SIMONETTA ERCOLI: “Il tempo della Luce. Prima del Natale, il 25 dicembre, con la nascita del nuovo Sole, si festeggiava il compleanno delle principali divinità delle antiche religioni e civiltà”

Il periodo dell’anno che coincide con il solstizio d’inverno è da sempre considerato il tempo della luce, il tempo della nascita e rinascita del Sole. Già nel Neolitico, iniziato circa 10.000 anni fa, gli uomini avevano la percezione dell’affievolirsi dell’intensità della luce solare e del progressivo ridursi dell’arco da esso tracciato nel cielo. Questo fenomeno era oggetto di preoccupazione e timore da parte degli uomini, che avevano imparato a comprendere come al Sole fosse legato il ciclo della vita sulla Terra e quindi, nel vederlo indebolire, a ragione temevano per la loro stessa sopravvivenza.

Il tutto dipendeva dalla suggestione, che invadeva gli uomini del passato, che il Sole stesse “morendo”, stesse per sparire definitivamente, lasciando l’umanità in una notte perenne.

E questa paura, alle alte latitudini, era ben fondata. Entro i circoli polari, infatti, il periodo di buio dura 24 ore, fino a un massimo di sei mesi ai poli (disabitati), e via via diminuisce ad alcune settimane scendendo a latitudini più basse, in cui vivono popolazioni quali i Sami, gli Inuit e altre popolazioni artiche. Sparito il Sole, era come se la natura e il tempo stesso si fermassero per riprendere, dopo settimane o mesi, alla sua nuova levata.  

Questa sensibile diminuzione delle ore di luce ha da sempre indotto gli uomini a trovare soluzioni di diverso tipo, al fine di esorcizzare questo evento fatale. Una delle contromisure messe in atto dalle popolazioni a tutte le latitudini, soprattutto in Europa, era legata all’accensione di fuochi rituali (falò, foconi, roghi). L’idea era quella che, se il Sole si era indebolito e la luce era diminuita, accendendo uno, due, molti fuochi sarebbe stato possibile in qualche misura aiutarlo a resistere, fino a che non sarebbe stato in grado di riprendersi, di ‘rinascere’ a nuova vita (magia imitativa).

Nei luoghi dove era troppo freddo andare per campi ad accendere falò, si ricorreva all’accensione di un grosso ceppo (di quercia in genere) nel camino. Il tronco, che ardeva per tutta la lunga notte del solstizio, era considerato ‘magico’ e si credeva che le sue ceneri avessero il potere di preservare gli abitanti della casa da disgrazie o malattie; in alcuni luoghi queste venivano sparse per i campi per renderli fecondi. L’accensione del Ceppo di Natale era diffusa in tutta Europa, in particolar modo nei paesi del centronord e dell’est, dove viene ancora rispettata. Questa tradizione deriva da una bella leggenda. Si narra che, in un tempo lontano la sera della Vigilia di Natale, ogni capofamiglia, tra profumi di muschio e biancospino e ghirlande appese alle pareti, radunasse la propria famiglia intorno al camino acceso. Si sceglieva insieme il ceppo di legno più grande e maestoso e lo si metteva a bruciare nel fuoco sotto altri pezzi di legna, perché ardesse lentamente, in quanto doveva continuare a bruciare fino all’Epifania, per 12 lunghi giorni, che simboleggiavano i 12 mesi dell’anno. Il giorno dell’Epifania, poi, il capofamiglia raccoglieva i resti del ceppo, per conservarli per le loro proprietà magiche: favorire il raccolto, aumentare la fertilità di donne e animali e guarire il mal di denti. La tradizione del ceppo di Natale è stata trasformata addirittura in un dolce e gustoso dessert in Francia nel 1945: Il dolce Bûche de Noël (Tronchetto natalizio).

In questo periodo speciale la casa veniva illuminata anche da molte candele, usanza ancora molto diffusa, specialmente nel mondo anglosassone. Il concetto era sempre lo stesso: la luce del Sole manca, è a rischio di sparire, quindi si cerca di sostenerla e propiziarla, accendendo quanti più punti di illuminazione possibili. Nei paesi del nord Europa si ponevano candele anche all’interno delle finestre per illuminare le strade per i viandanti, quando non c’erano altri mezzi di illuminazione. E l’abitudine è rimasta anche al giorno d’oggi, come caratteristica decorativa di tali finestre, che non hanno copertura esterna, ma solo internamente alla casa con tende di diversa fattezza.

Altro esempio legato alla tradizione popolare e religiosa è il giorno 13 dicembre, Santa Lucia (Lucia da Siracusa, 283 – 13 dicembre 304) che, secondo fonti greche, era una ricca giovane siracusana, fidanzata con un concittadino. Durante un suo pellegrinaggio a Catania per impetrare la grazia di Sant’Agata verso la madre malata, ebbe l’apparizione della santa che le prediceva non solo la guarigione della madre ma anche il futuro martirio. Tornata a Siracusa decise di non sposare più e donò ogni suo avere ai poveri. Il fidanzato la denunciò alle autorità per il mancato assolvimento del matrimonio, ma neppure le autorità riuscirono a piegare la giovane e così la condannarono a vivere in un lupanare. Quando, però, andarono a prenderla, i soldati non riuscirono a spostarla dal punto in cui si trovava, con nessun mezzo, come se fosse roccia; fu, quindi, condannata a morte, esecuzione che avvenne il 13 dicembre. Il suo nome evoca la luce, astronomica e spirituale: messaggera di luce per lo spirito, quale testimone della sua fede, così come messaggera del nuovo Sole che nasce. Proprio per questo viene raffigurata con i simboli della luce: lampada, piattino con gli occhi, mantello sontuoso ricoperto da gemme. Nel Medioevo la sua venerazione si diffuse in tutta Italia e anche nei paesi limitrofi e, come Babbo Natale, Gesù Bambino, Befana nella notte tra il 12 e 13 dicembre porta i doni. Tale data, fino a prima del 1582, coincideva con il giorno del solstizio d’inverno (tra il 20 ed il 22 dicembre) ed è proprio a quel periodo che risalgono i proverbi: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” e “Da Santa Lucia a Natale, il giorno allunga del passo di un cane”. Il solstizio d’inverno nel vecchio calendario Giuliano cadeva il 25 dicembre e celebrava la “rinascita” del mondo. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo”, perché nell’emisfero nord della terra, nei giorni dal 22 al 24 dicembre, il Sole sembra fermarsi in cielo, cioè la durata delle ore di luce rimane la stessa. In quel periodo la sfasatura fra calendario civile e calendario solare era così rilevante che il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 dicembre, rendendo quindi questo il dì più corto dell’anno. Quando, però, nel 1582 entrò in vigore il calendario gregoriano, che correggeva gli errori accumulati nel tempo da quello giuliano, furono soppressi 10 giorni dal giovedì 4 ottobre al venerdì 15 ottobre e così la data del solstizio si spostò dal 13 al 21 dicembre nei paesi che adottarono subito il nuovo calendario; non nei paesi nordici, che lo adottarono circa duecento anni più tardi. La festa della Santa, però, rimase sempre al 13 e così anche il detto legato al dì più corto si è tramandato invariato fino ai nostri giorni, pur non rappresentando pienamente l’attinenza con la realtà.

La percezione dell’imminenza della fine, della morte del Sole e, per estensione, anche della stessa vita sulla Terra suggeriva l’idea della ‘fine del mondo’. Questo da sempre ha generato non solo preoccupazione e timore ma, per paradosso, anche l’effetto contrario: grande euforia, rottura delle regole, ribaltamento dell’ordine costituito. Se tutto sta per finire, tanto vale vivere gli ultimi momenti dandosi alla pazza gioia! Nell’antichità, in prossimità del solstizio d’inverno avevano luogo feste sfrenate, simili nelle modalità di svolgimento e nello spirito al nostro carnevale, che ne è una trasposizione, spostata nel tempo per effetto della sovrapposizione alle festività cristiane.

Nell’antica Grecia si tenevano in questo periodo le Lenee, feste in cui le sacerdotesse Menadi si davano a danze orgiastiche, che culminavano con lo smembramento del dio Bacco, che poi veniva ricomposto dalle stesse sottoforma di un neonato e ripresentato al mondo: il dio moriva per poi rinascere.  Nell’antica Roma si celebravano invece i Saturnalia, festeggiamenti in onore di Saturno, dio dell’età dell’oro, che si tenevano dal 17 al 24 dicembre. Durante questi giorni venivano scambiati doni; agli schiavi era permesso di fare ciò che volevano; i padroni si vestivano con abiti umili e si mescolavano ai servi; insomma innumerevoli rituali di rovesciamento dei ruoli, in attesa del 25 dicembre, giorno in cui si celebrava la rinascita del Sole, perché è dal 25 che si percepisce la sua inversione di rotta, insomma la nascita di un nuovo anno. Quindi è da tanto tempo che questo è un periodo di festeggiamenti: rovesciamento, carnevale, eversione in vista della fine del mondo prima del 25; allegria, entusiasmo dal 25 per la nascita del nuovo Sole, del nuovo anno. La metafora della nascita come discrimine tra un prima e un dopo che ha portato tutte le più antiche religioni e civiltà a collocare nel 25 dicembre il compleanno della principale divinità.

E così per gli antichi egizi il 25 dicembre era nato Horus, figlio di Iside e Osiride, di cui si credeva fosse la reincarnazione. Molte statuette sono state ritrovate con l’iconografia di Iside, adornata dal disco solare sul capo, che tiene in braccio e allatta Horus. I Babilonesi festeggiavano il 25 dicembre la nascita del dio Iannuz figlio della dea Ishtar, la più potente e venerata, che spesso era raffigurata mentre teneva in braccio il piccolo, dalla cui testa partivano dodici raggi di sole. Freyr figlio di Odino e Freya nel nord Europa, Zarathustra in Azerbaigian, Budda in oriente, Krishna in India. Le divinità dell’area centroamericana di epoca precolombiana, invece, trovandosi nell’emisfero australe, celebravano questa festività nel solstizio di giugno. L’iconografia, comunque, è sempre la stessa: una donna che tiene in braccio un bambino piccolo, dal cui capo proviene una luce che ricorda il sole bambino. Ma la divinità, che prima di Gesù più saldamente presidiava nella civiltà antica le celebrazioni del 25 dicembre e del solstizio d’inverno, era senza dubbio il dio Mitra, proveniente dalla Persia. Il culto di Mitra fu diffusissimo in tutto l’impero romano in cui, grazie all’imperatore Aureliano, che lo introdusse a Roma il 25 dicembre o nei giorni immediatamente prossimi ad esso, si celebrava la festa del ‘natale del sole invitto’, una celebrazione in onore di Mitra. Dio guerriero partorito da una vergine, uscito da una grotta, chiamato il salvatore, che ebbe dodici discepoli, insomma, una divinità che molto condivideva con la figura del Cristo.

Con la diffusione del cristianesimo, a un certo punto, si pose il problema del compleanno di Gesù, di cui non c’erano attestazioni precise. Inizialmente lo si pose al 6 gennaio, ancora oggi Natale per la chiesa Copta e Ortodossa. Successivamente sembrò più opportuno collocarlo al 25 dicembre, il momento più prestigioso dell’anno, il momento della rinascita del Sole; non solo per soppiantare riti pagani difficili da eradicare, ma anche per una più precisa valutazione dei testi sacri. Essendo divenuto il Natale di Gesù l’avvenimento più importante, alcune feste preesistenti, quali quella dei Morti e dei Santi, del Capodanno, del Carnevale, che si concentravano prima tutte intorno all’evento cruciale, rappresentato dal solstizio d’inverno, subirono uno slittamento in avanti o indietro sul calendario, dando origine alla cadenza cronologica che conosciamo oggi.

Una luce apparve in cielo e la Luce venne ad abitare in mezzo a noi in una grotta!

12 commenti su “SIMONETTA ERCOLI: “Il tempo della Luce. Prima del Natale, il 25 dicembre, con la nascita del nuovo Sole, si festeggiava il compleanno delle principali divinità delle antiche religioni e civiltà”

    1. Il tuo articolo è decisamente interessante per la cronologia che fai sull’interpretazione divina del solstizio d’inverno. Sono convinto che il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo sia stato inserito il 25 dicembre proprio per occupare lo spazio usato per le festività pagane dell’epoca in quanto l’unica festa ricordata dai cristiani fin dall’inizio è la Santa Pasqua e la sua ripetizione settimanale per continuare la memoria del Sacrificio di Gesù. Ho letto che sarebbe stato ritrovato in calendario con i turni delle classi sacerdotali ebraiche che metterebbe nella seconda metà di settembre quello della classe di Zaccaria, padre di San Giovanni Battista, al quale fu predetta proprio durante l’offerta dell’incenso al Tempio la nascita del figlio che quindi sarebbe nato proprio verso la fine di giugno dal Vangelo sappiamo che Nostro Signore è nato Sri mesi dopo. Ero convinto che permanenza del Natale ortodosso il nostro 6 gennaio fosse dovuta al fatto che quella Chiesa non riconosce il calendario gregoriano.
      Quanto ho scritto sul ritrovamento del calendario coi turni delle classi sacerdotali era anche riportato sul sito della Custodia di Terrasanta ma, dopo un attacco hacker subito qualche anno fa, la pagina è scomparsa; ka notizia è ancora leggibile a questo link che spero non sia menzognero: https://www.amicidomenicani.it/qual-e-la-data-in-cui-e-nato-e-quale-quella-in-cui-e-morto-gesu/

      1. La datazione della nascita di Gesù non è facile, paradossalmente per la grande quantità di documenti e ipotesi, tra i quali fare una corretta cernita. In questi giorni vorrei trovare il tempo per leggere due documenti, scritti in proposito da astronomi e archeo-astronomi, che sembrano interessanti.

  1. Grazie Simonetta! Ho letto con gusto e vivo interesse il tuo articolo. Ed ho imparato un sacco di cose che non conoscevo.
    Da noi a Bergamo si festeggia Santa Lucia e la notte tra il 12 ed il 13 dicembre è davvero la più lunga, ma perché l’impazienza di aprire i doni e vedere se si è ottenuto quanto richiesto è grande.
    A Bergamo, nel cuore di Città Bassa, si trova la Chiesa di Santa Lucia, meta, nel mese che precede la sua festa, di file interminabili di bimbi che vogliono personalmente imbucare la loro letterina nella cassetta postale della Santa, dalla quale prenderà il volo per il suo indirizzo celeste, in Via del Paradiso!!
    Da genitori è bellissimo vedere l’emozione negli occhi dei propri bimbi la mattina del 13 dicembre!
    E poi la tradizione vuole che Santa Lucia faccia trovare i giocattoli già montati e perfettamente funzionanti!. Ricordo ancora le nottate del 12 dicembre passate a preparare…mi divertivo anche.
    Scusate…mi son lasciata prendere la mano ed ho divagato…
    Grazie Simonetta!!!

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