MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Recuperiamo cultura, prassi e consuetudine di salutare con il “buongiorno” o “buonasera” per riscattare la nostra umanità e consolidare il senso di comunità”

Cari amici buongiorno. Sono nato negli anni Cinquanta in un Paese, l’Egitto, dove alla mattina, appena svegliati a casa con i propri familiari, o all’esterno del proprio appartamento con gli inquilini dello stesso stabile, o per strada con i passanti che si incrociano, a prescindere dal fatto che li si conosca o meno, ci si rivolgeva augurando con un sorriso sincero e spirito positivo “buongiorno”.
“Buongiorno” poteva essere espresso letteralmente “sabah al-kheir”, dove “sabah” sta per “mattino” e “al-kheir” sta per “bontà” o “benessere”. Ma si poteva formulare con immagini allegoriche che sottintendono l’augurio di “bontà accresciuta” o “maggiore benessere”. Ad esempio, si poteva formulare o anche rispondere al “buongiorno”, augurando “sabah al-nur”, dove “al-nur” significa “luce”, in un contesto dove il Sole è la certezza assoluta al punto da essere idolatrato dagli antichi egizi; o “sabah al-foll”, dove “al-foll” è il “gelsomino”, il fiore e il cui profumo inaugurano la Primavera, la più bella stagione dell’anno che mitiga la durezza del caldo acceso tipico delle aree desertiche; o “sabah al-eshta”, dove “al-eshta” è la “panna” che si forma dalla bollitura del latte intero, lo strato più denso che rimane in superficie, considerato la parte più prelibata e ghiotta, che veniva tolta con il cucchiaio e gustata spalmandola sul pane anche con l’aggiunta del miele.

Augurare “buongiorno” ai familiari, inquilini e passanti comporta anche affermare e riconfermare un rapporto di fraternità, di amicizia e di comunanza che rassicura sulla condivisione di identità, valori e regole vigenti nello stesso contesto sociale. È un messaggio simile, seppur su un piano laico, a quello implicito alla stretta di mano che i fedeli fanno in chiesa quando il sacerdote rivolge l’invito «scambiatevi un segno di pace», dopo la preghiera che attesta la comunanza sul piano della fede e prima dell’eucarestia, Gesù che rivive e che accogliamo nell’ostia o nel pane consacrato, che per i cattolici e gli ortodossi è la manifestazione della fede nel Dio che si fa uomo e che si incarna in Gesù, il fulcro del cristianesimo.
Si può augurare “sabah al-kheir”, “sabah al-nur”, “sabah al-foll” o “swabah al-eshta” separatamente o anche incrociandoli. Se chi risponde, li incrocia ricorrendo a una versione diversa, suona come una accentuazione dell’augurio e dell’intrinseco messaggio di affetto e comunanza.

Fu così che quando arrivai in Italia nel 1979, inizialmente salutavo le persone per strada con il “buongiorno”. Solo raramente qualcuno rispondeva. Mi capitò di riscontrare una maggiore empatia a Bologna e a Modena, che non a Roma, forse per le radici contadine della popolazione emiliana. Ma presto capii che era opportuno non salutare le persone per strada, perché il messaggio che percepivano non era di fraternità, amicizia e comunanza, ma piuttosto di alterità, maliziosità e estraneità, quasi a voler carpire il loro interessamento per conseguire dei secondi fini, per raggirarli e arrecare loro un danno.
Ed è così che in Italia, dove un tempo ci si salutava e si condivideva una cultura familiare e comunitaria, si è degenerati sul piano civile e sociale al punto che non ci si saluta più non solo tra persone dello stesso quartiere che si incrociano per strada, ma neppure tra inquilini che condividono lo stesso stabile e, purtroppo, talvolta persino tra familiari il cui rapporto è naturalmente indissolubile perché si è uniti dal dono della vita che ciascuno di noi ha avuto.
Tutti noi abbiamo naturalmente bisogno di volere bene e di essere benvoluti. Ricordo che, ad un certo momento nella fase più cupa della criminale gestione della procurata pandemia di Covid-19, quando i burattinai del Nuovo Ordine Mondiale ci imposero il “distanziamento sociale”, al punto da vietarci di stringerci la mano, abbracciarci, baciarci e fare l’amore persino nella riservatezza della propria casa e in seno all’intimità della propria famiglia, alcuni giovani audaci improvvisarono per strada delle manifestazioni di “abbraccio gratuito” ai passanti. Chi voleva poteva avvicinarsi e riceveva un abbraccio. Questa civiltà decaduta ci ha spogliato della nostra umanità al punto che abbracciarsi è diventato un atto rivoluzionario, di ribellione a questo sistema di potere intrinsecamente disumano.

