Quale sarà la prossima novità della politica italiana, da che parte arriverà? Abortita precocemente e rovinosamente la novità Elly Schlein, sclerotizzate e imbolsite le leadership degli altri partiti, di maggioranza e di opposizione, tutto ruota intorno alla Meloni e a Mattarella. Non s’intravedono gravidanze politiche, mutamenti, nuove apparizioni. Non ci sono nozze politiche, cioè alleanze all’orizzonte e faticano a consumarsi perfino i divorzi, come quello tra Calenda e Renzi, condannati a vivere more uxorio sotto lo stesso, esile tetto. Anche a destra è impensabile, dai malumori che pur serpeggiano per un governo troppo in continuità con gli assetti preesistenti, che venga fuori un antiMeloni. E’ tutto fermo. Nello stallo si trascina la leadership di Conte nei 5 Stelle, tra sconfitte e malumori; ma di stallo, a onor del vero, si dovrebbe parlare anche a proposito della Lega o di Forza Italia dopo Berlusconi. Il resto sono spiccioli e frattaglie, ma nessun presentimento di cambiamento.
L’unica cosa che può accadere in questo contesto vischioso è la scivolata: un errore, un incidente politico, una caduta di chi governa, come vorrebbero i numerosi tirapiedi. O altra ipotesi, l’ammutinamento in qualche partito d’opposizione, a partire dal Pd, attraversato da malesseri e mal di pancia; potrebbe ingrossare la richiesta di sostituire la leader scelta in primarie suicide da un popolo ibrido, non dai dem.
Se non fosse condannato in cella d’isolamento, all’un per cento, uno contro cento, forse l’unica novità potrebbe venire da Matteo Renzi. E’ ancora troppo giovane, troppo inquieto e troppo ambizioso per considerare conclusa la sua carriera e restare a vita l’ex premier e l’ex leader, all’età di soli 48 anni. Si aggira famelico tra le rovine del centro e della sinistra, ulula minaccioso davanti alla tenda di Forza Italia, dopo i tristi eventi, è l’unico leader mobile e fluttuante. Giocherà la sua partita sull’effetto Schlein a sinistra e sul dopo-Berlusconi al centro, cercando di trarre consensi e vantaggi da ambo le situazioni.
Nella roulette della politica dove si fermerà la pallina Renzi? Se mi permettete un’illazione, vi dico: vedrete, Renzi finirà sul versante destro. Giocando una partita speculare, a ruoli invertiti, rispetto a quella che ha giocato a sinistra. Trainò la sinistra verso il centro; domani, vedrete, sarà il centro della destra. E fa niente che il suo, più che centrismo è ego-centrismo, in questo erede di Berlusconi (senza l’empatia berlusconiana). Stavolta sarà un egocentrismo pendente verso destra? Perché ciò avvenga è però necessario che il governo Meloni subisca una forte turbolenza, per fattori esterni o interni; insomma abbia bisogno di supporti, rimpiazzi e riequilibri. Renzi potrà essere allora la sponda e il soccorso. Altri spazi di agibilità politica non ne ha. Magari sarà alleato oggi e nemico domani, nel tentativo di succhiare e drenare consensi ed ereditarne la guida. Ma l’unico suo spazio di agibilità è lì, ai confini di Melonopoli.
Con la sinistra i ponti sono saltati, con i contegrillini manco a parlarne; con entrambi c’è ormai una repulsione reciproca, un’incompatibilità irreversibile. L’unica terra vergine per lui è la sponda centrista della destra. Prima o poi approderà, e non è da escludere che la riforma del premierato, lanciata da lui e dalla Meloni, che ha via via abbandonato il presidenzialismo per lavorare a questa seconda ipotesi, alla fine sarà la prova generale, se non il test d’ingresso, in quell’area di maggioranza.
Considero Renzi il più leader dei politici presenti, e non solo per capacità di manovra e abilità di sgambetto. Eccellente comunicatore, spregiudicato condottiero, abilissimo tessitore di trame e inganni, Renzi ha anche un’attitudine al comando e una capacità di ramificazione e proliferazione in tema di nomine, occupazione e pedine che gli altri non hanno. Fa ridere la Schlein al suo paragone, non sa niente e parla tanto, per nascondere la sua ignoranza e la sua inesperienza; fa la radicale perché non sa fare politica, le mancano i fondamentali. L’unica che non teme il confronto con Renzi è proprio la Meloni, ma non perché sia simile, semmai perché sa fare un altro gioco, forte di un largo consenso e di una posizione con forte rendita politica che rispecchia una vasta area d’opinione del Paese. E contrariamente alle previsioni, la Meloni ha pure mostrato di sapersi muovere con accortezza anzi con destrezza, sia sulla scena nazionale che su quella internazionale; finora non ha fatto gaffe e scivoloni, le cose che di lei sono inaccettabili, in politica estera e non solo, sono deliberate, perfino ostentate, non sono cadute o scivoloni tattici. Gli altri sono poca roba, o roba vecchia, comunque non reggono il paragone. E altri non si intravedono, attualmente non ha rivali. Renzi è il più accorto e malaccorto dei politici, il più furbo, forse il più cattivo, ma pure il più sveglio, il più duttile, il più capace e strategicamente attivo. E’ però entrato in un personaggio, in un ruolo e in una situazione di stallo da cui non riesce ad uscire, che lo rendono il più impopolare dei leader, il più detestato e il meno votato. Non si fa volere bene, Matteo. Ma sono in tanti a riconoscergli intelligenza politica, anche se negli ultimi anni è stata rivolta soprattutto a far saltare i governi, fino a meritare la fama, come già scrissi tempo fa, di Jep Gambardella della Politica, il protagonista della Grande Bellezza che aveva il potere di far fallire le feste. Il gioco è aperto, anche alle sorprese.
(Panorama n.25)