MAGDI CRISTIANO ALLAM: “L’Italia muore con meno madri e più donne-lavoratrici”

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.
Sempre più coppie si separano, sempre più figli crescono sregolatamente, o più esplicitamente da maleducati. Sembra essere chiaro e inequivocabile il nesso di causa ed effetto, che porta ad attribuire ai genitori la responsabilità del comportamento arbitrario dei figli.
Di fatto sia le separazioni dei coniugi sia le devianze dei figli ci sono sempre state. Già Platone, 2400 anni fa, nella sua opera “La Repubblica”, nel rappresentare il quadro della fine della democrazia, denunciava «quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi da rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità»; un contesto «in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri».
Essendo soggettiva la responsabilità dei genitori nei confronti dei figli, conferendo a ciascuna vicenda familiare una propria specificità, che ci porta a ritenere che sarebbe sbagliato generalizzare i casi singoli e specifici, come si spiega il fatto che le separazioni dei genitori e le devianze dei figli sono diventate un fenomeno di massa, addirittura maggioritario in seno alla nostra popolazione?
Cos’è cambiato nei 2400 anni che ci separano dalla denuncia di Platone?
Cominciamo dai figli, per prendere atto che da sempre gli adolescenti sono naturalmente ribelli nei confronti dei genitori, in una delicata fase dello sviluppo psico-fisico in cui scoprono la propria autonomia esistenziale.
Passiamo al padre, riscontrando che il padre ha sempre lavorato fuori casa, ha sempre rappresentato la principale fonte di sostentamento della famiglia, da cacciatore, contadino o lavoratore in senso lato.
Resta la madre ed è qui che si coglie una discontinuità rispetto al passato, con la crescente trasformazione della madre dedita totalmente ai figli, alla famiglia e alla casa, in una madre pressoché totalmente impegnata in una attività fuori casa, sempre più immedesimata nella carriera professionale. La conseguenza è che sempre meno donne scelgono di diventare madri, o lo diventano per la prima volta tardivamente quando hanno circa 35 anni. Il figlio viene affidato alle educatrici professionali degli asili nido, ai cartoni animati in televisione, ai giochi e alle applicazioni di svago virtuali sui cellulari e, i più fortunati, agli istruttori sportivi.
Fermo restando che, trattandosi di un fenomeno di massa, la responsabilità delle devianze dei figli non può essere circoscritta alla famiglia ma coinvolge necessariamente l’insieme della società, a partire dalla scuola, ebbene è fondamentale puntare i riflettori sulle conseguenze del venir meno della figura della madre dedita ai propri figli, e della crescita delle donne che lavorano fuori casa. La verità è che l’Italia muore con meno madri e più donne-lavoratrici.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 10 maggio 2023

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