MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Le croci sui monti sono la nostra anima”

Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Vi auguro di cuore di stare tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati sereni, fortificati e determinati.

Ci sono 372 croci in vetta sulle Alpi, più di settanta sugli Appennini. Alcune sono lì da secoli, alcune sono gigantesche.
Giovedì 22 giugno Marco Albino Ferrari, da otto mesi direttore editoriale delle testate del Cai (Club alpino italiano, la più antica associazione di appassionati della montagna), in un convegno all’Università Cattolica di Milano ha detto: «È anacronistico l’innalzamento di nuove croci». Perché «la croce non rappresenta più una prospettiva comune, bensì una visione parziale».
Questa è la frase integrale: «La società attuale si può ancora rispecchiare nel simbolo della croce? Ha ancora senso innalzarne di nuove? Probabilmente la risposta è no. Innanzitutto perché l’Italia si sta rapidamente convertendo in uno Stato a trazione laica, territori montani compresi. Pertanto la croce non rappresenta più una prospettiva comune, bensì una visione parziale». Perciò, «se da un lato sono inappropriate le campagne di rimozione, perché porterebbero alla cancellazione di una traccia del nostro percorso culturale», dall’altro si rivela «anacronistico l’innalzamento di nuove croci e, più in generale, di ingombranti simboli sulle cime alpine: sarebbe forse più pertinente intendere le vette come un territorio neutro, capace di avvicinare culture magari distanti, ma dotate di uguale dignità».

Il Governo di centrodestra è insorto.
«Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio», ha dichiarato il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, dai cui finanziamenti dipende il Cai.
«Dovrete passare sul mio corpo per togliere un solo crocifisso da una vetta alpina», ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha twittato: «Esiste un minimo comune denominatore che lega l’Europa ed è il cristianesimo. Difendiamo i nostri valori, le nostre radici».

Cari amici, la questione non è da considerarsi risolta con l’assicurazione del Presidente del Cai, Albino Montani: «Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci in vetta in alcuna sede, tantomeno prendendo una posizione ufficiale».
La questione vera è che la maggioranza degli italiani condivide le tesi di Marco Albino Ferrari, «la croce rappresenta una visione parziale», «è anacronistico l’innalzamento di nuove croci», perché «l’Italia è uno Stato a trazione laica», bisogna «intendere le vette come un territorio neutro, capace di avvicinare culture magari distanti, ma dotate di uguale dignità».
La verità è che la maggioranza degli italiani non solo è scristianizzata, non crede più in alcun dio, non pratica più la fede cristiana, ma coltiva un pregiudizio nei confronti del cristianesimo, concependolo come nemico della laicità dello Stato.
Immagino che le reazioni di tutta la sinistra, forse anche di una parte della Chiesa, siano favorevoli alla tesi secondo cui è opportuno non installare nuove croci sulle cime delle montagne, perché si offenderebbe la sensibilità di chi non è cristiano o di chi non crede in alcun dio. Il passaggio successivo sarà inevitabilmente la rimozione di tutte le croci perché «anacronistiche», «offensive», «oscurantiste».
Prendiamo atto che la civiltà non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa, è una civiltà decaduta perché rinnega se stessa, odia se stessa, infierisce contro se stessa, è inesorabilmente votata al suicidio.
Noi ci mobilitiamo per salvaguardare la nostra anima, per testimoniare i valori e le idee che sostanziano la certezza e l’orgoglio di chi siamo sul piano della fede, delle nostre radici, identità, tradizione, valori e regole. Una comunità che disconosce il proprio passato, è una comunità che brancola nel buio e che non avrà alcun futuro.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 26 giugno 2023

1 commento su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Le croci sui monti sono la nostra anima”

  1. Ieri, mentre ero in viaggio, ho appreso di questa presa di posizione del presidente del CAI. Ne sono rimasta basita.
    Al sig. Ferrari ed a tutti quelli che ne condividono l’opinione, voglio porre una sola domanda: cosa vi infastidisce così tanto della Croce tanto da rendercene intollerabile la vista?
    La Croce non è solo il simbolo dei Cristiani: rappresenta le nostre radici e la nostra cultura. Personalmente in tutta questa voglia di cambiamento ci leggo una ferma volontà di eliminare il Cristianesimo con il pretesto, fintamente buono, dell’universalità e dell’integrazione.
    Ovviamente Bergoglio, campione del sincretismo religioso, tace su affermazioni gravissime come queste.
    Come disse Chesterton, gli uomini che non credono in Dio finiscono per credere a qualsiasi cosa. E esattamente questo che sta accadendo alle persone: credono a qualsiasi baggianata venga loro detta dal santone di turno.
    Infine ho come l’impressione che l’espressione di Ferrari sia una sorta di finestra di overton per saggiare se i tempi sono maturi per compiere un altro passo verso l’annientamento del cristianesimo.
    Non è cancellando le nostre origini che progredire
    Ricordiamo la battaglia di Ponte Milvio nel 312 D.C. e teniamo scolpite nella mente le parole “in hoc signo vinces” accanto alla Croce.

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