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MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Conferenza “2,5 milioni di cristiani europei schiavizzati dagli islamici” (lunedì 27 febbraio 2023, ore 20,30 – 22,30)”

La schiavitù è pienamente legittimata da Allah nel Corano, l’islam concepisce lo schiavo come un essere antropologicamente inferiore alla persona libera. I musulmani sono stati i più grandi schiavisti della Storia e Maometto è stato il più grande schiavista della sua epoca.
I musulmani si concepiscono come schiavi di Allah e tendono a sottomettere i miscredenti, i non musulmani, come schiavi dei musulmani.

Tutti i musulmani, di fronte ad Allah, vengono indicati nel Corano come «schiavi di Allah». Uno dei nomi arabi più diffusi, Abdallah, che era anche il nome del padre di Maometto, significa «schiavo di Allah». Quindi il concepirsi schiavi di Allah, che era il dio supremo del Pantheon politeista arabo della Mecca, era precedente l’islam ed è stato fatto proprio dall’islam.

Allah distingue tra gli schiavi e gli uomini liberi, sostenendo che gli schiavi sono antropologicamente diversi dagli uomini liberi, sono inequivocabilmente degli esseri inferiori. Gli schiavi sono naturalmente sottomessi agli uomini liberi, come gli uomini liberi sono naturalmente sottomessi ad Allah.
«Allah vi propone la metafora di un servo, uno schiavo senza alcun potere, e di un uomo al quale abbiamo dato risorse notevoli e delle quali, in pubblico e in privato, fa elemosine. Sono forse uguali? Lode ad Allah, ma la maggior parte di loro non lo sa.» (16, 75)
«Allah ha favorito alcuni di voi, al di sopra di altri, nelle risorse materiali. Coloro che sono stati favoriti, le divideranno forse con i loro servi, sì da renderli a loro uguali? Negherebbero a tal punto la benevolenza di Allah?». (16, 71)

Allah nel Corano ha legittimato la schiavitù delle donne:
«E chi di voi non avesse i mezzi per sposare donne credenti libere, scelga moglie tra le schiave nubili e credenti». (4, 25)
«Vi sono vietate (…) tra tutte le donne, quelle maritate, a meno che non siano vostre schiave». (4, 23-24)
«E chi di voi non avesse i mezzi per sposare donne credenti libere, scelga moglie tra le schiave nubili e credenti (…)». (4, 25)

Su questa base i terroristi dello “Stato islamico” dell’Isis avevano riesumato ufficialmente la schiavitù nel territorio che controllavano tra la Siria e l’Iraq nel 2014 e 2015. C’era un tariffario per poter comprare le bambini e le donne, principalmente yazide e cristiane. Il prezzo era in ordine decrescente a secondo dell’età: più erano piccole e più il prezzo era alto. L’età delle bambine ridotte a schiave sessuale iniziava da 9 anni, perché Maometto sposò la moglie prediletta Aisha, figliola del suo miglior amico e primo Califfo Abu Bakr, quando lei aveva appena 6 anni e consumò il matrimonio a 9 anni. Tutto avveniva in conformità alle prescrizioni di Allah e al comportamento di Maometto.

Maometto è stato il più grande schiavista della sua epoca. Nella Penisola Arabica non aveva eguali nel numero degli schiavi che possedeva. È stato il predone più attivo nell’aggredire le carovane e combattere le tribù, uccidendo gli uomini adulti, riducendo in stato di schiavitù le donne e i bambini, venduti al mercato degli schiavi come oggetto sessuale.
Nel 627 a Medina Maometto partecipò personalmente allo sgozzamento e decapitazione di circa 900 maschi adulti della tribù ebraica dei Banu Quraiza, e ridusse in stato di schiavitù le loro donne e i loro bambini.

Ottemperando a ciò che Allah prescrive nel Corano ed emulando le gesta di Maometto, che è il modello di comportamento a cui devono attenersi, i Califfi e i comandanti militari islamici che imposero e diffusero l’islam con la violenza nel Mediterraneo e in Europa, schiavizzarono milioni di cristiani e di europei, in prevalenza donne e bambini, che furono deportati e sfruttati come schiavi sessuali, adibiti a lavori pesanti o arruolati come mercenari in seno alle forze islamiche.
Mercanti arabi islamici, perpetuando una prassi presente prima dell’avvento dell’islam, perpetrarono lo stesso crimine con gli africani neri, che a milioni furono catturati, deportati, venduti e sfruttati come schiavi sia nelle Americhe sia nei territori islamizzati del Medio Oriente e dell’Asia.
Esattamente come aveva fatto Maometto, i suoi successori nelle innumerevoli e ininterrotte razzie intimavano alle popolazioni cristiane ed europee di sottomettersi all’islam. Se rifiutavano uccidevano gli uomini adulti, riducevano in stato di schiavitù le donne e i bambini caricandoli sulle navi e trasferendoli per essere venduti e sfruttati come schiavi sessuali, depredavano tutti i loro beni, devastavano e davano alle fiamme le loro città.

Secondo gli storici, nel periodo compreso tra il 1530 e il 1780 circa 1 milione e 250 mila cristiani europei bianchi furono ridotti in schiavitù dai corsari saraceni della «Costa dei Barbari», come veniva chiamata l’area che si estende dal Marocco fino all’attuale Libia. Considerando anche le razzie perpetrate dai corsari turchi, si arriva a un totale di circa 2,5 milioni di europei cristiani schiavizzati dagli islamici.
A fronte di circa 12 milioni di schiavi africani deportati nelle Americhe, si stima che furono circa 18 milioni gli africani deportati nei territori musulmani del Medio Oriente e dell’Asia.
Ecco perché, fermo restando l’approssimazione delle cifre, è sostanzialmente corretto affermare che l’ammontare degli schiavi fatti dagli islamici in Europa e in Africa è maggiore dell’ammontare degli schiavi africani deportati nelle Americhe.
In un contesto dove la responsabilità degli islamici è comunque presente anche nella cattura e deportazione degli africani nelle Americhe. Gran parte del mercato degli schiavi neri, destinati all’America, era nelle mani dei musulmani. Lo storico congolese Elikia M’bokolo in «The impact of the slave trade in Africa», scrive: «Per almeno 10 secoli la schiavitù ha portato benefici al mondo musulmano. Quattro milioni di schiavi sono passati per il Mar Rosso, altri quattro hanno transitato per i porti dell’Oceano Indiano, forse nove milioni sono quelli che hanno attraversato il deserto del Sahara. Da undici a venti milioni – dipende da chi si consulta – hanno solcato l’Atlantico».

Per secoli l’Europa e l’Africa sono state congiuntamente e simultaneamente terre di razzie islamiche per la cattura degli schiavi, al fine di sfruttarli sessualmente, nei lavori pesanti o militarmente, o per venderli nei mercati degli schiavi in Oriente.
I testi di Storia menzionano solo alcune delle razzie perpetrate dagli islamici, probabilmente quelle più sanguinose e con un più alto numero di cristiani schiavizzati. Ma in realtà l’intera Europa fu colpita pesantemente dalla violenza islamica, soprattutto le città costiere italiane, spagnole, portoghesi, francesi, inglesi, irlandesi, scozzesi, olandesi e perfino islandesi.
L’Italia fu il territorio che subì maggiormente le razzie predatorie dei corsari saraceni e turchi, a causa della sua maggiore esposizione con circa ottomila chilometri di coste al centro del Mediterraneo, situata proprio di fronte alle coste della Tunisia, della Libia e dell’Algeria da dove partiva gran parte delle navi dei predatori islamici e dove sorgevano i principali mercati di schiavi europei.
Ugualmente l’Italia, non essendo distante dalla Turchia, fu il bersaglio principale delle razzie dei corsari turchi. Dopo la caduta di Costantinopoli e la fine dell’Impero Romano d’Oriente nel 1453, i musulmani turchi ottomani rilanciarono le aggressioni armate contro l’Italia e l’Europa. Rapidamente imposero il proprio potere sia sulla sponda orientale sia su quella meridionale del Mediterraneo, poi proseguirono in Europa orientale conquistando Rodi, Belgrado, l’Ungheria fino ad arrivare alle porte di Vienna.

Nel 642 a Dvin in Armenia furono fatti prigionieri e schiavizzati 35.000 abitanti cristiani. Durante la conquista islamica della Spagna, nel 714 furono schiavizzati e deportati in Africa circa 30.000 cristiani. A Efeso nel 781 furono ridotti in schiavitù circa 7.000 cristiani bizantini. A Tessalonica nel 903 gli islamici schiavizzarono circa 22.000 abitanti. A Edessa nel 1145 furono catturati e ridotti in schiavitù circa 10.000 abitanti. A Lisbona nel 1189 gli islamici rapirono e schiavizzarono 3.000 donne e bambini. A Silves in Portogallo nel 1191 furono fatti circa 3.000 schiavi tra la popolazione. A Badajoz in Spagna nel 1195 circa 5.000 abitanti cristiani furono ridotti in schiavitù.
Nel 1544 furono deportati in Turchia 4.000 abitanti di Ischia e 9000 di Lipari. Nel 1546 fu attaccata Laigueglia, in Provincia di Savona, e catturati tutti gli abitanti, ma successivamente liberati. Nel 1549 Rapallo fu depredata, le sue chiese profanate e furono rapite più di cento fanciulle rapallesi destinate alla schiavitù. Nel 1551 i corsari assaltarono le isole maltesi e rapirono 5.000 donne e bambini come schiavi. Nel 1552 a Scauri, frazione del Comune di Minturno, furono rapiti duecento abitanti. Nel 1555 a Paola, in Provincia di Cosenza, i saraceni incendiarono la città, fecero strage tra la popolazione, deportarono donne e bambini come schiavi. Le torri che costellano le nostre coste furono erette proprio per difendersi e respingere i violenti corsari saraceni e turchi.
La vittoria navale cristiana di Lepanto del 1571 portò alla liberazione di circa 15.000 schiavi cristiani incatenati nelle galee turche. Nel 1627 i corsari saraceni arrivarono fino alle coste dell’Islanda e catturarono circa 400 abitanti costringendoli alla schiavitù.

La strage più efferata si consumò il 14 agosto 1480 quando una flotta turca di 18.000 uomini comandata da Gedik Ahmet Pascià assaltò Otranto che contava, con il circondario, circa 20.000 abitanti. Lanciò un ultimatum alla popolazione: per aver salva la vita dovevano arrendersi e convertirsi all’islam. Ma gli abitanti rifiutarono e i turchi massacrarono circa 12.000 otrantini. All’interno della Cattedrale dove si era rifugiata parte della popolazione, si consumò una terrificante carneficina. L’arcivescovo Stefano Pendinelli fu fatto a pezzi con le scimitarre. Il comandante della guarnigione Francesco Largo venne segato vivo. Ottocentotredici superstiti, dopo essersi rifiutati di ripudiare la fede cristiana, furono condotti sul Colle della Minerva e decapitati su una pietra. Sono stati dichiarati «Santi Martiri di Otranto» dalla Chiesa cattolica. Sul luogo della loro decapitazione sorge la Chiesa di Santa Maria dei Martiri. Conformemente al comportamento di Maometto, i turchi uccisero tutti i maschi adulti, di età superiore ai 15 anni. Circa 5.000 donne e bambini furono ridotti in stato di schiavitù e trasferiti in Oriente per essere venduti e sfruttati come schiavi. Solo poche famiglie otrantine sopravvissero all’aggressione turca.

Un’altra terrificante strage fu perpetrata dagli islamici a Vieste in Provincia di Foggia. Il sanguinario pirata turco Draguth Rais, al comando della flotta del Califfo Solimano, detto Il Magnifico, successore di un altro sanguinario pirata Khair-ed-Din noto come «Barbarossa», tra il 18 e il 21 luglio del 1554 decapitò circa 5.000 abitanti sulla roccia ai piedi della Cattedrale. Altre migliaia di persone furono catturate come schiavi. Si stima che Vieste perse circa 7.000 abitanti. La roccia dove avvennero le decapitazioni è stata ribattezzata «La Chianca Amara».
Per prevenire simili atrocità nel 1566 furono costruite lungo la costa Garganica le torri di difesa. Quando i torrieri dell’Adriatico avvistavano le navi dei pirati all’orizzonte, dall’alto delle torri tutte a base quadrata, urlavano: «Li turchi! Li turchi!».

I cristiani venivano fatti prigionieri, ridotti in stato di schiavitù e talvolta obbligati a combattere in seno alle forze musulmane. Il fondatore dell’Emirato di Cordova, Abd al-Rahman ibn Mu’awiya (731-788), aveva tra le sue truppe più di 40.000 schiavi non musulmani. Il fondatore della dinastia tulunide in Egitto, Ahmad ibn Tulun (835-884), aveva tra le sue truppe 40.000 schiavi neri africani e 24.000 schiavi di origine turca. I turchi ottomani diedero vita al corpo militare speciale dei Giannizzeri, formato da schiavi cristiani rapiti in gioventù e costretti a convertirsi all’islam.

I rapimenti, le deportazioni, la schiavizzazione in particolar modo delle donne e dei bambini, imposero all’Europa di reagire. È in questo contesto di atrocità quotidiane islamiche all’interno stesso dell’Europa che maturarono le Crociate, a partire dal 1095, formalmente per liberare il Sacro Sepolcro, Gerusalemme e la Terra Santa, ma di fatto per liberare la stessa Europa dalle invasioni e aggressioni islamiche al proprio interno. Così come maturarono le alleanze tra lo Stato Pontificio e le Repubbliche marinare di Genova, Pisa e Venezia per arginare e respingere l’attività violenta dei corsari musulmani. Così come maturò la «Reconquista» che nel 1492 liberò definitivamente la Spagna da circa otto secoli di dominazione islamica.

La dimensione dello schiavitù degli europei emerge anche dal fatto che quando nel 1509 gli spagnoli occuparono la città Orano in Algeria liberarono circa 15.000 schiavi cristiani. Si stima che nel 1535 gli schiavi europei cristiani presenti a Tunisi e a Tripoli erano circa 22.000. Nel 1619 ad Algeri erano presenti più di 50.000 schiavi europei. Fino al 1810 a Tunisi e Tripoli erano presenti più di 2.000 schiavi europei e ad Algeri erano 1.642. Gli ultimi italiani fatti schiavi dai pirati musulmani furono liberati nel 1830.

I corsari saraceni e turchi, emulando le gesta di Maometto, accettavano di liberare gli schiavi europei in cambio di un cospicuo riscatto. Fu così che in Europa sorsero degli ordini religiosi la cui missione era appunto di riscattare gli schiavi europei deportati dai corsari islamici. L’Ordine dei Mercedari (Ordo Beatae Mariae Virginis de Mercede), fondato a Barcellona nel 1218 da San Pietro Nolasco, riscattò circa 52 mila cristiani. L’Ordine dei Trinitari (Ordo Sanctissimae Trinitatis et de redemptione captivorum), fondato presso Parigi nel 1198 da San Giovanni de Matha, riscattò circa 90 mila schiavi europei, tra cui Miguel de Cervantes Saavedra autore del romanzo «Don Chisciotte della Mancia».

Solo dopo la fine della Prima guerra mondiale, la sconfitta dell’ultimo Califfato islamico turco-ottomano, la dominazione europea delle coste meridionali e orientali del Mediterraneo, cessò l’attività dei corsari e il fenomeno della schiavizzazione degli europei. Persino gli Stati Uniti registrarono la cattura e la riduzione in stato di schiavitù di 700 loro connazionali tra il 1785 e il 1815 nell’area che va dalla Libia al Marocco. Fu dopo il sequestro delle loro navi che gli Stati Uniti combatterono due guerre indicate come «Guerre barbaresche» di fronte alle coste libiche dal 1801 al 1805 e di fronte alle coste algerine nel 1815, per liberarsi dal tributo annuo che versavano dal 1785 per garantirsi la libera navigazione.

La schiavitù nell’islam è ufficialmente durata fino all’epoca contemporanea. L’Arabia Saudita e lo Yemen hanno ufficialmente abolito la schiavitù solo nel 1962, appena 61 fa, la Mauritania nel 1980, 43 anni fa.
Ma la cultura della schiavitù, proprio perché sancita da Allah nel Corano e praticata da Maometto, non è mai stata del tutto estirpata. L’Arabia Saudita continua ad oggi a trattare come schiavi gli stranieri provenienti da paesi poveri che vi si recano per lavorare, in particolare le donne e soprattutto le donne cristiane. A queste donne, appena mettono piede nel territorio saudita, il datore di lavoro sequestra loro il passaporto e di fatto è come se le avesse sequestrate. Sono costrette a subire ogni sorta di vessazione, da ritmi di lavoro disumani fino alle molestie sessuali. Non sono rari i casi di suicidio tra queste donne disperate, tra la povertà che le obbliga a lavorare per sopravvivere, e un trattamento che lede violentemente la loro dignità e libertà. Realtà simili si sono verificate anche in altri Stati arabi del Golfo.
In questo contesto si afferma il comportamento violento dei musulmani nei confronti delle proprie mogli e delle proprie figlie, anche da parte dei musulmani in Italia e in Europa.

Magdi Cristiano Allam
Lunedì 27 febbraio 2023

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