Cari amici, se vogliamo far rinascere la nostra civiltà decaduta, recuperiamo la cultura, la prassi e la consuetudine di salutare le persone che incrociamo nello stesso quartiere, gli inquilini con cui condividiamo lo stesso stabile e, soprattutto, i familiari a cui siamo uniti dalla nostra esistenza terrena. Rivolgiamo loro con sorriso sincero e spirito positivo “buongiorno” o “buonasera”. Staremo meglio e faremo stare meglio gli altri. Diffonderemo la fiducia nella nostra umanità e consolideremo la certezza nella nostra comunità.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà sulla retta via. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Martedì 28 febbraio 2023

Cari amici buongiorno. Sono nato negli anni Cinquanta in un Paese, l’Egitto, dove alla mattina, appena svegliati a casa con i propri familiari, o all’esterno del proprio appartamento con gli inquilini dello stesso stabile, o per strada con i passanti che si incrociano, a prescindere dal fatto che li si conosca o meno, ci si rivolgeva augurando con un sorriso sincero e spirito positivo “buongiorno”.
“Buongiorno” poteva essere espresso letteralmente “sabah al-kheir”, dove “sabah” sta per “mattino” e “al-kheir” sta per “bontà” o “benessere”. Ma si poteva formulare con immagini allegoriche che sottintendono l’augurio di “bontà accresciuta” o “maggiore benessere”. Ad esempio, si poteva formulare o anche rispondere al “buongiorno”, augurando “sabah al-nur”, dove “al-nur” significa “luce”, in un contesto dove il Sole è la certezza assoluta al punto da essere idolatrato dagli antichi egizi; o “sabah al-foll”, dove “al-foll” è il “gelsomino”, il fiore e il cui profumo inaugurano la Primavera, la più bella stagione dell’anno che mitiga la durezza del caldo acceso tipico delle aree desertiche; o “sabah al-eshta”, dove “al-eshta” è la “panna” che si forma dalla bollitura del latte intero, lo strato più denso che rimane in superficie, considerato la parte più prelibata e ghiotta, che veniva tolta con il cucchiaio e gustata spalmandola sul pane anche con l’aggiunta del miele.

Augurare “buongiorno” ai familiari, inquilini e passanti comporta anche affermare e riconfermare un rapporto di fraternità, di amicizia e di comunanza che rassicura sulla condivisione di identità, valori e regole vigenti nello stesso contesto sociale. È un messaggio simile, seppur su un piano laico, a quello implicito alla stretta di mano che i fedeli fanno in chiesa quando il sacerdote rivolge l’invito «scambiatevi un segno di pace», dopo la preghiera che attesta la comunanza sul piano della fede e prima dell’eucarestia, Gesù che rivive e che accogliamo nell’ostia o nel pane consacrato, che per i cattolici e gli ortodossi è la manifestazione della fede nel Dio che si fa uomo e che si incarna in Gesù, il fulcro del cristianesimo.
Si può augurare “sabah al-kheir”, “sabah al-nur”, “sabah al-foll” o “sabah al-eshta” separatamente o anche incrociandoli. Se chi risponde, li incrocia ricorrendo a una versione diversa, suona come una accentuazione dell’augurio e dell’intrinseco messaggio di affetto e comunanza.

