associationclarifier.fr, 16 marzo 2023 – Abbiamo visto in precedenza (cfr.PFV n. 95) che l’islam – o meglio il “proto-Islam” – è emerso come uno dei primi millenarismi della storia. Fu un movimento (o insieme di movimenti) apocalittico inizialmente ancorato al sostrato ebraico e cristiano dell’Oriente del VII secolo, fondato in particolare nella speranza dell’instaurazione di un regno politico di Dio sulla terra mediante la venuta fisica e l’azione bellica del suo Messia incaricato di sradicare il male. Il ruolo così attribuito al Messia (Gesù, o coloro che affermavano di essere al suo posto) si discosta completamente dalla visione di un Gesù salvatore, fautore del superamento del male attraverso la carità e il perdono, che la fede cristiana aveva insegnato per secoli.
Certamente abbiamo potuto vedere nella storia dei cristiani passare direttamente dal Gesù della fede degli Apostoli alle speranze millenarie – è stato il caso, ad esempio, del movimento anabattista in Germania nel XVI secolo. Doveva essere così anche nel VII secolo. Ma possiamo anche considerare che il proliferare di dottrine cristiane eterodosse in Medio Oriente ha potuto preparare la strada, predicando visioni distorte del Gesù dei Vangeli – il Salvatore – a vantaggio di “pseudo-Gesù” non più salvatori attraverso loro stessi, a beneficio di sistemi che offrono un’altra forma di salvezza. Questo è particolarmente il caso dell’arianesimo, oggetto di questo “Piccola foglia verde”.
ARIANESIMO
Il nome di questa eresia, apparsa nel IV secolo, è legato al suo autore, Ario (256-336). Nato in Cirenaica, fu ordinato sacerdote ad Alessandria. Dal 315 diffuse tra i suoi parrocchiani una teoria eterodossa, ai quali insegnava che Dio, unico e ingenerato, non poteva comunicare la sua sostanza, anche al Verbo [Gesù], essendo quest’ultimo creato dalla sua volontà. Contestava così pubblicamente l’insegnamento del suo vescovo, sant’Alessandro (296-326), primate d’Egitto e di Libia, per il quale, secondo le Scritture, «il Figlio ha lo stesso rango del Padre e che ha la stessa essenza di Dio che lo ha generato». Alessandro quindi predicava sull’unità essenziale nella Trinità.
Nel 318 Alessandro convocò un consiglio diocesano; quest’ultimo scomunicò Ario e lo depose. Questa decisione, trasmessa a Papa San Silvestro che la approvò, non ottenne però l’appoggio di tutto il clero alessandrino. Nella lettera sinodale che poi Alessandro indirizzò a tutti i vescovi della cattolicità, scriveva così: «Nella nostra diocesi sono sorti uomini iniqui e ostili a Cristo, i quali insegnano un’apostasia tale da poter presumere il diritto di chiamarlo segno precursore dell’Anticristo» (P. Ephrem Boularand, L’hérésie d’Arius et la “faith” de Nicee, Letouzey & Ané, 1972, t. 1, p. 30).
Padre Boularand riassume sobriamente questa dottrina: «Ario ha eliminato da Dio il mistero della sua vita intima. Poteva dunque credere che lo stesso Dio fosse Padre e Figlio e Spirito Santo?». Ne espone poi le «principali asserzioni»: il Figlio non è eterno; è stato creato dal nulla da Dio e volontariamente; non è vero Dio, uguale e consustanziale al Padre; è imperfetto e mutevole; lo Spirito Santo non è Dio (ibid. , pp. 71-81).
L’islamologo belga Alfred Havenith lo presenta così: «Ario insegnava che Dio, unico e non generato, non poteva comunicare la sua sostanza. Tutto, tranne l’unico Dio, è creato dalla sua volontà. Anche il Verbo, dunque, è stato creato, ma prima del mondo e prima del tempo. Tuttavia, dice Ario, “c’è stato un tempo in cui il Verbo non esisteva”. Gesù dunque è una creatura intermediaria tra Dio e gli uomini. La sua filiazione non può che essere adottiva. È inferiore a Dio anche se è la più perfetta delle creature» (Gli arabi cristiani nomadi al tempo di Maometto, Centre for the History of Religions, Louvain-la-Neuve, 1988, p. 50). Ario quindi confuse «generato» e «creato», facendo di Gesù un «intermediario».
Il Corano riflette questa idea presentando Gesù da un lato come una creatura paragonabile agli altri esseri umani.
