LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Un’altra solitudine”

Senza legami
Sciolti dalle spire del corpo
In questa afosa
Soffocante calura
Attraverso dune di sensazioni inespresse
Si muovono
Schiere di predoni dell’anima
Passioni velate di malinconia
Aneliti ancora vivi
Chimere rimaste intatte nel tempo
Rimpianti e rimorsi
Segnano il deserto di fuoco
Un filo di vento tra le pieghe della sabbia
Sveglia il torpore dei miei occhi
Accarezza i miei sospiri
E pare abbracciare la noia di questa lunga marcia
Cerco senza meta la sorgente antica del desiderio
La limpida bramosia del ricordo
Il fascino delle tentazioni
Il profumo lieve della speranza
La traccia di ciò che resta del sogno
Intanto
Una danza leggera di aironi
Angeli alati del cielo
Grandi ombre in volo
Verso le paludi del Nord
Volano verso oasi lontane
Fiabe quasi dimenticate
Echi di grida remote

 

Ci sono momenti di solitudine che cadono all’improvviso come una maledizione, nel bel mezzo di
una giornata.
Sono i momenti in cui l’anima non vibra più.
(Alda Merini)

 

La lingua inglese ha saggiamente intuito i due aspetti contraddittori della solitudine. Così ha creato
la parola “solitude” per esprimere la scelta di essere soli (l’uomo solitario che sta bene con se
stesso). E ha creato la parola “loneliness” per esprimere una solitudine sofferta e non scelta. Nella
lingua italiana per esprimere i due concetti esiste solo la parola “solitudine”.(Fabrizio Caramagna)

 

Foto di copertina: Le tante facce della solitudine” dal web

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