Fu così che quando arrivai in Italia nel 1972, inizialmente salutavo le persone per strada con il “buongiorno”. Solo raramente qualcuno rispondeva. Mi capitò di riscontrare una maggiore empatia a Bologna e a Modena, che non a Roma, forse per le radici contadine della popolazione emiliana. Ma presto capii che era opportuno non salutare le persone per strada, perché il messaggio che percepivano non era di fraternità, amicizia e comunanza, ma piuttosto di alterità, maliziosità e estraneità, quasi a voler carpire il loro interessamento per conseguire dei secondi fini, per raggirarli e arrecare loro un danno.
Ed è così che in Italia, dove un tempo ci si salutava e si condivideva una cultura familiare e comunitaria, si è degenerati sul piano civile e sociale al punto che non ci si saluta più non solo tra persone dello stesso quartiere che si incrociano per strada, ma neppure tra inquilini che condividono lo stesso stabile e, purtroppo, talvolta persino tra familiari il cui rapporto è naturalmente indissolubile perché si è uniti dal dono della vita che ciascuno di noi ha avuto.
Tutti noi abbiamo naturalmente bisogno di volere bene e di essere benvoluti. Ricordo che, ad un certo momento nella fase più cupa della criminale gestione della procurata pandemia di Covid-19, quando i burattinai del Nuovo Ordine Mondiale ci imposero il “distanziamento sociale”, al punto da vietarci di stringerci la mano, abbracciarci, baciarci e fare l’amore persino nella riservatezza della propria casa e in seno all’intimità della propria famiglia, alcuni giovani audaci improvvisarono per strada delle manifestazioni di “abbraccio gratuito” ai passanti. Chi voleva poteva avvicinarsi e riceveva un abbraccio. Questa civiltà decaduta ci ha spogliato della nostra umanità al punto che abbracciarsi è diventato un atto rivoluzionario, di ribellione a questo sistema di potere intrinsecamente disumano.

Cari amici, se vogliamo far rinascere la nostra civiltà decaduta, recuperiamo la cultura, la prassi e la consuetudine di salutare le persone che incrociamo nello stesso quartiere, gli inquilini con cui condividiamo lo stesso stabile e, soprattutto, i familiari a cui siamo uniti dalla nostra esistenza terrena. Rivolgiamo loro con sorriso sincero e spirito positivo “buongiorno” o “buonasera”. Staremo meglio e faremo stare meglio gli altri. Diffonderemo la fiducia nella nostra umanità e consolideremo la certezza nella nostra comunità.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà sulla retta via. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Martedì 28 febbraio 2023

1 commento su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Recuperiamo cultura, prassi e consuetudine di salutare con il “buongiorno” o “buonasera” per riscattare la nostra umanità e consolidare il senso di comunità”

  1. Emozionante questo ricordo e quante analogie con la nostra vita passata, come quella della panna nella quale noi bambini, senza nemmeno attendere il cucchiaio, affondavamo le nostre piccole dita per portarle velocemente alla bocca, prima che arrivasse puntuale la ramanzina di una nonna qualsiasi. Sono emiliana e quando leggo dell’empatia che tu caro Magdi hai avvertito con gli abitanti di queste terre, sorrido commossa, perché è vero. Gli emiliani sono storicamente riconosciuti come persone semplici che si emozionano di fronte alla magia della natura e degli uomini. Ancora adesso se chiudo gli occhi vedo nitidi i miei ricordi di bambina nei campi, fra i papaveri rossi e le dorate spighe di grano che gridano l’estate, mentre i nostri nonni che avevano una saggezza antica, lavoravano quei campi sempre con il sorriso sul volto segnato dal sole. Loro hanno affrontato la vita sempre con spirito positivo e con tanta intraprendenza. Ed è vero sai, il saluto non mancava mai. “Permesso”, “buongiorno”, “buonasera”, “grazie per la merenda”.
    Oggi abbiamo un impellente necessità di ritornare alle origini. Il ritorno è, e deve rimanere uno dei punti focali della nostra vita. Non casualmente una delle opere più importanti della letteratura occidentale, l’Odissea è incentrata sul tema del ritorno di Ulisse. Ritorniamo quindi alle nostre radici e alla cultura delle buone maniere. Donare un sorriso per la strada, o dire ti voglio bene a qualcuno a cui teniamo fa stare immensamente bene noi e il prossimo, non costa nulla e arricchisce la nostra anima, dando un senso alla nostra esistenza. Sabah al-nur Magdi, a te e tutti gli Amici.

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