«Sì, è con Gesù come con Adamo con Dio: Dio lo ha creato dalla terra, poi gli ha detto: “Sii”, ed è». (3,59)
«Di’: “Egli, Dio è Uno! Dio! L’impenetrabile! Egli non genera; non è generato; nessuno è uguale a lui!» (112,3)
E anche il Corano presenta Gesù come dotato da Dio di poteri divini eccezionali:
«E Dio ha dato versi [o “prove evidenti”] a Gesù figlio di Maria, e lo abbiamo rafforzato con lo Spirito Santo». (2.87; cfr. anche 2.253)
«Per te io [Gesù] forma l’argilla come la figura di un uccello, poi ci soffio dentro: e, con il permesso di Dio, diventa un uccello. E guarisco il cieco e il lebbroso, e risuscito i morti, con il permesso di Dio». (3.49)
«Egli [Gesù] era solo un nostro servitore [Dio] aveva sparso benedizioni». (43,59)
Alle fonti dell’eresia
È importante tenere presente che, nella comprensione della fede cristiana, la rivelazione della divinità di Gesù scaturisce direttamente dal suo riconoscimento come salvatore: egli è la vita, in sé, da sé; dà questa vita, “vivifica” (in aramaico, le parole “vita” e “vivificare” sono usate per significare “salvezza” e “salvare”). Egli libera dalla morsa del male, anche della stessa morte, mediante il dono di questa nuova vita (da qui le nozioni di salvezza nel senso di “aiuto”, di liberazione da questa morsa, di redenzione). Quello che solo Dio può fare. Di qui la conclusione dei primi cristiani e di coloro che sperimentano questa salvezza: Gesù è Dio, la presenza divina è in lui.
Da questo punto di vista fondamentale, l’eresia ariana equivaleva dunque a negare che Gesù è salvatore da solo, in se stesso. Ha fatto di Gesù un uomo semplice che Dio avrebbe innalzato al di sopra degli altri affidandogli certi poteri divini, costituendolo come un intermediario. Identificarsi allora con Gesù equivaleva così a sottrarsi alla comune condizione umana per diventare se stessi un superuomo, a immagine, per esempio, dell’imperatore romano vedremo in seguito che si tratta di una versione “arianizzata” della fede cristiana acquisita dall’Imperatore Costantino I.
Più in generale, l’arianesimo porta così molto direttamente alla costituzione di società piramidali, i cui capi potranno rivendicare al loro potere una forma di divinità, o almeno un legame particolare con la divinità. Possiamo così capire meglio perché per due secoli tutti si sono cimentati con queste domande e perché sono cruciali e non solo accademiche.
Varie influenze sembrano aver portato Ario a negare l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Per sant’Atanasio, successore di Alessandro nel 328 e autore di due trattati contro gli ariani , « la filosofia platonica, di cui [Ario] si nutriva, non gli permetteva di abbassare Dio a questo livello di inferiorità, in una misurabile umanità, mutevole e materiale. La sua intenzione era quella di salvaguardare la monarchia divina, motivo per cui, ai suoi occhi, solo il Padre può essere Dio dall’eternità» (coll. Sources chretiennes, Cerf, 2019, t. 1, p. 31). Ne trae questa osservazione: «Per la prima volta nella Chiesa si nega esplicitamente la divinità di Cristo, seconda persona della Trinità, e [l’imperatore]Costantino vede tra Ario e Alessandro solo “una lite su punti futili e assolutamente senza importanza”.» (Trattato contro gli ariani , op. cit ., t. 1, p. 33).
Negando così la natura salvifica, la divinità e l’eternità di Cristo, l’arianesimo riconosceva dunque in lui solo una filiazione divina di tipo adottivo. Possiamo vedere un legame con l’eresia adozionista promosso nel II secolo da Teodoro di Bisanzio. Attaccato a un monoteismo radicale, quest’ultimo sosteneva che questa adozione fosse il risultato del battesimo di Gesù nel Giordano da parte di Giovanni Battista. Questa dottrina fu condannata in un Concilio tenuto ad Antiochia nel 268.
L’eresia ariana assumeva così la forma di un rigido monoteismo, cioè di un Dio della solitudine, che equivaleva a rifiutare il mistero della Trinità ma anche quello dell’Incarnazione. Ma tale è la posizione del Corano.
«Quelli che dicono: “Dio è, in verità, il Messia, figlio di Maria”, sono empi». (5.17)
«Sia lode a Dio che ha fatto scendere il Libro [il Corano] sul suo servo [Maometto] […] per ammonire coloro che dicono: “Dio si è dato un figlio!” […] Dicono solo una bugia» (18.4-5)
«Non è conveniente che Dio si dia un figlio». (19.35)
«Dio non si è dato un figlio; non c’è divinità accanto a lui, altrimenti ogni divinità attribuirebbe a sé ciò che ha creato». (23.91)
«Dì: “Sono solo un mortale come te. Mi è stato rivelato solo che il tuo Dio è un solo Dio. Vai dritto da lui e chiedigli perdono!» (41.6)
«Di’: “Se il Misericordioso avesse un figlio, sarei il primo ad adorarlo». (43,81)
Tutto ciò ha portato lo storico britannico Hilaire Belloc a considerare l’arianesimo come una forma di unitarismo, «la dottrina che Dio è uno solo e medesimo spirito». In questo caso, riguardo a Cristo, si tratta di «una sorta di Unitarismo, che identifica in ultima analisi la sua persona con quella di un profeta; un profeta certamente ispirato ma niente di più». Questo autore sottolinea che «gli Unitari rimproverano ai Cattolici di non essere strettamente monoteisti, e perciò li accusano di idolatria». (Les grandes hérésies, Artège, 2022, p. 67)
Secondo Havenith, questa dottrina corrisponde più precisamente alla enoteismo (il fatto di associare al Dio creatore uno o più altri dèi) e non può essere confuso con il politeismo, proprio del paganesimo (op. cit ., p. 21). Questa infatti è una delle principali lamentele che il Corano rivolge ai cristiani accusati di professare una forma di «associazionismo» («shirk», in arabo).
«Dio non perdona che gli vengano dati degli associati, mentre perdona a chi compie peccati meno gravi di questo». (4.48).
«Dio proibisce il Paradiso a chi attribuisce associati a Dio. La sua casa sarà il fuoco. Non ci sono difensori per gli ingiusti. Sì, quelli che dicono: “Dio è davvero il terzo di tre” sono empi. C’è un solo Dio. Se non rinunciano a ciò che dicono, una terribile punizione colpirà quelli di loro che non sono credenti.» (5,72-73)
«Incuteremo paura nei cuori dei miscredenti perché hanno associato a Dio ciò a cui non è stato concesso alcun potere. La loro casa sarà il Fuoco. Che terribile dimora per gli empi!» (3.151)
Il Concilio di Nicea
Nel 325 l’imperatore Costantino convocò il primo concilio ecumenico della storia della Chiesa. Si tenne a Nicea, vicino a Costantinopoli, alla presenza di legati pontifici e di circa 300 vescovi, tra cui un numero significativo di orientali. Ario e la sua dottrina furono formalmente condannati lì. Fu allora che fu introdotta nel Credo la nozione della «consustanzialità» del Padre e del Figlio. Adottata sotto l’impulso decisivo del diacono Atanasio, poi futuro patriarca di Alessandria, è la seguente: «Gesù è veramente il Figlio di Dio. Egli è un essere solo con Lui e con lo Spirito Santo, essendo ciascuna delle tre Persone divine Dio».
I fondamenti del dogma della Trinità così chiariti e definiti (Cf. Ephrem Boularand, L’eresia di Ario e la “fede” di Nicea, Letouezy & Ané, 1972, t. 1, p. 25) saranno ardentemente difesi da san Ilario di Poitiers (315-367) e da alcuni santi orientali (Basilio di Cesarea, suo fratello Grégoire de Nysse e il loro amico Grégoire de Naziance) che condensarono la dottrina in questa formula: «Una sola Essenza, tre Persone». (Yves Chiron, Histoire Consigli, Perrin, 2011, p.21)
La diffusione dell’eresia, mettendo seriamente a repentaglio il fondamento stesso della fede cristiana e l’unità della Chiesa, non cessò per questo. L’arianesimo stava guadagnando sempre più seguaci, che attaccavano i loro vescovi. Del resto, « gli ariani cercavano appoggi anche tra i pagani e tra gli ebrei, troppo felici di vedere questi dissapori confermare l’opinione empia che avevano di Cristo», sottolinea padre Boularand. (op. cit ., t. 1, p. 31)
Finalmente bandito, Ario si stabilì in Palestina dove fu ben accolto da Eusebio, vescovo di Cesarea, ricevendo poi l’appoggio esplicito di altri prelati orientali, che gli permisero di tornare ad Alessandria (ibid., p. 31-37), mentre la sua dottrina si stava diffondendo nell’ambiente orientale. Poi, beneficiò della riabilitazione pronunciata da Costantino che affermava di agire in nome della pace religiosa. Ma un’altra motivazione potrebbe giustificare questa concessione anti-trinitaria, e cioè l’arianesimo come «modello teologico del potere di uno» (Christian Gouyaud, Joseph Ratzinger – Benedetto XVI e il ministero petrino, Artège, 2020, p. 55).
