LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Era Novembre”

Il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno a
noi.
(Thomas Stearns Eliot)


Mentre ricordo il torpore della campagna
Come fosse ancora sotto i miei occhi stupiti
Mi inonda il profumo degli alberi
A guardia dei prati lucenti
Ho dimenticato il sordo fragore dell’alluvione
La furia dei gorghi
Il risucchio delle chiatte
L’ultima fragile difesa degli argini
Ho perduto i lamenti dei vecchi
Stanchi di scrutare la piena e
L’avanzata impietosa del fango
Risuona in mente
Fra cantilene di preghiera
Il pianto dirotto di una bimba
Spaventata dalle grida scomposte della fuga
Rivedo i piloni del ponte
Sopraffatti dalla corrente
Gli occhi dei renaioli
Umidi
A guardare oltre l’ansa di levante
Palpita dentro di me ancora
Il dolore cupo dei contadini schierati inermi
Sul fronte del vecchio fiume
E quella paura bambina che mi assaliva la notte
Mi ritorna in mente improvviso un bagliore di
fuoco
Colorato ed intenso
La gioia di quella sera indimenticabile
Il respiro greve di risacca del gigante sconfitto
L’euforia della lenta resa delle acque
Limacciose e violente
Qualche raro
Forzato sorriso
Tanta malinconica speranza
Rintoccano ancora le campane della parrocchia
A celebrare il ritorno alla vita
La fuga dall’angoscia insistente
Il forte desiderio d’oblio
Poi rivedo la città di oggi
Indifferente
Opulenta e sorniona
E quel lungo serpente d’acqua
Scorrere lento
Verso il lontano azzurro del mare

Foto di copertina: La piena del PO del 1951 dal web


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