Indubbiamente negli ultimi 50 anni il progresso ha fatto passi da gigante.
Tutti coloro, me compresa, che hanno vissuto questa corsa affannosa e senza limiti in tutti i campi della scienza e della tecnologia, si sentono quasi inadeguati nel rapportarsi a questo nuovo stile di vita e e nello stesso tempo mi domando:
«Ma come facevamo prima?»
È vero abbiamo tante comodità che non esistevano, ma “a quale prezzo”?
Adesso capisco, che durante la mia infanzia quel poco che avevo bastava a riempire il mio cuore. Ricordo la sera tassativamente si andava a letto dopo “Carosello”, e, prima di addormentarsi mamma diceva le preghiere con me: «L’angelo custode, l’eterno riposo», e poi, un bacio dicendo, «Che Dio ti benedica».
La mattina la casa profumava di latte e di ciambellone. Si andava a scuola a piedi con qualche compagno di classe, e all’uscita c’era sempre mamma e a casa un pranzo semplice ma che sapeva d’amore.
Poi facevamo i compiti, la merenda con pane e olio ma insieme agli amici.
La domenica ci si riuniva con i parenti, i “grandi” chiacchieravano, e i “piccoli” giocavano.
I genitori erano genitori, non “amici”. Se sbagliavamo c’era la punizione, se filavamo dritti ci gratificavano. Ci abituavano alle gioie ma anche ai dolori per rafforzare il nostro carattere.
Non avevamo i cellulari per stare sempre connessi, ma avevamo il tempo: il tempo di stare insieme, di parlare guardandoci negli occhi, di andare a trovare la nonna, e quando la nonna ci lasciava ci faceva bene piangere di quel dolore.
Oggi nessuno potrebbe fare a meno del cellulare, ma ogni tanto rallentiamo la corsa, guardandoci intorno e riappropriandoci della nostra vita, ma soprattutto del nostro tempo da dedicare a noi e agli altri.
Stefania Faraoni
Proprio così! Io e i miei figli che adesso hanno 36 e 38 anni abbiamo avuto il piacere di vivere quanto scritto da Stefania ?? tempi diversi, valori diversi, i miei figli adesso che sono genitori mi ringraziano per esserci stata e per aver dato loro questa educazione ! La mia mamma faceva ogni domenica tavolate di 20 persone tra amici figli generi e nuore , era festa… era la festa della domenica dove la convivialità era l’ospite principale, dove bambini e adulti crescevano insieme in armonia di famiglie riunite per amore e con amore !
Condivido tutto quello che hai scritto Stefania!
Tutto questo progresso in realtà ci sta imprigionando: una prigione fintamente dorata fatta di vari canali ad accesso “gratuito”, internet, social… e poi? Siamo sempre connessi ma sempre da soli.
Ho avuto le tue stesse esperienze e la mia infanzia l’ho passata a casa dei nonni materni poiché entrambi i miei genitori lavoravano ma ricordo esattamente le stesse cose: merenda con pane burro e zucchero (qui al nord l’olio si usava poco..), il profumo del pranzo preparato dalla nonna che mi accoglieva già a qualche decina di metri di distanza arrivando a casa dei nonni, il tempo per giocare … ora vedo bambini sempre più “spenti”.
Anch’io mi sono fatta travolgere da tutto questo “progresso” per un po’, e poi ho capito che mi toglieva la vita. A mio modo mi sono vendicata: utilizzo il “progresso” solo per quello che mi può essere utile per il lavoro professionale e per il lavoro domestico. Per il resto posso fare a meno di tutto e preferisco ancora starmene seduta a leggere o a creare con il mio hobby preferito, che è l’uncinetto oppure farmi delle belle passeggiate.
Sopra ho messo la parola “gratuite” tra virgolette perché quando una cosa che ti viene offerta da questi sistemi è gratuita significa che il prezzo sei tu. E quando ho capito questo ho imparato a farne a meno.
Rallentare ci permette anche di gustare quanto ci è attorno: un bel paesaggio riempie gli occhi ma anche l’anima.
Allora direi di seguire il consiglio di Stefania: rallentiamo un pochetto che ci farà solo bene!!