STEFANIA CELENZA: “L’altra filosofia del nascere”

Sembra che tutto vada storto.
Non si crede più nel progetto famiglia, non si fanno più figli, il tasso di natalità è
pari a zero, l’aborto volontario è la prima causa di morte nel mondo, si cancellano le
differenze sessuali ed i giovani non sanno più confrontarsi con sè stessi. Il mondo è
disperato, le relazioni umane sono sempre più impregnate di rancore e di odio.
Dopo la Famiglia, adesso è la Vita ad essere sotto attacco.
Eppure.
L’analisi realistica, e non scontata, dei fatti non induce alla perdita della speranza.
Proviamo ad indagare, andando oltre il dato della propaganda ufficiale.
Quello che si registra ictu oculi è un’aggressione frontale alla famiglia, sia dal punto
di vista culturale, che politico, che giuridico.

Ad un certo punto della storia è sembrato che l’emancipazione femminista avesse
creato un baratro fra l’uomo e la donna, li avesse posti su di un piano di irreversibile
ostilità. E dalla inimicizia non può nascere la vita.
La donna esce, da questo contesto, disorientata, confusa e smarrita. Voglio
aggiugere sola. Ha voluto dimostrare la sua autonomia, la sua capacità, i suoi valori
e, talvolta, la sua superiorità rispetto all’uomo, ha rivendicato la sua libertà ed i suoi
diritti. Ci è riuscita, ma ha lasciato il gelo intorno a se’.
I figli sradicati, la famiglia smembrata, le abitudini stravolte, la casa vuota.
Il dolore per la mancanza di tutto ciò, secondo me, si sta facendo sentire.
In un modo trasversale, inaspettato, imprevisto, ma si sta facendo sentire.
E’ evidente che l’uomo, come essere umano, sia ancestralmente portato alla
procreazione, al desiderio dell’accudimento di un cucciolo e dell’allevamento di un
figlio, come il prolungamento di se’. E’ un istinto atavico, insopprimibile.
A mio avviso, questo richiamo primordiale alla genitorialità oggi lo stanno
preservando gli uomini, in un momento storico, in cui le donne si sono perse.
Ho sempre osservato il grande e potente legame che hanno i padri, nei confronti dei
figli, aldilà di quello, dato troppo per scontato, delle madri. L’uomo si percepisce
padre, molto più tardi, rispetto alla donna che, per ovvi motivi fisici, biologici ed
ormonali, è legata da subito al figlio. Tuttavia il ritardo è presto compensato con
una cosapevolezza ed una gratificazione di paternità molto sentita, anche se sovente
viene espressa in maniera sbagliata e addirittura maldestra.
Io credo che, principalmente, oggi, la famiglia manchi sopratutto agli uomini.
Non è escluso che il fenomeno della omosessualità, aumentato in modo così
esponenziale, non a caso in corrispondenza con la crisi della famiglia tradizionale,
sia la conseguenza proprio di quella crisi. Quasi che fosse l’esito della ricerca di una
alternativa. Un altro tipo di famiglia, come ama dire la comunità LGBTQ.

Se c’è amore, c’è famiglia, qualsiasi forma abbia. Appare evidente il bisogno di
amore, il bisogno di protezione, il bisogno di stare insieme. Il bisogno di famiglia.
Secondo questa lettura, allora, non è un paradosso che a fronte del fallimento
dell’istituto del Matrimonio, si sia rivendicato il diritto alle Unioni Civili
Omosessuali. In questa ottica si spega, ancora, come, a fronte di donne che non
fanno più figli e che ricorrono all’aborto volontario con grande indifferenza, ci siano
coppie gay disposte a tutto pur di avere un figlio.
Sia beninteso che sto solo cercando di dare una spiegazione logica e razionale a
queste realtà contemporanee, che non condivido certo e che continuo a
disapprovare fortemente.
Per fare questo tipo di raginamento, infatti, occorre trascurare ogni tipo di
ostentazione, di prepotenza e di abuso che le comunità omosessuali, ormai deltutto
politicizzate, stanno facendo su questi temi. Dobbiamo trascendere da una tale
deriva ideologica e demagogica ed osservare il fenomeno da un punto di vista
puramente filosofico e sociologico.
In realtà, si sta ricercando la vita. Questa smania, da parte di omosessuali, di vedere
legittimate le loro unioni, agli occhi della società, questa ossessione di volersi
considerare famiglia, questo accanimento nella ricerca di un figlio, cos’altro
nasconde se non la malcelata voglia di tornare alle tradizioni? Di tornare al passato,
al focolare domestico, ai valori e agli affetti delle famiglie di un tempo? Non è forse
questa una reazione, rabbiosa e grossolana, alla mancanza di amore?
Le rivoluzioni sessuali e sociali della fine del secolo scorso hanno raso al suolo
quelle costruzioni solide e antiche che avevano sorretto intere generazioni e secoli di
storia. I ruderi che ne sono rimasti hanno lasciato un vuoto angosciante.
Per questo, penso che la attuale controrivoluzione omosessuale costituisca,
probabilmente, una certa forma di ricostruzione, di recupero proprio di quei valori
che sono stati dissacrati, la famiglia e la filiazione.

Perciò è possibile valutare il desiderio di un figlio ad ogni costo, come una reazione,
un cambio di rotta verso un nuovo apprezzamento della vita.
E’ un nuova filosofia, un nuovo modo di pensare la nascita, ma pur sempre di
ricercarla e di valorizzarla. E’ l’altra filosofia del nascere.
Certo la strada intrapresa è grandemente sbagliata e provocatoria, l’atteggiamento
ostentato è arrogante e, a tratti, ammantato di stupidità, ma è possibile scorgere in
tutto questo qualcosa di buono. E’ possibile intravedere i segni di una presa di
coscienza verso la priorità e l’importanza della vita e della procreazione.
Il mio, allora, è un monito a tutte noi donne, grandi assenti (se non incosapevoli
agitatrici) di queste vicende.
Lasciamo perdere le quote rosa, cosa ci importa di avere un reato a noi dedicato
(femminicidio, invece che omicidio), desistiamo dal forzare il lessico al femminile e
riprendiamoci il nostro insostituibile compito naturale, il nostro ruolo antico, di
madri e di mogli, riappropriamoci della nostra femminilità, che non ha bisogno di
entrare in competizione con niente e con nessuno.
La famiglia, quella fondata sul matrimonio, rimane il desiderio di ogni persona.
Noi donne possiamo essere le protagoniste assolute di una nuova rivoluzione.
Possiamo diventare le artefici della ricostruzione della famiglia naturale, fondata
sulla nuova alleanza fra l’uomo e la donna.
In un mondo che muore non è impossibile ravvivare la fiammella e sarà
sorprendente scoprire come la famiglia possa tornare a rappresentare un mondo
che nasce.
Firenze, 31.03.2023

Stefania Celenza

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