Per aver rifiutato la decisione dell’imperatore di riammettere Ario nella comunione ecclesiale, sant’Atanasio fu esiliato a Treviri (Gallia). Si noti che furono Eusebio di Cesarea ed Eusebio di Nicomedia a introdurre Costantino I alla fede cristiana, e che fu il secondo, vescovo apertamente ariano, a battezzarlo sul letto di morte nel 337.
L’aggravarsi della situazione, specie in Oriente, dove anche la divinità dello Spirito Santo era negata nonostante la condanna pronunciata da Atanasio, si rese necessario che un altro concilio, riunitosi a Costantinopoli nel 381, riaffermasse la vera dottrina cristiana. (Cfr. Y. Chiron, op. cit. , p. 22-27).
Arianesimo e islam
Vediamo quanto il pensiero ariano abbia potuto così preparare le coscienze all’accoglienza dell’islam, in particolare nella sua visione del cristianesimo, che egli considera «una forma di associazionismo e un’alterazione dell’unicità divina». È così che «per preservare l’assoluta trascendenza di Dio, la dottrina islamica nega ogni idea di incarnazione» (Michel Younès, Approcci cristiani all’islam, Cerf, 2020, p. 37).
L’islam ha anche particolarmente sviluppato l’idea che Dio avrebbe scelto alcuni uomini per farlo agire come intermediari tra Lui e il resto dell’umanità. A cominciare da Gesù, come abbiamo visto, e anche, in particolare, dalla figura tradizionale del profeta dell’islam. Ma ciò riguarda anche i leader musulmani: la tradizione islamica attribuisce a Omar Ibn el-Kattab, presentato come il secondo califfo, il titolo di al-faruq, «separatore” [del bene e del male], e quindi “redentore”, titolo messianico in uso nella Cristianesimo siriaco (cfr. Patricia Crone, Hagarism , Cambridge University Press, 1977, p. 5). I suoi successori porteranno i titoli congiunti di «Servo di Dio» e di “Comandante dei fedeli”, cioè intermediari tra Dio e gli uomini. E fino al titolo di califfo, inizialmente portato sotto forma di califfato Allah, vale a dire “califfo di Dio”, “luogotenente di Dio” sulla terra, il che segna tanto questo ruolo di intermediario che avrebbero dovuto svolgere i capi dell’islam – e per estensione i loro fiduciari, i musulmani (cfr. Patricia Crone, Califfo di Dio , Cambridge University Press, 1986).
Ai nostri giorni, Arius continua a godere di grande credibilità in alcuni circoli islamisti, in particolare tra i Fratelli Musulmani, fondati in Egitto nel 1928. Così, Sayyed Qutb (1906-1966), uno degli ideologi più influenti di questa confraternita attiva in tutto il mondo, ha dedicato a questo tema lunghi passaggi, in particolare nel suo libro “All’ombra del Corano”, finemente analizzato dall’islamologo Olivier Carré, professore alla Sorbona. Qutb accusa la Chiesa, durante il Concilio di Nicea, di aver prodotto una dottrina «fondamentalmente non monoteista “imponendo” il dogma della filiazione divina eterna del “Verbo”», e di aver «perseguitato i cristiani Unitari, seguaci di Ario». Sulla base di questo ragionamento, conclude che «l’Islam ha soltanto restaurato l’arianesimo disprezzato» (Le Coran des islamistes , Cerf, 2004-2021, p. 124).
Qutb ne trae anche questa eloquente affermazione: «Arius è il più valido rappresentante del cristianesimo» (citato da A. Havenith, op. cit ., p. 50). Per questo, «non c’è più alcun dubbio per Qutb che l’islam, e in particolare l’islam delle origini, sia il messaggio che unirà l’umanità e completerà la profezia divina», osserva il giornalista Michaël Prazan (Muslim Brotherhood Inquiry into the ultima ideologia totalitaria, Grasset, 2014, p.97).
È quindi del tutto naturale attraverso l’influenza delle dottrine ariane che gli autori cristiani hanno cercato di spiegare la comparsa dell’islam. Come san Giovanni Damasceno, padre e dottore della Chiesa († 749), contemporaneo agli inizi della storia musulmana, che ad essa lega l’islam (Scritti sull’Islam , Cerf, 1992, p. 211). Abbiamo visto, però, quanto fondamentale sia stata la sua dimensione millenaria, “nazarena”. Torneremo su questo nel prossimo “Piccola foglia verde”.
Annie Laurent
Studiosa dell’islam, Delegata Generale di “Clarifier”
PFV n°96 : les hérésies chrétiennes dans le Coran (2/3) – l’arianisme