro il Venerabile (1092-1156), in una lettera a san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153): L’islam è «la feccia di tutte le eresie, in cui si sono rifugiati i resti di tutte le sette diaboliche che sono sorte dal venuta del Salvatore» (Antoine Régis, The Catholic Saints Facing Islam, DMM, 2019, p. 10 e 63).
Sant’Alfonso -Maria de Liguori (1696-1787): «Il maometismo non è altro che un miscuglio di ebraismo ed eresia propagata da Maometto» (ibid., p. 229).
Altri beati e santi hanno, nel corso della storia cristiana, espresso severi giudizi sull’islam, anche condanne per la sua falsità e la sua pericolosità, ma senza presentare questa religione come un’eresia (cfr A. Régis, ibid).
Particolare attenzione merita San Tommaso d’Aquino (1225-1274), al quale la Chiesa ha attribuito il titolo di “Dottore comune”. Ecco cosa scrive in “La somma contro i Gentili”: «Nessuna profezia divina attesta in suo favore [di Maometto]; al contrario, distorce gli insegnamenti dell’Antico e del Nuovo Testamento con resoconti leggendari, come è evidente a chiunque studi la sua legge» (Éd. du Cerf, 1993, p. 27).
Il punto di vista della Chiesa sull’islam
Non sembra che, nel corso della sua storia e nel nostro tempo, la Chiesa cattolica abbia mai dichiarato l’islam come tale eresia e lo abbia condannato per questo motivo. Essa infatti non attribuisce implicitamente alcun credito di autenticità a questa religione, come risulta da due importanti testi del suo recente magistero.
Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum (Concilio Vaticano II): «L’economia cristiana, essendo la nuova e definitiva Alleanza, non passerà dunque mai e nessuna nuova rivelazione pubblica è da attendersi prima della gloriosa manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo» (§ 4);
Catechismo della Chiesa Cattolica: «La fede cristiana non può accettare “rivelazioni” che pretendano di andare oltre o di correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di certe religioni non cristiane e anche di certe sette recenti che si basano su tali “rivelazioni”» (§ 67).
Influenze eretiche nel Corano
Tuttavia, l’islam ha in qualche modo preso possesso di diverse eresie cristiane, che si suppone corrispondano o si formino a partire dalla sua prospettiva religiosa – una prospettiva che differisce notevolmente dalla prospettiva biblica. Questi “prestiti” sono stati riconosciuti da diversi esperti.
Ruggero Arnaldez, accademico (1911-2006): «Convinto della verità del monoteismo, il Profeta si trovò immerso in un ambiente di straordinaria complessità. È forse inutile cercare di stabilire quali sette abbia conosciuto, come se fosse stato alla scuola di una di esse. In realtà, deve aver sentito, e senza dubbio ascoltato, un insieme di dottrine che gli sono venute alla rinfusa, a incontri casuali» (All’incrocio di tre monoteismi, Albin Michel, 1993, p. 55).
[sempre secondo le conoscenze storiche disponibili all’epoca; possiamo giudicare i loro progressi leggendo il fascicolo “Il Corano degli storici” pubblicato da La Nef n°32 , NdR]
Maurice Borrmans (1925-2017), sacerdote dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi) e islamologo, docente al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (Roma): «L’islam pretende di negare con il Corano i tre misteri essenziali del cristianesimo: la trinità dell’unico Dio, l’incarnazione del suo Verbo, la redenzione da Lui assunta» (B. Ardura, op. cit., p. 483).
Jan MF Van Reeth, professore di storia delle religioni mediorientali all’Università di Anversa (Belgio): «Il Corano porta le tracce di tutta una serie di eresie cristologiche risalenti ai primi secoli del cristianesimo, affinché si possa porre la domanda: la fonte o le fonti del Corano non dovrebbero trovarsi in una comunità cristiana così eterodossa?» («La cristologia del Corano», Communio, n° XXXII, 5-6, settembre-dicembre 2007).
L’Oriente cristiano, culla delle eresie
Nel VII secolo, durante l’avvento dell’islam, il Vicino Oriente fu largamente cristianizzato, anche se l’ebraismo vi era ancora molto presente. La ricerca accademica pubblicata da storici e archeologi contemporanei descrive questa realtà, seguendo autori dell’antichità come Sozomene. Ecco una selezione.
Camille Hechaimé, Louis Cheikho e il suo libro “Cristianesimo e letteratura cristiana in Arabia prima dell’Islam”, ed. Dar El-Mashreq, Beirut, 1986.
