È stato un messaggio forte, l’altro giorno, vedere insieme e sentire uniti in tema di natalità il presidente del consiglio e leader dei conservatori europei Giorgia Meloni a fianco di Papa Francesco nel ruolo di Santo Padre. Un messaggio forte su un tema insolito ma decisivo, la natalità e il suo contrario, la denatalità; la maternità e il suo contrario, l’utero in affitto; la famiglia e il suo rovescio, l’egoismo individualista. Un messaggio forte anche perché giungeva dalla concordanza di due leader, rappresentanti di due istituzioni, due mondi e valori diversi: la Chiesa e lo Stato, la religione e la politica. E in particolare, un papa considerato “progressista e umanitario” insieme a una leader “patriota e conservatrice”. Nell’incontro nessuno perdeva il suo tratto e il suo ruolo specifico, anzi l’unione rafforzava i rispettivi ambiti e messaggi. Il Papa era davvero Santo Padre parlando di nascite, figli, madri e famiglie da proteggere, senza peraltro cancellare il suo tema dell’accoglienza. E il/la Premier esprimeva valori e interessi conservatori nel parlare di quei temi, senza peraltro dimenticare l’amor patrio. L’unica riserva che abbiamo è sulla capacità di passare poi dal parlare all’agire.
Su molti temi civili ci sentiamo più vicini alla visione della Meloni rispetto a Francesco. In tema di guerra in Ucraina, invece, siamo più sulle posizioni del Papa che su quelle del governo. Ma è importante che vi sia concordia sulla priorità della famiglia. E’ la miglior risposta a quel che succede ogni giorno: campagne arcobaleno per dare figli alle coppie omosessuali, celebrazioni in pompa magna e in alta uniforme di matrimoni gay, traduzione simultanea, con conseguente scomunica, di ogni denuncia dello spopolamento italiano come una forma di razzismo e di suprematismo bianco.
A sintetizzare tutti questi temi mi è giunta da un amico la foto di una bambola nera e trans, con gli organi genitali maschili in un corpo femminile. In una sola trovata ideologica, morfologica e commerciale la sintesi maligna del nostro tempo: la cancellazione della maternità e della differenza sessuale, la retorica della negritudine, della fluidità e della transessualità, la premessa metaforica e anatomica per la denatalità o per la maternità surrogata e la compravendita dei figli come bamboline commissionate a una madre sfruttata; e poi la campagna di disorientamento della prima infanzia, offrendo modelli che smentiscono la realtà, la natura, la propria anatomia per inseguire il modello metamorfico, bisessuale. Col sottinteso che il futuro, come la bambola, non sarà più di bambine e bambini, di madri e di figli, di bianchi e di neri, ma solo di neri trans polisessuali, infibulati con la schwa.
E’ confortante vedere finalmente, lasciatemelo dire, il Pontefice della Chiesa cattolica e il capo dei conservatori europei uscire dalla loro veste quotidiana assorbita dal presente e sporgersi insieme sul futuro, preoccuparsi della famiglia e della natalità.
E senza nulla togliere all’affetto e alla premura che molti hanno per gli animali, ha ragione il papa a ricordare loro che i bambini vengono prima dei cani, i legami umani prima di quelli zoologici; è un richiamo alla realtà, alla nostra natura e alla gerarchia degli esseri e dei beni. Già, c’è pure il tema della sostituzione zoologica; senza dimenticare che ci sono tante famiglie in cui il cane o il gatto si affiancano ai figli e non li sostituiscono; e ci sono singoli o coppie che adottano cani e gatti perché non possono avere figli o perché sono rimasti soli in vecchiaia. Ma ci sono le esagerazioni, i feticismi e fanatismi animalisti, l’umanizzazione delle bestie.
Ma il vero problema che accompagna tutte queste mutazioni di valori e priorità, in tema di sesso, infanzia, specie, popoli e natalità è che ogni caso viene estrapolato dal contesto; vengono visti e accolti come fatti particolari, storie intime, private, che hanno valore singolo, ciascun per sé. Perché negare a quel bambino il diritto di sentirsi bambina, perché negare a quell’uomo, in divisa, il diritto di esibire la propria omosessualità, perché negare a quella coppia gay di comprarsi un figlio per procura; perché prendersela con una bambolina di colore e hybrid, perché criticare chi preferisce il cagnolino a un bambino? Ogni fatto a sé, in sé, è un piccolo dettaglio, perfino tenero e innocente, concerne la vita di un single o del suo partner. E se li vediamo ciascuno a sé, non succede niente. Il problema è la somma dei desideri, l’effetto complessivo di tante piccole storie a sé, il venir meno, pezzo dopo pezzo, di una società, di un mondo, di un rapporto con la vita, con la natura, con la storia.
Ci sono voluti secoli, generazioni, esperienze di vita e di morte, legami comunitari, tradizioni, usi, costumi per formare una civiltà. Ma basta poco per scioglierla nell’acido del nostro tempo egoista. Basta il grido Io Voglio, ripetuto in più casi, per distruggere il Noi siamo: bastano i singoli desideri separati dai diritti, dai doveri e dai legami, per sfasciare in breve tempo una civiltà. Ha ragione il Papa a denunciare la sostituzione del diritto comunitario, il diritto delle famiglie, col solo diritto individuale, legato ai desideri egoistici e alla volontà di potenza.
Ci volle tempo, fatica, sforzo collettivo, ingegno di costruttori, ideatori e architetti per edificare un tempio, e anche ispirazione religiosa, amor di fede e fedeltà; basta un Erostrato per incendiarlo in una notte. Distruggere è più facile che costruire, ma anche più veloce. E non te ne rendi conto, tanto è in fretta e d’impulso. Per questo, ogni tentativo di rimettere il mondo in piedi o di rimettere al mondo la vita, va visto come un onesto, grandioso, necessario progetto d’amore e di salvaguardia della civiltà in pericolo, a partire dal suo ambito più tenero e ristretto, il più indifeso: la famiglia e la sua punta più avanzata e inerme, il nascituro.
La Verità – 14 maggio 2023