LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Pasta e fagioli”

Sono tornato al piatto di un tempo
Ho sentito un poco di quegli odori
Della casa
Ho rivisto la pentola
Il vapore fumante
Le brace del camino
Ho sentito il rumore del coperchio
Sobbalzare e tintinnare
Sulla stufa rovente
C’era intorno allora
Tutto il calore
Di quegli sguardi
Poche parole
Bastavano dei cenni
Per stare insieme
E pochi gesti rituali
A celebrare la famiglia
Adesso c’è il ristorante
Delle tovaglie bianche
Delle posate d’argento
C’è il sorriso forzato dei camerieri
C’è il piatto di pasta e fagioli
Quel che mi manca è l’emozione
Di quelle lunghe sere d’inverno
Quella luce tenue
Quei silenzi
Fuori la nebbia fitta
Dentro quel sentimento
Che ancora adesso
Vorrei fosse qui
Al posto di tutto questo chiasso
A scaldarmi l’anima

 

Foto di copertina: “Pasta e fagioli” dal web

5 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Pasta e fagioli”

  1. Grazie Gianni della tua costante attenzione nel condividere il significato del messaggio lirico e in particolare grazie della tua attiva e prospettica interpretazione. Hai la preziosa dote di vedere sempre, al di là del sipario e della teatralità delle parole, quello che tu chiami “il senso vero della vita” di cui accenni la presenza nelle tue riflessioni e relative suggestioni . E se questo è il risultato del messaggio ritengo con ciò adeguatamente raggiunto l’obiettivo che mi sono posto…

    1. Caro Giorgio, mi fa piacere entrare un po’ nei tuoi ricordi, sentimenti, nelle immagini oniriche, nel Parnaso della parola nascosta, nelle galassie dei cristalli di lacrime, nei cavalli alati che cavalchi con la metafora, epigoni del sogno e plananti sul mondo di cui raccolgono le speranze.
      A volte le immagini sono talmente belle e la parola suggestiva, che è difficile capirne il senso immediato, ammaliati dalla poesia.
      Ma quando scendi sulla terra, sui ricordi e profumi e sentimenti, sulla vita passata che solo noi ricordiamo con rimpianto, sai creare una MAGIA, una presenza reale, un calore che dimentico di questo mondo, ci riporta all’infanzia, alla gioventù, a speranze e sensazioni mai dimenticate. E quasi come una nuova creatura appena nata che ci dà calore e vita e bellezza e ci riempie il cuore che si allarga e sprofonda nella nostra terra. Ed il naufragar m’è dolce in questo mare.
      Grazie perché sei Grande nel cuore e prodigo nei sentimenti ed in questi è la tua miglior cifra.

    1. Cara Simonetta,
      ringraziandoti del tuo commento penso non ti sia sfuggita la potente metafora presente nella sintesi del ricordo. La pasta e fagioli che sembra sempre la stessa) vorrebbe significare la nostra consueta rappresentazione della realtà che cambia (non necessariamente in meglio) e finisce di cambiare pesantemente , attraverso i diversi ingredienti di cornice, anche la qualità del cibo stesso e la sua accattivante forza di attrazione.

  2. Stavolta Giorgio si è superato. Ha ritrovato i sapori antichi, i piatti della mamma o della nonna, la semplicità del vivere in famiglia con le buone cose che univano e celebravano l’amore e la fiducia nei famigliari e una aspettativa di vita almeno umana e decente.
    Piatti poveri e ricchi ma intrisi di rispetto per la terra che ci dà il meglio di sé e ci unisce nel calore semplice e sincero di un piatto di pasta e fagioli. Dispiace molto che da vecchi, la famiglia dispersa, i tempi mutati, i valori veri annichiliti e reietti, resti solo quell’umile piatto a ricordarci altre atmosfere, altre tavole piene di calore, altri sentimenti ed emozioni che ci vivificavano, vere e reali, soffuse nella nebbia e avide del vivere al meglio in armonia col tutto e con noi stessi. Ma è subito sera, ma non è la stessa, certo non basta il piatto, ma la memoria e l’onore a quello che ci ha emozionato ed unito, sì.
    Sta a noi ritrovare non tanto la malinconia, la saudade, ma una nuova prosoettiva, una famiglia di amici con cui condividere sapori e umori e un senso più vero della vita.
    Buon appetito, Giorgio!!

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