SILVANA DE MARI: “Chi troppo vuole nulla stringe”

Il movimento di liberazione della donna, non deve essere confuso con il movimento di emancipazione, che è stato un onesto movimento che ha chiesto, e ottenuto, i diritti civili, voto e accesso a facoltà e professioni, nel momento in cui sono diventati tecnicamente possibili. Prima delle grandi invenzioni tecnologiche non era tecnicamente possibile che una donna potesse fare altro se non guardare la sua casa e i suoi figli. Sorvolando sul particolare che guardarsi i propri bambini, vedere la loro intelligenza sbocciare, è infinitamente più divertente che fare l’amministratore delegato, perché i bambini, il marito e la donna stessa restassero vivi, erano necessarie infinite ore di lavoro per preparare il cibo, per preparare le conserve così che in inverno ci fosse un po’ della ricchezza dell’estate, per tessere, cucire e soprattutto lavare i vestiti e la biancheria dei letti, per evitare di essere poi mangiati vivi dai pidocchi, che sono sgradevoli e trasmettono il tifo petecchiale. C’era una divisione dei compiti totale: le donne si occupavano di tutto all’interno della casa, il occupavano di tutto all’esterno. Questo ha creato una società antropologicamente vincente che ha superato catastrofi antropologiche come il crollo dell’impero romano , l’arrivo dei saraceni, la peste del 1300. Il movimento di liberazione femminile è un’invenzione di odio, annegato nell’astio, basato su una struttura di paranoia selettiva. L’odio non è globale, riguarda solo i maschi bianchi cristiani. Il movimento di liberazione femminile è stato il maggiore componente della cultura woke nata nel ’68, quello che più di tutti ha destabilizzato la civiltà occidentale cristiana. Peccato che la civiltà occidentale cristiana fosse l’unica che, grazie alla presenza della Madonna, ha dato alla donna tutta la sua dignità. Una volta abbattuta la civiltà cristiana, la sua influenza a favore delle donne ha perso mordente. Nell’India che tanto piaceva ai Beatles e a tutta l’infinita masnada di snob spirituali con il guru come status symbol, si è ricominciato a bruciare le vedove. In teoria è vietato, ma qualche volta scappa, non in maniera ufficiale, certo, ma un sari può prendere fuoco, soprattutto se gli è stato buttato sopra del kerosene.  Bruciano anche le nuore se non è stata pagata la dote: le donne hanno sari di nailon, che bruciano bene, e tutti in casa hanno i fornellini. Sono circa 5000 le donne indiane che tutti gli anni bruciano vive perché i loro sari prendono accidentalmente fuoco dopo essere stati casualmente intrisi di kerosene.  Molte donne vendono il proprio ventre in gravidanze per altri per mettersi al sicuro , se il loro padre non ha pagato la dote.  Da quando il 68 in generale e il movimento femminista in particolare hanno ridicolizzato e immiserito l’occidente cristiano, la lapidazione dell’adultera e la poligamia, negli anni ’50 limitate all’Arabia Saudita, si sono diffuse. Sono 54 le nazioni islamiche che nel 1990 hanno firmato al Cairo il trattato sulla Libertà Dell’uomo Islamico Di Seguire La Umma, il che vuol dire che 54 paesi è stata affermata la Sharia  come legge dello Stato, nel cortese silenzio assenso dell’ONU, e nell’indifferenza totale delle femministe locali.  La distruzione della donna e La donna a una dimensione sono due saggi, rispettivamente di Fiorella Nash e di Alessandra Nucci che preconizzano quello che sta succedendo. Il movimento di liberazione femminile ha distrutto le donne. Ha devirilizzato violentemente i maschi occidentali. La civiltà cristiana occidentale è rimasta senza virilità, e ha quindi perso la capacità virile di difendere il territorio, risponde ai massacri scrivendo con i gessetti colorati e ascoltsndo l’orrida canzonetta Imagine. Le donne hanno guadagnato il diritto al vittimismo e alla deresponsabilizzazione assoluta, il diritto di vita e di morte sul bimbo che pportano, con la società che deve stare al guinzaglio del loro volere. Guai a chi si oppone. Jane Fonda latra che gli antiabostisti devono essere uccisi, le giulive fanciulle di Non una di meno, molto carine col vestito rosso e cuffietta bianca in omaggio a un delirante racconto distopico, vogliono che gli obiettori di coscienza siano cacciati a calci dagli ospedali. Le donne sono state distrutte. Hanno il diritto di abortire, ma non quello di avere un figlio, se non sono in grado di mantenersi di mantenerlo. Hanno perso lo sport, battute picchiate da uomini che si sono svegliati al mattino e, con il loro corpo da uomo, con il loro scheletro da uomo, con i loro muscoli da uomo, si sono sentiti donna. Persino il loro nome, la parola donne, da domine, signore, regine, è vietata. Sul bizzarro quotidiano la Stampa, con eroico sprezzo del ridicolo  le donne sono chiamate individui assegnati al femminile la nascita. Sia le donne che gli uomini hanno perso il diritto di fare quello che hanno voglia di fare. Gli uomini vengono espressamente rimproverati se aiutano le donne nel lavoro di casa, cioè se si limitano ad aiutare, facendo il minimo indispensabile, facendo senza entusiasmo. Chi fa questi rimproveri non calcola mai la dopamina e l’ossitocina. I nostri cervelli sono enormemente diversi. Il nostro prova piacere, un piacere basato sulla emissione di sostanze quali dopamina e ossitocina con qualsiasi cosa che abbia a che fare con la casa. Quando apparecchio provo un enorme piacere a toccare i miei piatti e i miei bicchieri. Tutte le mattine le 10 un amico di mio marito viene a prendere il caffè con lui. Provo un piacere estremo a preparare le due tazzine in maniera carine simmetrica sul vassoio. Se non ci sono, le prepara mio marito. È evidente che in grado di farlo, ma è altrettanto evidente che non gliene importa niente, non fabbrica dopamina, spesso usa tazzine e piattini spaiati tra di loro. In compenso questi due uomini fabbricano entrambi dopamina quando si tratta di aggiustare qualcosa. Anche io so usare un cacciavite, ma non mi ci diverto. Quando sul tavolo su cui stanno prendendo il caffè poso qualcosa da riparare, giuro, si illuminano i loro occhi. Mio marito spacca la legna e accende la stufa. Anche io sono capace di accendere la stufa, ma non mi ci diverto. Lui si diverte. Fino a dieci anni fa ero in grado di cambiare la gomma della macchina. Lo odiavo con tutta l’anima. Avessi potuto scegliere se cambiare la gomma o fare due ore di lavoro in più in ospedale, avrei scelto l’ospedale. Spesso si fermava un uomo e mi aiutava. Lo faceva per generosità, certo, per cavalleria, ma anche perché scaricava dopamina. Da dieci anni non sono più in grado di cambiare le gomme, non ho più abbastanza forza per svitare i bulloni. Tutta la mia gratitudine a tutti gli uomini che mi hanno cambiato la gomma. Non mi è mai successo che si fermasse una donna. Non potremmo continuare tutti a fare quello per cui siamo più predisposti? Il femminismo odia il cristianesimo, e ama follemente l’islam. Le giulive fanciulle di Non una di meno chiedono in vezzosi cartelli che i migranti vengano a salvarle. Chiedete e vi sarà dato. Alla fine si ottiene quello per cui ci si batte. Lo stupro di Colonia è stato solo l’inizio di quello che sarà la nuova norma in Europa. Nei licei si riserva una stanza agli studenti islamici perché possano curare durante il Ramadan. Tra poche decine di anni la comunità europea sarà una repubblica islamica. Risale al 1974, ne parla la scrittrice Bet Ya or nel libro Eurabia, l’impegno ufficiale della comunità europea di realizzare l’islamizzazione dell’Europa mediante immigrazione massiva e modificazione delle linee culturali.

Il movimento di liberazione femminile otterrà lo chador.

Chi troppo vuole nulla stringe

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