LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Il suono triste”

Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
(Gesù di Nazaret, Vangelo secondo Matteo)

L’ho sentito da lontano
Accompagnare i miei passi
Fra la gente del meriggio metropolitano
Pareva
Un tenero lamento
Note distese sul marciapiedi
Ad insinuarsi nella distonia delle immagini
Calpestate da passanti frettolosi
Era il canto lento
Di una fisarmonica
Quasi il sospiro di una zampogna
E sotto quel cappello a tese larghe
Uno sguardo
Un sorriso nascosto
Qualche moneta fa sgusciare
Il magro tintinnio della compassione
Un soffermarsi discreto
Ad aprire una finestra
E ascoltare
Per un attimo
Nel chiasso prevalente d’intorno
Il suono triste della vita
*
I poveri amano l’elemosina dei ragazzi,
perché non li umilia, e perché i ragazzi,
che han bisogno di tutti, somigliano a loro…
L’elemosina d’un uomo è un atto di carità;
ma quella d’un fanciullo è insieme un atto
di carità e una carezza: capisci? È come se
dalla tua mano cadessero insieme un soldo e un fiore.
(Edmondo De Amicis)

Foto di copertina: Moreno Brandi, “Il suono triste della vita”

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