LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Maschere”

Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico.
(Erasmo da Rotterdam)

Non era un teatro greco
Nobile arena fra i templi del passato
Nemmeno il palcoscenico improvvisato
Di un’oscura compagnia di provincia
Secoli di storia
In qualche quadro di malinconia
Smorfie di tutti i giorni
Sorrisi strappati all’indifferenza
Sguardi nascosti come desideri
Eravamo noi
A passare ad uno ad uno
Sotto i riflettori
Davanti a quella strana tribuna
Esistenze intere ridotte all’apparizione
E alla corsa di un momento
Poche parole
Impresse nel copione
Qualche gesto d’intesa
Come fossero amici
Invece era solo un modo per cambiare il personale di turno
Un sospiro di nostalgia
Una pausa di falsa solidarietà
Un sorriso forzato
Un flebile lamento
Poi piano la fine dell’atto
Per lasciar posto
A tutta quella folla di
Maschere meste
Altri frammenti di passione
Briciole d’anima
Fra merci di recupero
Stese sul banco di un mercato rionale
In attesa inerte di essere svendute
A prezzi di saldo
Facce di cartapesta
Burattini animati
Comparse inquiete allineate sulla scena
Per una nuova narrazione
Stesse enfatiche parole
Della volta precedente
Gonfie di vuoto spirituale
Stessa vecchia
Roboante retorica
Stessi figuranti
Umili e ignari complici
Dietro le quinte
Un canto mesto
Accompagnava
Nell’aria afosa dell’estate metropolitana
Come fosse brezza
Maschere diverse
Con le rughe del tempo
Disegnate sul viso
Alcune voci recitanti
Stonate al punto giusto
Vestite degli stracci
E dei colori bizzarri della vita
*
In ogni situazione ciascuno assume un contegno e un atteggiamento esterno per sembrare come vuole che lo si creda. Perciò si può dire che il mondo è composto soltanto da maschere.
(François De La Rochefoucauld)

Foto di copertina: “Maschere” dal web

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto