hungarianconservative.com, 31 dicembre 2022 – L’ultimo giorno del 2022 è venuto a mancare il Papa Emerito Benedetto XVI. Un acuto teologo tedesco e difensore ortodosso della dottrina della Chiesa, aveva scioccato il mondo quando ha annunciato le sue dimissioni l’11 febbraio 2013, vivendo per quasi un decennio dietro le Mura vaticane.
Breve biografia
Alla sua elezione al Soglio di San Pietro il 19 aprile 2005, l’allora cardinale Joseph Ratzinger era uno dei soli quattro cardinali ancora in vita che erano stati elevati al Sacro Collegio da Papa Paolo VI.
Dopo aver completato gli studi filosofici e teologici nel 1951, fu ordinato sacerdote in quell’anno. Nel 1953 conseguì il dottorato in teologia con una tesi dal titolo “Popolo e Casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di sant’Agostino”.
Quattro anni dopo si abilita all’insegnamento universitario con una tesi su “La teologia della storia in san Bonaventura”. Dopo aver insegnato dogmatica e teologia fondamentale presso la Scuola Superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga, ha insegnato a Bonn, dal 1959 al 1963; a Münster dal 1963 al 1966; e a Tubinga dal 1966 al 1969.
In quest’ultimo anno ha ricoperto la cattedra di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, dove è stato anche vicepresidente dell’Università.
Dal 1962 al 1965 ha dato un notevole contributo al Vaticano II come “esperto”, essendo presente al Concilio come consultore teologico del cardinale Joseph Frings, Arcivescovo di Colonia. Il 25 marzo 1977 Paolo VI lo nominò arcivescovo di Monaco e Frisinga; fu consacrato vescovo il 28 maggio dello stesso anno. Ratzinger è stato il primo sacerdote diocesano in ottant’anni ad assumere il governo pastorale della grande Arcidiocesi bavarese.
Ci sono due suoi atti degni di nota che hanno suscitato polemiche: il suo discorso di Ratisbona nel 2006 e il suo Motu Proprio Summorum Pontificum (sull’uso della liturgia romana prima della riforma del 1970) nel 2007.
La Lectio Magistralis di Ratisbona
Nel suo famoso discorso a Ratisbona, Papa Benedetto XVI ha discusso la natura stessa della comprensione umana di una coscienza libera, la sua sete di conoscenza sia nella ragione che nella rivelazione, la sua comprensione dei limiti della volontà e la natura della sua capacità di comprendere il suo prossimo.
Il Pontefice ha sollevato la questione se, sotto le nozioni di fede e di ragione, sia morale convertire una persona contro la sua volontà mediante la violenza? Riferendosi ai musulmani che seguono ciecamente la guida dei militanti islamici, ha cercato di spiegare gli ostacoli nel trovare un terreno comune tra la società occidentale di matrice cristiana e l’islam.
Allora Benedetto, citando l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo (1391-1425), affermò:
«L’imperatore [Manuele II] doveva sapere che la sura 2, 256 recita: “Non c’è costrizione nella religione”. Secondo alcuni esperti, questa è probabilmente una delle sure del primo periodo in cui Maometto era ancora impotente e minacciato. Ma naturalmente l’imperatore conosceva anche le istruzioni, sviluppate in seguito e registrate nel Corano, riguardanti la guerra santa. Senza scendere nei dettagli, come la disparità di trattamento riservata a chi ha il “Libro” e agli “infedeli”, si rivolge al suo interlocutore con una bruschezza sorprendente, una bruschezza che troviamo inaccettabile, sulla questione centrale del rapporto tra religione e violenza in generale, dicendo: “Mostrami solo ciò che Maometto ha portato di nuovo, e lì troverai solo cose malvagie e disumane, come il suo comando di diffondere con la spada la fede che predicava”. L’imperatore, dopo essersi espresso con tanta forza, passa a spiegare dettagliatamente le ragioni per cui diffondere la fede con la violenza è qualcosa di irragionevole. La violenza è incompatibile con la natura di Dio e con la natura dell’anima».
Oscurato dalla reazione violenta e dai disordini in tutto il mondo, il discorso di Ratisbona ha cercato di identificare, come ha spiegato Robert Sokolowski, Professore di Filosofia all’Università cattolica di Washington, «una questione che è al centro sia della crisi culturale in Occidente che il conflitto tra l’Occidente e l’islam militante». Inoltre, come ha costantemente ricordato durante il suo Pontificato, Papa Benedetto XVI si è anche sforzato di sottolineare l’importanza di resuscitare il concetto di diritto naturale nella società.
Summorum Pontificum
Il Pontefice Emerito, con il controverso Motu Proprio Summorum Pontificum, criticato dagli anticonformisti, cioè da coloro che sostenevano un’applicazione fondamentale del Messale di Paolo VI che introduceva quella che sarebbe stata chiamata la messa del Novus Ordo, reintrodusse ufficialmente la celebrazione pubblica della la “Messa latina tradizionale” (nota anche come Messa tridentina). La Messa Tridentina fu codificata da Papa San Pio V nel 1571 dopo la conclusione del Concilio Ecumenico di Trento (1545-1563), e fu promulgata l’ultima volta da Papa Giovanni XXIII nel 1962.
Ciò che il Pontefice ha sostanzialmente fatto non è stato solo restituire la bellezza esteriore della sacra liturgia, richiamando alla mente gli abusi liturgici dopo il Concilio Vaticano II, ma ci ha ricordato che contrariamente ai cosiddetti esperti, la Messa tradizionale in latino non è mai stata “abrogata”, è ancora in uso e attrae sempre più giovani cattolici e non cattolici.
Purtroppo, l’eredità di Benedetto XVI è segnata dalle sue dimissioni, con molti che vorrebbero che non avesse mai abdicato al Soglio Pontificio, me compreso. Eppure è importante, nonostante le sue perplessità, ricordare, come con chiunque altro, il bene che fece durante il suo breve regno di Papa.
Don Mario Alexis Portella
Remembering Pope Benedict XVI