MEZZ’ORA CULTURALE: “«Siccità e alluvioni sono due facce della stessa medaglia». Prime ammissioni delle responsabilità di chi ha trascurato la manutenzione dei fiumi e consentito l’eccessiva cementificazione del territorio”

Cari amici buongiorno. Oggi alle ore 17, alla Diretta “Mezz’ora culturale”, ci confronteremo sulle prime ammissioni della responsabilità delle autorità che hanno trascurato la manutenzione dei fiumi e consentito l’eccessiva cementificazione del territorio.
Cominciamo con un dato tecnico. Il climatologo Carlo Cacciamani, direttore di ItaliaMeteo, ha precisato a “la Repubblica” che «tra il 1 e il 3 del mese in Romagna sono scesi 230-240 millimetri di pioggia. In un anno ne cadono in media 750 a Ferrara e 1.200 sull’Appennino. Ieri ne sono arrivati quasi altri cento. Sono valori che registravamo ogni 3 o 4 decenni».
Francesca Giordano, ricercatrice dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ha detto all’Agenzia Agi: «Dare la colpa solo al cambiamento climatico è un modo per non volerci prendere la responsabilità di quanto sta accadendo. Questi fenomeni derivano da una combinazione di eventi. Il cambiamento climatico amplifica le conseguenze dei dissesti di un territorio molto fragile. Senza dimenticare gli errori legati a una gestione non attenta del territorio stesso a partire dalla insufficiente manutenzione dei corsi d’acqua fino all’eccessivo consumo di suolo».
Per la Giordano «siccità e alluvioni sono due facce della stessa medaglia che non si annullano a vicenda, anzi, sono un moltiplicatore del rischio quindi devono essere affrontate con un approccio comune: ridurre il danno da una parte, nel caso di bombe d’acqua e immagazzinare la risorsa idrica, attraverso la creazione di nuovi invasi, per poi utilizzarla quando serve».
Precisa che l’evento «eccezionale» si svuota di significato visto che le forti precipitazioni degli ultimi due giorni sono gemelle (più aggressive) di quanto avvenuto sempre in Romagna lo scorso 2 e 3 maggio: «Sono eventi fuori dalle serie storiche che dobbiamo abituarci a non definire più ‘eccezionali’ e quindi non possiamo nasconderci dietro un dito»
«Senza il cambiamento climatico questi eventi si sarebbero ripetuti ogni 50, 100 anni. Invece ora sono più frequenti. Ma derivano da problemi pregressi come ad esempio una gestione del territorio non sempre oculata».
Sul banco degli imputati, secondo l’esperta c’è l’eccessiva cementificazione: «L’Emilia Romagna è una delle una delle regioni in Italia in cui sono più alti i valori di consumo di suolo anche nei territori a livello alto di pericolosità idraulica. Si costruisce ancora in zona pericolose andando a esporre le popolazioni a un rischio. Ci sono edifici, forse condonati nel tempo, che si trovano a essere a ridosso degli argini dei fiumi. L’impermeabilizzazione del suolo rende il territorio meno in grado di assorbire l’acqua».
Queste le soluzioni proposte: «Occorre aumentare le casse di espansione per contenere le piene dei fiumi, e rafforzare gli argini dei corsi d’acqua. Anche la comunicazione ha un ruolo fondamentale soprattutto rivolta alle persone fragili in modo da ridurre la loro esposizione ai rischi. È necessario fermare il consumo di suolo che determina l’impermeabilizzazione del suolo e occorre recuperare una risorsa preziosa come l’acqua con il sistema degli invasi. Oggi in Italia ne raccogliamo una percentuale bassissima ma questo non ce lo possiamo permettere».

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Magdi Cristiano Allam
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Giovedì 18 maggio 2023

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