LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La tua primavera”

Cerco il segno della speranza
In questa scintilla di follia
Che mi assale
Nella luce argentata delle notti di luna
Non so quanto sia lungo questo cammino
Scosceso
Si infrangono su scogli bui
I flutti schiumosi di una sorte antica
Mi faccio strada
Affannato
Nella tempesta che abbatte le fronde del bosco
Mi incanta
Il bagliore del sole infuocato sulla campagna
Mi ammalia
L’estasi del cielo trapuntato di stelle
Mi seduce
L’arcana irreale chimera del sogno
Mi accieca
Il tormento ardente della delusione
Mi lusingano
Le stelle cadenti dell’anima
Sento l’eco di una lontana sinfonia
Mi spezzano il cuore quegli archi distesi nel tempo
Quelle note trascinate negli anni
Mi angoscia
L’aver perso la tua primavera
Il profumo di fiori mai colti
La carezza del vento
Il colore dei tuoi petali di velluto
Mi rattrista
L’ averti atteso tanto
Mi sei sfuggita
Un giorno di nebbia
Sei svanita come un desiderio
Fra quelle opache immagini
Sulla banchina
Affollata del porto

Foto di copertina: “Giambologna – Il ratto delle Sabine (1583)”

4 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La tua primavera”

  1. Grazie Giorgio!
    la bellezza e la passione per le emozioni unite all’unisono in una danza,
    una danza di ricordi, di tempi andati e di cose perdute, ma proprio per questo a volte se ne conserva la dolcezza del ricordo per continuare a colorare le stagioni successive

    1. grazie carissima di questo tuo commento e soprattutto grazie di quella danza di emozioni che riesce a dipingere un futuro di speranza serena con tutti i colori e la ricchezza cromatica del passato . È in fondo il senso della nostra esperienza spirituale …

  2. Grazie Gianni,
    come sempre il tuo commento appropriato e profondo. Forse non merito tanto ma l’idea che qualcuno come te possa essere stimolato a produrre una sua interpretazione ed una riflessione a riguardo della tematica del messaggio è il più soddisfacente dei ritorni di questa mia serie di sensazioni. Se poi dalla lettura nasce un’emozione allora il fine di questa esternazione ( che potrebbe rimanere una semplice esercitazione letteraria ) è felicemente raggiunto. Fine della comunicazione risulta essere una profonda condivisione e partecipazione che non possono che fare piacere.

  3. Bellissima lirica rivolta ad una Lei carnale nel desiderio inseguita nel sogno, rimpianta nelle somme dell’esistenza interiore.
    Una lei che è metafora della tua e nostra vita, inseguita, attesa sfuggita, rimpianta nelle nuove passioni travolgenti, rinsecchiti dall’età.
    Bellissima come quando De André cantò :
    La stagione del tuo amore
    non é più la primavera,
    ma nei giorni del tuo autunno
    hai la dolcezza della sera.
    Musica e Poesia della vita.
    Grandi.

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