Alfred Havenith, Gli arabi cristiani nomadi al tempo di Maometto, Centro per la storia delle religioni, Louvain-la-Neuve, 1988.
Edmond Rabbath, L’Oriente cristiano alla vigilia dell’islam, Pubblicazione dell’Università libanese, Beirut, 1989.
Vincent Déroche, Tra Roma e l’islam. Cristianesimo orientale 610-1054, ed. Sedes, 1996.
Anne-Marie Eddé , Françoise Micheau e Christophe Picard, Comunità cristiane nei paesi islamici, dall’inizio del VII secolo alla metà dell’XI secolo, ed. Sedes, 1997.
Michel Younès, “Islam, eresia cristiana o religione abramitica?», Prospettive e riflessioni, ed. L’opera orientale, n° 7 – 2019.
Muriel Debié e Vincent Déroche, “Comunità religiose nell’impero bizantino alla vigilia della conquista araba”, Histoire du Coran, ed. del Cervo, 2022.
Oltre che in Asia Minore (l’attuale Turchia, con Costantinopoli, Efeso e Antiochia) e in Armenia, il cristianesimo si affermò in tutto il Medio Oriente, e in particolare tra gli arabi in Palestina, nella Mezzaluna Fertile (Libano, Siria e Mesopotamia), nell’Antica provincia romana dell’Arabia (Bosra, ai confini delle odierne Siria e Giordania), dove san Paolo aveva soggiornato dopo il suo battesimo (Gal 1, 15-17), in Transgiordania (Jerash e Filadelfia, l’attuale Amman), in Arabia Petraea (Petra), ma anche nello Yemen (Najran era sede vescovile), in Egitto e nel Sinai. Gli Atti degli Apostoli indicano la presenza degli arabi a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste (2, 11). La Chiesa del Levante era organizzata in eparchie (diocesi) dipendenti da quattro patriarcati: Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e Costantinopoli.
Il cristianesimo dell’Arabia centrale era però particolarmente fragile, soprattutto per i beduini il cui stile di vita errante li privava di legami con istituzioni stabili (vescovadi, parrocchie, monasteri), e quindi di una solida formazione, e li riduceva a una pratica sacramentale casuale.
Quanto alle prime eresie cristiane, esse sono apparse nell’entourage delle prime comunità cristiane (secondo san Giovanni, cfr 1Jn2,19) e si sono diffuse in tutto il Medio Oriente, compresa l’Arabia (e oltre). Aggiungiamo che le rivalità politiche tra i due grandi imperi del momento in questa regione, Bisanzio e Persia, o le competizioni ecclesiali (scuole teologiche di Antiochia, Alessandria o Seleucia-Ctesifonte) possono averne favorito la diffusione, e il loro insediamento in Arabia, in particolare la Penisola arabica, dove il controllo politico si è rivelato difficile.
«Purtroppo la maggior parte degli arabi cristiani, fin dall’inizio e nel corso della storia, adottò spesso dottrine cristiane eterodosse, al punto che i Padri della Chiesa citarono il detto “Arabia haeresium fairex” (“L”Arabia che fa le eresie’” (A. Havenith , op.cit. , p.47). Il vescovo siriano nativo di Antiochia, Théodoret de Cyr (393-450), ha parlato di “Arabia fertile di eresie” (citato da François Jourdan, L’islam sans faux-semblants, Salvator, 2022, p. 82). Epifanio (v. 315-403), vescovo di Salamina, descrisse così nel suo Panarion la presenza di numerose eresie in Arabia.
Conclusione
Il richiamo a questo contesto permette di situare la presenza nel Corano di tracce delle principali eresie cristiane dell’Antichità, le più visibili riguardanti Dio e la cristologia. Saranno nel riassunto delle prossime “Foglie verdi” con la loro origine, il loro contenuto e i brani coranici a cui si ispirano. L’islam non può tuttavia ridursi a una forma di sintesi di queste eresie: ciò significherebbe ignorare quanto esso si sia presentato, in particolare nelle sue forme “proto-islamiche” del VII secolo, come un millenarismo, uno dei primissimi di storia, se non il primo. E ignora che per molti versi sembra ancora così.
Annie Laurent è Delegata Generale dell’Associazione Clarifier
Nella foto: “Maometto che predica”, di Grigori Gagarine (1845, Museo Russo, San Pietroburgo)
PFV n°94 : L’islam est-il une hérésie ?