Non appassisce il fiore dell’amore
Scorre insieme agli anni
Come vivido torrente
Sgorga improvviso da gravine nascoste
Inonda struggenti paesaggi rupestri
Siepi ispide di biancospino
Rosse drupe di alaterno
Ruvide chiome di umili perastri
Colma impetuoso l’arido letto di roccia
Fra odorosi boschi di fragni
Lecci e roverelle
Sommerge quelle candide pietre assetate di sensazioni
Sboccia furtivo come l’ultima rosa
Sorride con il sole al tramonto infuocato
Di un giorno d’inverno
E dipinge
Altero l’orizzonte del mare
Con gli audaci
Innocenti
Giovani colori della passione
L’amore non ha età perché il cuore non ha rughe.
(Anonimo)
La primavera dell’amore e i fiori del suo giardino non seguono necessariamente il corso delle stagioni …
Foto di copertina: Celestina Fortuna, “Amore senza età”
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.
Bellissima lirica questa che connota l’eterna giovinezza dell’amore,a dispetto del tempo e delle rughe solo esterne che lasciano sempre indenne il cuore.
Penso che spesso le tue liriche ,Giorgio, con qualche piccolo ritocco metrico e qualche rima ,potrebbero essere bellissime canzoni ,sgorganti dal cuore.
Questa in particolare mi ha ricordato un a bellissima canzone lirica di Fabrizio De Andre’ del 1970, intitolata
“La stagione del tuo amore”, che dice : ” La stagione del tuo amore/ non e’ piu’ la primavera/ ma nei giorni del tuo autunno/ hai la dolcezza della sera./ Se un mattino fra i capelli/ troverai un po’ di neve/ nel giardino del tuo amore/ verro’ a raccogliere il bucaneve………” ecc.
Meravigliosa quanto la tua lirica rieccheggia lo stesso tema e una profonda consapevolezza di una intima unione con la natura e con tutte le cose nel segno dell’amore e della vita eterna dei sentimenti.