LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Abbracciare l’alba”

Incontrare l’alba
Con l’ingenuo sguardo della scoperta
Abbracciare
Quella luce nascente
Soffusa
Dei colori tenui della speranza
Come si fa con l’amore adolescente
Lasciarsi trascinare adagio
Dalla brezza umida del mattino
Fra gli intensi profumi della marina
Verso l’accecante bagliore del giorno
Giocare
Con emozioni sempre nuove
E perdersi
Oltre il dominio del sogno
Nel magico incanto del desiderio

E vennero a trovarci le prime luci del mattino come se fossero le prime parole di una storia d’amore.
(Emily Dickinson)

Abbracciare la luce nascente dell’alba…nel “magico incanto del desiderio” e lasciarsi trascinare adagio dalla brezza del mattino.

Foto di copertina: Giovanni Quaccia, “Alba sulla Valle d’Aosta”

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

3 commenti su “LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Abbracciare l’alba”

  1. Sempre incantevole la lettura delle tue poesie Giorgio.
    Anche in queste righe mi fai riflettere sulla frettolosa levata mattutina al buio, come mi capita di solito, che lascia poco spazio alla contemplazione del sorgere del giorno… proverò a cogliere l’attimo con maggior impegno per non perdermi questa estasi mattutina ! Grazie ??

  2. Caro Gianni,
    man mano che il tempo passa ( e da un certo punto in poi la sua corsa pare inarrestabile) ci accorgiamo tutti che anche la cosiddetta “retorica” di eventi come ad esempio l’avvento della luce mattutina siano dei doni inestimabili (talvolta purtroppo banalizzati ) la cui magica presenza e la cui miracolosa continuità alimentano la nostra speranza di un risveglio dello spirito nonchè uno stimolo per sentimenti di riconoscenza e di affettuosa reale emozione. Anche le più nascoste e le più palesi pieghe dell’architettura universale cominciano a testimoniare la grandiosità della creazione e a suscitarne ardente ammirazione nel momento della loro scoperta. E sono propio questi momenti a cementare la contemplazione di cui tu parli.
    Grazie di questa tua sensibilità che rappresenta un segno che queste mie righe , questi ritagli (sciaveri) di esistenza) si propongono di risvegliare e di attivare in tutti noi.

  3. La grande sensibilità di Emily Dickinson unita a quella di Giorgio, che ne avvolge e amplia il senso e la magia, ci danno un altissimo momento di pura contemplazione dell’avvento della luce nell’iniziare del giorno nuovo e di una nuova vita da scoprire ad ogni alba.
    Momenti magici, emozioni perenni.

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