STEFANIA CELENZA: “Gli invisibili del pensiero unico”

Non ho voluto mancare alla proiezione del documentario che viene distribuito, con grande successo, in tutta Italia, dal titolo, “Invisibili”. A Firenze, la sala era strapiena. Come è noto il filmato documenta le toccanti testimonianze delle persone colpite dalle reazioni avverse del vaccino anti covid. Sacrosanto documento di verità. Ho ascoltato ed osservato, con grande attenzione. I retaggi della censura di Stato, sull’argomento, sono immaginabili, ma sentirli raccontati dalla viva voce delle vittime, provoca rabbia profonda e un senso di sdegnata impotenza. Tuttavia, occorre imparare da tutto ciò, occorre guardare oltre. Solo facendo tesoro della lezione patita, le sofferenze di chi ci è passato non saranno state vane. Per questo, forti di quanto appreso, in tempo di covid, laddove il potere si è spavaldamente smascherato, possiamo ormai riconoscere i subdoli segni della dittatura del pensiero unico, presenti anche in altri insospettabili settori della nostra vita.

Gli indizi sono gli stessi. Adesso siamo avvantaggiati, perché sappiamo come e dove individuarli.

E’ quanto ho avuto modo di dedurre, guardando la pellicola del documentario. Molti testimoni intervistati hanno riferito episodi significativamente molto simili tra loro. Quando hanno cominciato ad accusare i sintomi dei vari tipi di disturbi che si sono loro manifestati, dopo la somministrazione del vaccino, rivolgendosi alle autorità sanitarie d’emegenza, ricevevano tutti lo stesso responso: nessun problema organico, trattasi solo di stato d’ansia, di depressione, di stress psicologico. In molti casi sono stati prescritti psicofarmaci. In altre parole, pur in presenza di evidenti segni clinici di patologie organiche, addirittura invalidanti, se ne è negata decisamente l’esistenza, mentre si è invocato lo stato di ansia, quale formidabile pretesto di colpevolizzazione del paziente stesso. Non hai niente, sei stressato, sei ansioso, ti stai immaginando tutto.

La mia deformazione professionale, su questo punto, mi ha fatto fare un immediato volo pindarico.

Questo sottile gioco di prestigio mentale me ne ha ricordato un altro.

 Da tanto tempo, ormai, nelle richieste di separazione legale di coniugi (in larga maggioranza avanzate dalle donne), insieme ad esose pretese economiche (travestite da assegno di mantenimento), osservo, quasi a rafforzarne la legittimità, l’immancabile denuncia penale del coniuge, per “maltrattamento”. Ebbene, aldilà di casi rarissimi di effettiva violenza familiare, l’deologia imperante (secondo me creata ad arte) della “lotta contro la violenza alle donne” ha portato, come diretta conseguenza, che le mogli, al momento della crisi coniugale, si ritengano tutte, in qualche modo, maltrattate dai mariti. Non solo. Laddove questo vero o presunto maltrattamento venga anche solo velatamente accennato, le donne hanno appreso che può fruttare loro lauti risarcimenti. Basta essere pronte ad andare tempestivamente al Pronto Soccorso a farsi “refertare” un ematoma, prima che scompaia…

Ho visto, personalmente, operatori sanitari o ospedalieri o sociali “carpire” letteramente alle donne la loro “ammissione” di essere state oggetto di violenza, da parte del coniuge: dietro l’angolo sono subito pronte ad accorrere le associazioni come Artemisia o altre, per “proteggere” le vittime. La famiglia è smembrata, è distrutta, i figli vengono improvvisamente allontanati dal padre, il legame coniugale irrimediabilmente compromesso, ma non importa. La donna, denunciando il marito, ne potrà ottenere la condanna e un non ben precisato risarcimento. Il gioco val bene la candela… Questo è un fenomeno in atto da anni, tanto che, medio tempore, si è potuta sviluppare una certa reazione sociale. Gli uomini hanno presto imparato l’antifona e si guardano bene anche solo di dare una spinta alla consorte manesca, pure nel bel mezzo della lite più furiosa.

 Ecco, allora, farsi strada una nuova forma di violenza della quale accusare il marito: il maltrattamento psicologico… Ho visto con i miei occhi condanne penali a oltre tre anni di reclusione, per questo tipo di reato. Ho visto con i miei occhi donne precipitarsi in Pronto Soccorso, in preda ad asseriti attacchi di panico, “a seguito di una riferita violenta lite con il coniuge”.

 Ecco, allora, il volo pindarico che ho fatto con il documentario Invisibili.

  • Nel caso degli effetti avversi del vaccino anti covid si misconosce deltutto il dato clinico reale e lo si sostituisce con lo stato d’ansia da attribuire allo stesso paziente.
  • Nel caso della crisi coniugale, invece, lo stato d’ansia del presunto paziente si erge a prova regina della altrui responsabilità, nella totale obbiettiva mancanza di dati clinici reali o certificabili.

Questa analisi io ho potuto farla dal mio personale osservatorio professionale, ma mi rendo conto che, invece, può sfuggire ai più. Tutti i numerosissimi presenti alla proiezione fiorentina credo che fossero pienamente d’accordo sugli eventi avversi dei vaccini. Ma, ho pensato che, magari, fra di loro, anche solo per un dato statistico, ci saranno stati senz’altro dei separati o divorziati (l’Istat valuta che in Italia, ogni giorno, ci siano oltre 250 coppie che si separano o divorziano).

Allora mi sono domandata, quanti dei plaudenti la proiezione del documentario Invisibili, tornando a casa, hanno ripreso a fare i conti con un conflitto coniugale in atto, magari radicato proprio su accuse di maltrattamento psicologico?

Lo sguardo critico è altissimo in materia vaccinale, ma non siamo in grado di riconoscre che l’inganno esiste anche su altri argomenti e che anche quello che fino a ieri ci sembrava una grande conquista di civiltà, al pari della vaccinazione, in realtà non è altro che uno specchio per le allodole.

 Sic transit glora mundi.

Signa, 30.01.2023

Stefania Celenza

2 commenti su “STEFANIA CELENZA: “Gli invisibili del pensiero unico”

  1. Non ho visto il documentario ma ho conferma da diverse persone circa il trattamento riservato a chi si rivolge ai sanitari per farsi visitare causa effetti avversi.
    Hai ragione anche sul paragone che hai fatto con riferimento alle varie accuse di maltrattamenti da parte delle donne. Il fenomeno è stato montato ad arte e ci si dimentica dei maltrattamenti subiti dagli uomini. Questo pare essere un argomento tabù: non viene nemmeno affrontato ed un giorno, discutendone in ufficio, ho avuto la percezione di quanto il cervello delle persone sia stato manipolato. Tutti che ripetevano a pappagallo il mantra che le donne sono quelle che hanno la peggio.
    Ecco: come hai detto tu questi anni ci dovrebbero aver insegnato a vedere le menzogne dove si celano, ma non tutti ci riescono. Aiutiamo noi le persone ad aprire gli occhi.
    La verità ha solo bisogno di un piccolo pertugio per iniziare a fluire.

  2. Complimenti Stefania, ottimo articolo, l’analogia/volo pindarico è molto interessante e fa riflettere. Due situazioni figlie di un clima deviato e perverso voluto dall’alto e imposto a tutto il mondo occidentale

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto